Agosto.
Quella mattina il caldo pareva farsi sempre più pesante, afoso, l'aria divenne quasi irrespirabile.
Mi alzai in modo quasi goffo dal letto, e trascinai il mio corpo ancora assonnato in bagno per darmi una rinfrescata.Quel pomeriggio avevo una di quelle classiche
rimpatriate tra amici, quei tipici picnic organizzati nel giro di un'oretta, giusto per il piacere di stare insieme e se proprio vogliamo dirla tutta, per evadere un po' da quella cappa incandescente che era diventata casa mia.
D'altronde l'estate era quasi terminata, il mio ultimo anno di liceo stava per cominciare e quel pomeriggio destinato al relax totale sembrava starci tutto.
Ne avevo proprio bisogno.La mattinata trascorse veloce, il tempo volò senza che io me ne accorgessi ed era già giunto il momento di uscire, finalmente!
Decidemmo di mangiare qualcosa in compagnia, lungo le sponde di quel ruscello che sarebbe stata la nostra "location", così senza alcun peso aggiuntivo sulle mie spalle sembrai arrivare velocemente alla mia destinazione.Alcuni di loro erano già lì, altri erano prossimi all'arrivo. Fu bello rivederli tutti ed ero entusiasta all'idea di passare del tempo con quelli che, potremmo definire, i miei "amici storici".
Così ci ritrovammo tutti in circolo, come i componenti di quei bizzarri gruppi di sostegno, a passarci tramezzini e patatine parlando dell'arrivo imminente del nostro ultimo anno di liceo.Parlammo del più e del meno, progetti, lavoro, futuro. Fu bello ricordare anche tutte quelle figuracce che caratterizzarono i nostri primi anni all'interno del nostro istituto, le prime antipatie, i ragazzi della ragioneria adiacente al nostro liceo, persino il preside divenne un valido argomento di conversazione!
Mi distrassi per qualche secondo, o almeno per quel piccolo arco di tempo che a me parvero secondi ma che sembrarono sufficienti ad Andrea per cambiare totalmente discorso.
Scossi la testa come per scrollare via i miei pensieri e presi a prestargli attenzione: stava parlando di una sorta di leggenda riguardante il ruscello che faceva da sfondo alle nostre assurde conversazioni.
Due gemelle, le gemelle Beckman che furono assassinate dal loro stesso padre proprio lungo quelle sponde e che da quel momento, secondo alcune testimonianze, il loro riflesso appare in quelle acque.
Andrea era sempre stato un tipo molto fantasioso, si sarebbe inventato di tutto pur di stare al centro dell'attenzione ma senza alcun tipo di malizia. Vederlo così coinvolto dal suo stesso racconto mi fece sorridere, non era cambiato di una virgola. Ma non poteva essere altrimenti, persone così non cambiano mai!
Però, allo stesso tempo il suo racconto mi fece venire i brividi, non ero mai stata un cuor di leone, anzi, mi lasciavo impressionare facilmente anche da quello che una qualsiasi persona avrebbe ritenuto una sciocchezza.Il vento soffiò e il fruscio delle foglie sembrava voler rafforzare i miei brividi, e così fu: mi strinsi nella mia camicetta.
I ragazzi si recarono alla baita a qualche metro dalla nostra sistemazione, poiché necessitavano di alcune cose, rimasi con Andrea che dopo pochi minuti, decise di allontanarsi e prendere dall'auto le bottiglie di birra rimanenti.
Rimasi da sola, così decisi di avvicinarmi di più a quel silenzioso specchio d'acqua che si estendeva per una ventina di metri.
Vidi il mio riflesso distorcersi dopo che una foglia cadente sfiorò l'acqua creando piccoli cerchi concentrici, presi a guardare come essi si allargassero mano a mano, arrivando all'altra sponda e fu in quel momento che il mio cuore parve fermarsi.
Riflesse nell'acqua, vi erano quelle che sembravano due gemelle, d'istinto alzai lo scatto e vidi solo una di loro. Il mio sguardo ricadde sul loro riflesso, e ancora una volta vidi due ragazzine ma solo una di loro mi fissava dalla sponda opposta.Il mio cuore iniziò a battere con un ritmo alquanto irregolare, avrei voluto urlare ma era come se ogni suono che provassi ad emettere morisse in gola ancor prima di uscire.
Ressi il suo sguardo per qualche secondo, poi scomparve.
Afferrai saldamente gli orli della mia camicetta e coraggiosamente riguardai ancora l'acqua, il riflesso era ancora lì.
Mi voltai e non c'era nessuno, nessuno era ancora tornato.
Così provai a chiamarli, con un tono di voce che voleva essere forte e potente ma che fuoriuscì come un soffio.
Aspettai, ma nessuno pareva sentirmi: il riflesso era ancora là.
Decisi di raggiungere la riva opposta e non so quale folla idea mi spinse ad avvicinarmi all'acqua, inginocchiandomi.
A quella distanza mi fu possibile notare i dettagli della prima gemella, quella che poco fa era li a fissarmi: una bambina 5 anni, con una piccola camicetta bianca, con le maniche stracciate, volto e piedi sporchi e grossi solchi sotto gli occhi e inoltre si potavano notare alcuni lividi sul suo pallido collo.
Spostai lo sguardo su quella che doveva essere la seconda gemella ma la tua figura era sfogata, seppur non sapessi come fosse possibile.Allungai la mano, e iniziai a muovere l'acqua tentando si distorcere quei due riflessi ma fu tutto inutile.
All'improvviso sentì qualcosa afferrarmi il polso e trascinarmi in acqua; nonostante facessi forza, non riuscivo a fare altro che lasciarmi annegare.
Nonostante l'acqua, nonostante il mio dimenarmi, sentii la voce di Andrea chiamarmi e avvicinarsi sempre di più al lago dal quale non potevo uscire.
Dopo poco sentii i ragazzi tirare assurde conclusioni su come io avessi potuto lasciare la rimpatriata, ma io ero li, in quel lago e volevo solo urlare ma non potevo.
Passarono pochi minuti di chiacchiere e sentii chiara la voce di Andrea urlare:
"Cazzo, ragazzi, guardate sull'altra sponda!"
Capii che stavano vedendo esattamente quello che avevo visto io, e sperano vivamente che non avessero fatto la mia stessa fine.Poi seguì un:
"Ragazzi, porca puttana, è scomparsa! e quei fottuti riflessi ci sono ancora!"Lo sentii correre verso il punto in cui "scivolai" io, e pregavo non si sarebbe avvicinato troppo.
Vidi il suo volto confuso fissare i riflessi delle gemelle, nonostante fossi dentro l'acqua riuscivo a vederlo chiaramente, e rimasi perplessa quando chiamò i ragazzi vicino a lui, per poi dire :
" Ragazzi, ma quel riflesso di quella bambina non vi ricorda Christina (il nome della protagonista) quando aveva 5 anni?""Sì Andrea, è proprio lei." Rispose Giulia terrorizzata.
Erano le gemelle Annie e Emily Beckman, assassinate dal loro stesso padre vicino quel ruscello. Il corpo della piccola Annie fu gettato in acqua e ritrovato anni dopo ma la piccola Emily non venne mai ritrovata.
Così, Annie intrappolata in quello specchio d'acqua trascinerà dentro quelle acque tutti coloro che vi si avvicineranno, cercando di ricomporre, con alcune parti di ogni povera vittima, il corpo della sua amata sorellina e rimanere insieme per l'eternità.The End.
-S.
Sono tornata, dopo tantissimo tempo sono tornata con una nuova storia e piena di nuove ispirazioni.
Sono contenta di aver scritto di nuovo dopo così tanto tempo.
Grazie ancora per aver letto la mia storia, spero tanto che vi sia, vi invito inoltre ad esprimere un vostro parere, ne sarei onorata.
Grazie mille per il vostro supporto! ❤️