Correva, come sempre, disegnando orme paffute sulla sabbia.
Correva con un piglio da piccolo marinaio e un sorriso birichino a illuminargli il volto.
Finnick fece una capriola sulla riva, infradiciandosi i capelli e il costumino; non gli importava. A lui piaceva giocare con il mare e sfidare le sue onde – fa niente se la mamma poi mi sgrida, che è pericoloso!.
Amava il tappetino d'acqua che gli accarezzava i piedi quando correva sulla riva. Non aveva fratelli Finnick, così aveva deciso che le onde sarebbero state tante piccole sorelline per lui. Voleva loro bene e un po' le invidiava vedendole così scatenate e giocherellone. Erano libere, perché non andavano a scuola e potevano fare le spericolate senza che la mamma le sgridasse. Erano e allegre e un po' monelle, vivaci bimbe sperdute, e Finnick se ne prendeva cura, intrattenendole con i suoi giochi altrettanto scalmanati. Lui era il loro capitano e le onde, come un piccolo esercito di ragazzine perdigiorno, le sue fedeli alleate.
Quel pomeriggio, tuttavia, Finnick e le sue amiche d'acqua non erano soli. Stavano giocando a rincorrersi, quando una persona incominciò ad avvicinarsi alla riva. Il bambino si schermò gli occhi con una mano per poterla osservare meglio. Camminava lentamente, come se non avesse fretta di raggiungere l'amico mare, e al bambino ricordò un po' una tartaruga di quelle che aveva visto qualche volta a casa del suo amico Thomas. Anche loro arrancavano piano e sembravano sempre volersi dirigere in direzione del mare, come se ne sentissero la mancanza. Finnick di solito si stufava di fissarle – a lui piacevano le cose veloci, mica quelle lente!– ma non riuscì a fare lo stesso con la signora-tartaruga. Quando fu abbastanza vicina perché l'ombra che l'avvolgeva potesse scappare via dal suo volto, il bambino la riconobbe: era la signora del porto, quella che quando si avvicinava ai bambini li faceva scappare tutti anche se sorrideva. Il suo amico Danny gli aveva raccontato che era molto pericolosa, anche se non sembrava, perché era un po' vecchia, ma non tanto – tipo una nonna di quelle con i capelli ancora non tutti bianchi e delle rughe, sì, ma non troppe!
Da giovane, gli diceva Danny, aveva fatto cose paurosissime: aveva ucciso un mucchio di persone con uno di quei tridenti che i loro papà usavano per pescare. Persone piccole, non bambini come loro, ma nemmeno grandi come le loro mamme. Per questo i ragazzini del villaggio ne avevano paura; per questo, i piccoli che giocavano ogni pomeriggio al porto, scappavano quando il sorriso triste della signora-tartaruga si posava su di loro.
Finnick stava pensando a tutto questo mentre, con le manine ben piantate sui fianchi, fissava i movimenti esitanti della donna. La vide avvicinarsi e fermarsi a poca distanza da lui.
A quel punto sembrò farsi piccola piccola, perché la sua testa si schiacciò un po' all'indentro: proprio come quella delle tartarughe quando cercavano di nascondersi dentro a un guscio. Che avesse paura di lui?
Finnick allontanò quel pensiero buffo battendosi una mano sulla fronte; ma no, non era possibile. Lui aveva solo cinque anni e lei era pericolosa, lo sapevano tutti. Eppure, in quel momento non aveva un'aria così temibile.
Si fissarono a lungo, la donna e il bambino, l'una con la testa incassata e lo sguardo attento e l'altro con l'aria spavalda, il petto in fuori e le manine sui fianchi.
Lui, lui mica poteva aver paura di una signora-tartaruga, si disse facendo del suo meglio per mostrarsi sicuro di sé.
A quel punto la donna fece una cosa strana: scosse la testa in un'espressione divertita e gli sorrise.
Per un attimo il bambino si sentì rassicurato, perché se una persona ti sorrideva non poteva essere così cattiva, anche se Danny gli aveva detto che i bambini del porto scappavano lo stesso, in quei momenti.
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La signora tartaruga
FanfictionPre-Saga|One-Shot| child!Finnick & Mags] Poi, però, la signora-tartaruga cambiò espressione. Sorrideva ancora, ma i suoi occhi divennero bui e annacquati, come il cielo di sera, quando c'erano le nuvole e pioveva pianissimo, una goccia per volta, qu...