Capitolo 1.

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Tutto ebbe inizio da una relazione finita.
Me lo ricordo ancora come era. Alto, biondo, occhi azzurri, proprio come i principi delle fiabe. Ma aveva un solo difetto, dire tutto quello che gli passava per la testa. È per questa ragione che la nostra relazione finì.

Eravamo in un ristorante insieme a due suoi amici, ridendo e scherzando arrivammo all'argomento "tradimento". Senza che se ne accorgesse ci ha rivelato che mi aveva tradita con una più grande di lui.
Appena sentita la notizia mi alzai sbattendo la mano sul tavolo e mi allontanai.
Mi dirissi verso l'uscita con gli occhi lucidi e, dopo aver pagato la mia porzione, anche se non ho messo cibo in bocca, sono uscita di corsa.
Cercai un posto dove rifugiarmi e non trovandone nessuno in giro per la città mi sedetti sul ciglio della strada, appoggiata ad un muretto di mattoni a piangere in silenzio.

Passarono le ore, e io non mi muovevo da lì. Ormai senza emozioni, a fissare il vuoto. Portai le ginocchia al petto nella speranza di dimenticarlo.
Ero giovane, avevo solo 24 anni ed era il mio primo ragazzo per colpa della mia eccessiva timidezza.
Era l'unico che, apparentemente, si era interessato a me.
Ma mi sbagliavo di grosso.
Cercavo di non mettermi a piangere un altra volta che, ripetendomelo diverse volte, dicevo tra me e me "lo dimenticherò" o "è solo un cafone".
Le lacrime rigavano il mio viso per la seconda volta, cercavo di asciugarmi il viso in tutti i modi non riuscendoci.
Tremavo infreddolita perché avevo dimenticato il mio giaccone al ristorante ma mai e poi mai sarei più ritornata là dentro.

Guardai in basso fissando le crepe sui mattoni della strada in cerca di qualche cosa da fare, perché da lì non mi volevo più muovere.
Sentii un qualcosa mettersi sopra le mie spalle. Me le guardai, era una giacca, non la mia. Decisamente di un uomo. Alzai lo sguardo e vidi una mano che mi porgeva un piccolo fiorellino, molto grazioso e colorato. Alzai di più lo sguardo e vidi un volto di un ragazzo, che mi sorrideva dolcemente cercando di consolarmi. Con la mano tremolante provai a prendere il fiorellino toccando la sua mano che, in tutta risposta, me la accarezzò e me la mise fra i capelli.
Arrossí lievemente voltandomi da un altra parte.
Lui rise lievemente e si sedette vicino a me.
-"Tutta sola, piccina?" mi chiese lui.
~"Le battute della strega di Biancaneve non funzionano su di me." gli risposi io seria ma infondo era una bella trovata.
-"Ahaha scusami. Volevo solo risollevarti il morale."
~"Non ci sei riuscito"
-"Va bene, va bene. Comunque perché sei triste? Fine di una relazione?"
Lo guardai sorpresa e solo un "come lo sai?" uscì dalla mia bocca.
-"Era solo un intuizione. Succede sempre così."
~"Ha ha ha, ma che simpatico." dissi ironicamente.
-"Ma come siamo amichevoli. Mi odi di già?" disse ridacchiando.
Restai zitta zitta, non lo sapevo se lo odiavo e neanche se mi stava simpatico.
Lui, capendo il mio disagio, si alzò e mi tese la mano per aiutarmi ad alzarmi anche io.
Insicura la afferrai e, in un gesto veloce, caddi per terra. Le mie ginocchia si erano indebolite perché sono stata sempre seduta.
Il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata.
Facendo la finta offesa mi alzai di colpo rischiando di cadere un altra volta, ma lui mi afferrò la mano in tempo.
Mise una mano sui miei fianchi e cominciò a camminare con l'intento di aiutarmi. Io feci lo stesso e appoggiai la testa sulla sua spalla.
~"Sai che è illegale rubarmi? Posso denunciarti per pedofilia"
Lui rise di nuovo. Cominciavo ad amare quella risata, la sua risata.
-"Non ti voglio rubare, ma forse offrire una cena sì. Hai fame, no?"
Scossi la testa come per dire di no ma la mia pancia, siccome mi voleva molto bene cominciò a brontolare.
Arrossí di colpo cercando qualche scusa mentre lui scoppiò di nuovo in una risata.
-"Lo giuro, sei la prima di avermi fatto ridere così tanto. La mia pancia non ce la fa più ahahah"
~"S-smettila, non è divertente." dissi gonfiando le guancie.
-"La tua figuraccia no, ma tu sì."
~"C-cosa vorresti insinuare?!"
-"Niente niente. Andiamo che è meglio."
Sbuffai e ci dirigemmo verso il ristorante.
Arrivati all'entrata esitai per un secondo, purché era lo stesso che poche ore prima ero uscita, con il cuore infranto.
Lui mi diede una spinta facendomi entrare.

La serata, andò a meraviglia.
Avevo riso e mangiato un sacco.
Il ragazzo faceva sempre battute, alcune divertenti e altre che facevano ridere dalla pena.
Quando era arrivato il momento di tornarmene a casa lui gentilmente mi chiese di accompagnarmi.
~"Mi dispiace per te, ma non ho una casa dove tornare. Vedi, io abitavo con il mio ragazzo, e lui....bhe lo sai."
-"Oh capisco...mi dispiace veramente tanto. Allora vorrà dire che abiterai da me per un po" mi disse sorridendomi come un bambino piccolo. Sussultai dallo stupore.
~"M-ma se non so neanche il tuo nome! Non puoi fidarti così di me, posso essere chiunque, come un assassina o peggio ancora una perversa."
Rimase a fissarmi per un secondo stupito poi scoppiò a ridere.
-"Ahahaha bhe, allora vuol dire che convivrò con una probabile assassina."

Mi sedetti a terra gonfiando di nuovo le guancie.
~"Testone.."
Mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi sorridendo.
-"Piacere, sono Davide."
La strinsi e mi alzai ricambiando il sorriso.
~"Piacere mio. Io sono Ambra."

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