Prologo

7 2 0
                                    


L'America.
Un gran bel posto che offre un milione di svariate possibilità ogni ora.
Un luogo che ti permette, la maggior parte delle volte, di coltivare i tuoi sogni fino a farli germogliare in una soffice realtà.
Un luogo colmo di divertimento e di gioventù.
È il sogno di ogni giovane, poter raggiungere l'America e stabilirsi, magari per lavorare come regista o come attore, come cantante o come modello. Come contraddire queste brillanti giovani menti, è davvero un posto bellissimo. O quasi per tutti.

Di certo, non lo era affatto, per Harry.
Non gli piaceva l'idea di raggiungere il grande continente con la consapevolezza che ci sarebbe rimasto per chissà quanto tempo.
A Liverpool aveva tutti i suoi amici, i suoi posti segreti, le sue passioni ed il suo grande amore: il dolce ed ingenuo Matthew.

Conobbe Matthew alla competizione regionale di tennis di due anni prima.
L'avversario grondava di sudore, le piccole goccioline scivolavano sulla sua fronte depositandosi poi sulla maglietta bianca con il logo della società sportiva.
Mancava uno scambio. Un solo scambio e, se Harry fosse riuscito a non sbagliare, il sogno della vittoria sarebbe diventato realtà.
Quella competizione regionale aveva la carriera di Harry in pugno. Il giovane doveva vincere o la sua carriera non avrebbe mai preso il volo.
L'avversario prese la pallina e, con maestria ed eleganza che gli andava riconosciuta, fece la battuta. Harry seguì con gli occhi la traiettoria della pallina e, assottigliando gli occhi per concentrarsi maggiormente, la colpì con un perfetto volée che la fece atterrare pochi metri più in là dal corpo dell'altro ragazzo.

La folla sugli spalti si alzò in piedi, applaudendo con foga per il vincitore. Urlavano delle congratulazioni e dei complimenti ed Harry, anche se dopo qualche secondo che gli ci volle per realizzare ciò che era appena successo, aprì le labbra in un ampio sorriso, sentendo una potente scarica di gioia ed energia che gli attraversava il petto.
Urlò come un bambino alla vista del regalo tanto atteso per Natale e, quando il presidente della società gli consegnò il trofeo, Harry lo alzò in aria, anche se con leggero sforzo per via del suo peso.

Una bellissima coppa dorata era tra le sue mani e non poteva davvero crederci, non ci riusciva, sembrava tutto così surreale ai suoi occhi, così magico e troppo bello per essere vero.

Ringraziava educatamente i membri dei tennis club che lo andavano a salutare, ansiosi di stringere la mano al nuovo campione. Firmava qualche maglietta e qualche pezzo di carta sgualcito, tenuto in mano fin troppo tempo.

Si tolse la fascetta di spugna fradicia che gli teneva indietro i capelli e la legò al polso con due giri. Scosse la testa e alcune goccioline ribelli volarono qua e là. Una piccola bambina gli si avvicinò, porgendogli una pallina da tennis rovinata, vecchia, spellata.
Harry in un primo momento aggrottò le sopracciglia ma poi, capendo le intenzioni della bimba, prese la pallina, per firmarla con l'indelebile nero che teneva stretto tra le mani.

«No, non devi scriverci sopra!» urlò la piccola stringendo in un pugno l'orlo della maglietta del riccio, «è un regalo.»

«Per me?» Harry era terribilmente intenerito dalla scena che aveva davanti. La bambina annuì ed Harry la ringraziò, abbassandosi alla sua altezza e stampandole un sonoro bacio con tanto di schioccò su una gota rosea, «grazie, piccolina.»

«Mio fratello è il tuo fan numero uno, ma si vergogna a parlarti,» la bambina dalle trecce rosse indicò con la manina verso la gradinata, ormai quasi vuota, ad est.
C'era un ragazzo dai folti capelli rossi che guardava nella loro direzione, mangiandosi con evidente agitazione le pellicine intorno alle unghie.
Era palesemente lui, la persona di cui la bambina stava parlando, la chioma vermigli sera la stessa.

«Vuoi che andiamo da lui?» chiese Harry.

«Sì,» rispose la piccolina prendendo la grande mano di Harry, conducendolo velocemente in direzione del fratello che, nel frattempo, era scattato in piedi, nervoso per ciò che sarebbe successo da lì a poco.

«Ma Harry, promettimi che non butterai il regalo,» disse ancora la bambina, bloccandolo per un attimo e guardandolo dritto negli occhi, facendo scogliere il cuore del riccio che, «lo terrò sempre con me, te lo prometto,» la rassicurò.

«Stacy ti avevo detto di stare ferma,» Harry alzò il capo automaticamente, appena una voce maschile ma delicata raggiunse le sue orecchie. Il ragazzo dai vermigli capelli che aveva visto prima sugli spalti era davanti a lui, con le mani sudate e lo sguardo che cercava di risultare severo nei confronti della sorella.

«Gli ho dato il tuo regalo!» affermò la bambina cacciando fuori la lingua, provocando un piccolo sghignazzare al riccio.

«Piccola peste, io e te facciamo i conti quando arriviamo a casa!» la piccola si posizionò dietro il massiccio metro e ottanta di Harry che, «mi è piaciuto il tuo regalo,» disse al giovane, rassicurandolo.

Il ragazzo dai capelli rossi arrossì creando un tutt'uno di sfumature tra chioma e gote, «non avrebbe dovuto darti quella cosa, scusami e scusala.»

«Ho detto che il tuo regalo mi è piaciuto,» Harry rivolse un tenero sorriso al giovane e, cacciando la pallina in tasca, tese una mano verso di lui, «sono Harry.»

«Sì, lo so bene chi sei, cioè, piacere mio, io sono Matthew,»  Harry liberò una piccola risata prima di stringere con una mossa sicura la mano del giovane.

«È stato un regalo bellissimo,» disse il riccio, «dico davvero.»

Quel giorno fu il prologo di una bellissima relazione. Una relazione che portava Harry a sorridere ogni volta che qualcuno pronunciava il nome del suo amato, anche distrattamente, senza voler fare riferimenti a fatti o cose.

Ma adesso, con un grosso macigno sul petto, si trovava a dover affrontare un viaggio che l'avrebbe portato lontano dal suo amato, lontano da tutto ciò che lo collegava a lui. E, tutto questo, questa folle idea, solo perché, secondo il suo allenatore nonché personal trainer, quel ragazzo non andava bene per l'immagine che adesso si era creata nel mondo dello sport.

Harry trovava ridicola questa idea; chi mai potrebbe essere realmente interessato del suo orientamento sessuale? Davvero Luke, così si chiamava, credeva davvero che la vita sentimentale di Harry avrebbe messo in discussione la sua fiorente carriera?
Signore, che idiozia.

Ma, idiozia o meno, Harry si trovava lì, in aeroporto con il suo bagaglio a mano colmo di tristezza e di ricordi, assolutamente impreparato ad affrontare un viaggio del genere.
Impreparato, sì.
Ma obbligato.

» » »

SALVE, SALVINO.

Non ho ancora niente da dirvi, siamo al prologo.
Spero che questa storia vi coinvolga e vi piaccia, grazie in anticipo.
Spero continuiate a leggerla.

Baci,
Fobnovocaine.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Feb 29, 2016 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Kid in LoveWhere stories live. Discover now