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Continuai a guardarlo mentre lui continuava a tenere gli occhi sulla strada, non degnandomi nemmeno di un piccolo sguardo. Le sue mani erano saldamente strette attorno al volante e, alcune delle sue dita, erano ricoperte di anelli. Guardandolo più attentamente, notai che aveva una grande quantita di matita nera sotto l'occhio anche se un pó sciolta. Proprio quando mi morsi il labbro immaginando le sue labbra sulle mie, il ragazzo inizió a ridacchiare.

"Ti sembro così brutto?" Sorrise e, finalmente, mi guardó. I suoi occhi saltavano dal mio viso alle mie cosce ghiacciate e scoperte, facendomi deglutire. Portó una delle braccia sul bordo del suo finestrino, iniziando a pocchiettare le sue dita sul rivestimento in pelle nera della macchina.

"C-Cosa?!" Esclamai. Quel ragazzo non era affatto brutto, anzi. "N-No, non sei affatto brutto..."

In quel momento, mi sentì davvero imbarazzata e nervosa poichè, con tutti i miei clienti, non aprivo quasi mai una conversazione e l'unico rapporto che avevo con ognuno di loro, era solo sesso e per un'unica notte. Sorrise ancora quando vide le mie gote diventare rosse e, quando incrociai le gambe, lo vidi leccarsi il piccolo piercing al labbro.

"Sei carina." Nonostante stesse ridacchiando, riuscì comunque a vedere che qualcosa non andava per il verso giusto in lui, era come se fosse ferito e stesse affrontando il mondo con una maschera. Ma io, ovviamente, non ero di certo una strega e non potevo sapere cosa li fosse successo prima di venire da me.

"Grazie." Accettai il suo complimento, portandomi una ciocca di capelli tinti di rosso dietro all'orecchio, la mia solita abitudine per far capire alla persona con cui stavo parlando che ero davvero imbarazzata. Quando, dopo un'ultima curva, il ragazzo parcheggió la sua auto sotto un grande palazzo, sentì il mio cuore battere forte contro la cassa toracica e le mie gambe tremare. Era arrivato il momento. Lui tolse le chiavi dalla macchina, per poi aprire la portella e avvicinarsi alla mia, afferrando la mia mano e facendomi scendere dal mezzo trasportabile. Notai che addosso aveva un paio di skinny jeans neri e strappati ed erano estremamente adatti alla sua personalità, di cui ero già andata pazza. Dopo essere scesa dall'auto, il ragazzo mise la sicura alla macchina, per poi accompagnarmi nel suo appartamento all'interno di quel grande palazzo.

Appena entrati nel palazzo, il mio cliente si avvicinó all'ascensore, premendo il pulsante per far arrivare il mezzo a piano terra. Appena il pulsante divenne verde, entrambi entrammo nell'ascensore e la situazione era davvero tesa e bollente in quel momento.

"A che piano abiti?" Chiesi per rompere il ghiaccio ma, in realtà, li domandai questo solo per sapere quanto tempo ci avremmo messo per arrivare nel suo appartamento. Non capivo molto bene se era soltanto tensione o l'impazienza di averlo per me.

"Sesto." Rispose calmo e credo che si rese conto che non ero proprio a mio agio dato che mi fissó con un briciolo di compassione. Quasi ansimai quando le sue dita iniziarono a giocare con le mie, per poi afferrare del tutto la mia mano e stringerla nella sua. Il suo tocco era delicato e piacevolmente caldo.

"Come mai sei così nervosa?" Sussurró al mio orecchio, continuando a stringere la mia mano. "Insomma, sei una prostituta:sei abituata a fare questo, no?"

Disse tutto ció rimanendo calmo, ma capì che era un pó imbarazzato mentre pronunciava quelle parole. La voglia che si era scatenata in me di baciarlo era davvero troppa, ma dovevo resistere finchè non saremmo arrivati al sesto piano e, in quel momento, eravamo solo al secondo. Era l'ascensore più lenta che avessi mai preso.

"Sei il cliente più giovane che mi sia capitato, fino ad ora." Ammisi, guardando dall'altro lato dell'ascensore per non cedere al suo sguardo. "Il più giovane aveva trentacinque anni."

Prostitute; Andy BiersackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora