Prologo

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La ragazza restava lì, immobile, gli occhi persi nel bagno di luce che le accarezzava il volto. Una piccola ruga le solcava la fronte, mentre pensieri cupi la portavano lontano da quella calda mattina d'autunno. Teneva una mano premuta sul petto, come se percepisse un dolore sordo dentro di esso.

Era talmente immersa nelle sue riflessioni che sentì il ragazzo solo quando le sue braccia le cinsero la vita.

- Buon giorno, splendore. Sei arrivata presto. Sei rimasta di nuovo fuori tutta la notte a guardare le stelle?-

- Io ... io non lo so ... - aveva in mente la vaga immagine dell'erba del prato fuori la piccola casa bianca del ragazzo che si stagliava contro il calore morbido dell'alba. Si era alzata, lievemente stordita, ed era entrata.

Il ragazzo le poggiò la testa sulla spalla, sfiorandole i capelli con un bacio.

- Non preoccuparti, probabilmente tuo padre di ha fatta ubriacare di nuovo. Ti sarai addormentata da qualche parte. – La fece voltare verso di se e le sorrise con dolcezza. – Che ne dici se ora preparo la colazione? Mi sembri affamata. –

Senza aspettare una risposta si staccò e si diresse verso i fornelli. Lei invece rimase immobile, con la mente di nuovo portata lontano da ombre oscure. Per alcuni minuti non si sentì altro che il suono delle pentole.

Ad un certo punto la ragazza si riscosse e chiese: - Oggi è l'ultimo Giorno del Risveglio, vero?-

Lui smise di trafficare con le uova e la guardò, sorpreso. – Sì, credo di sì. C'è qualche parente che ha promesso di venire a trovarti?-

- Io ... - ricordi confusi della notte precedente le turbinavano nella mente. Rivide la strada buia che tante volte aveva percorso per andare a casa. Uno scintillio, la lama di un coltello. Poi sangue, tanto sangue, rosso ovunque. Il suo sordo ansimare, mentre arrancava disperata, cercando con tutta se stessa di tenere gli occhi aperti, di non lasciarsi andare. Infine, il buio.

Si premette di nuovo le mani sul petto, e finalmente capì cos'era quella sensazione che l'aveva tanto turbata. Niente. Il suo petto era perfettamente immobile sotto il tocco delicato delle dita.

Sollevò gli occhi, smarrita, e lui si spaventò quando vide le guance che così spesso gli avevano sorriso solcate da lacrime silenziose.

- Io ... credo di essere morta.-

Questo fu l'inizio della storia più complicata, assurda e intensa di tutta la mia vita. La storia di come imparai dalla morte a vivere.

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