La miniera

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"L'uomo si era ridotto ad una valle di sangue e sudore nel giorno del crollo della sua esistenza".


Il giovane scava nella miniera, tra le increspature della montagna da tempo abbandonata dai minatori che in vano cercavano qualche strano materiale in cui riporre le loro speranze di guadagno e di fortuna.

Scava, scava e scava ancora...movimenti ripetuti ritmicamente uno dopo l'altro, per assaporare il gradito gusto della fatica. Gli è dolce il non pensare al dolore della realtà e rifugiarsi nel dolore causato dal suo sogno. Quando sei abituato a subire le ingiustizie del vero, raggiungere le sofferenze dei tuoi sogni ti sembra un meritato riposo.

...Scava, scava e scava ancora. Movimenti ripetuti ritmicamente uno dopo l'altro, per assaporare il gradito gusto della fatica...

Aveva iniziato a compiere questa sua "strana" opera da poco tempo, dopo che tutti lo avevano demolito, dopo essersi distrutto da solo, e dopo aver ricostruito il suo palazzo di reale immaginazione dalle macerie del vero disgusto provato dalla gente nei suoi confronti.

Ad un certo punto del suo lavoro, si trova davanti un enorme accumulo di macerie in cui c'è una fessura molto particolare, strana, diversa...Qualcosa dal quale non entravano altro che buio ed ombra che si mischiavano al resto dell'oscurità della montagna e a quei piccoli fasci di luce emessi dal sole. Qualcosa lo spinge ad avvicinarsi a quelle macerie. Prova una specie di conforto, di ricompenso e di strana pace nel guardare quelle rovine. Subito prende i suoi modesti attrezzi, quella piccola lanterna che gli faceva compagnia e inizia di nuovo a scavare, scavare, scavare.

Ad un certo punto la lanterna si spegne, lui smette di scavare, di muoversi, di fare rumore, di sbattere le palpebre e forse, per qualche secondo, di respirare: giusto il tempo di sprofondare nel buio, come gli era successo in passato. Ma questa volta è caduto davvero nelle profondità della montagna, al contrario del passato in cui era stato buttato dagli altri nelle profondità del suo animo.

Questa volta, però cade in una caverna della montagna, quella montagna, La Montagna (come viene definita da lui, modesto sognatore di speranze). Sul momento non riesce a capire cosa stia accadendo e solo dopo si accorge che il terreno sotto di lui è crollato improvvisamente. Si guarda attorno e grazie alla luce che proviene da lontano, si accorge che in realtà è precipitato in una galleria sottostante a quella in cui si trovava prima e praticamente identica ad essa. Hanno la stessa grandezza, e sono tanto lunghe da non poter vedere la fine.

Si alza, come ha dovuto imparare a fare molte volte nella sua vita, ben di più di quante se ne aspettava, e comincia a camminare a passi incerti e discontinui, poi accelerando il ritmo inizia a correre allungando sempre di più la falcata, attratto dalla luce che si intravedeva da lontano. Continua il suo percorso fino a quando non svolta la curva che sembrava irraggiungibile e poi, proprio quando crede di aver raggiunto la sua luce, si accorge che in realtà, era solo un raggio di sole, non era quello che lui si aspettava. Comunque rimane lì per un po', a godere quel poco di calore che può dare un raggio di luce invernale, nel freddo gelo del Grande Nord.


Rimase lì; non era molto soddisfatto, ma comunque rimase lì a godersi quel momento, con quel piccolo sorriso che si poteva scorgere sul suo viso stanco, sofferente e sfinito.

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