Parte Prima

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Note iniziali: Ciao umanità! Quella che parla è K e la terza persona è durata già abbastanza. Niente, come promesso (lo avevamo promesso?) Lorellina ed io siamo di nuovo qui per sganciarvi un'altra bomba. Dovete sapere che Lorella è così polla che non mi aveva parlato di questo - a parer mio e non solo! - plot pazzesco e che sono stata fortunata a beccarlo mentre le stalkeravo l'uccello (a tutti noto come Twitter)! Quindi, visto che abbiamo capito che scrivere assieme ci fa morire tantissimo, sia di gioie che di dolori, abbiamo deciso di scriverlo ed eccoci qui con la prima parte - ben 40k paroline perché la sintesi qui non è di casa. Vi basti sapere che si tratta di una werewolf!au ambientata al college, quindi avremo i Larry adolescenti (che amiamo tutti T.T) e abbastanza complessi. Viva gli eufemismi. Ci siamo divise i personaggi, come per la Galeotta (per chi l'ha letta ♥). Lorellina ha concepito Harry e Niall, mentre io, Louis e Zayn! Tengo a precisare che i dialoghi son tutti spontanei, così come i botta e risposta per cui disagiamo sempre tantissimo, prima di scrivere, perché come ho detto scrivere insieme comporta questi disagi e molto altro. Ora smetto di tediarvi e vi auguro buona lettura!
Sotto, alla fine, troverete lei ♡ che per questa volta ha deciso di farmi toppare ✨



SOULWOLF



" Non è il nostro compito quello di avvicinarci,

così come non si avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra.Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra.La nostra méta non è di trasformarci l'uno nell'altro,ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparar a vedere ed a rispettare nell'altro ciò ch'egli è:il nostro opposto e il nostro complemento."(Narciso e Boccadoro - Hermann Hesse)



Prima Parte.

di quando loro si legarono



Aprì gli occhi, supino sul proprio letto, imbattendosi nel bianco crepato del soffitto della sua stanza.
Glielo dissero, per prime, le ossa. Per questo, soffocò il viso sotto il peso del cuscino che si tirò via da sotto il capo. Poi, sbatté i piedi sul materasso, capriccioso.
Dolore. Ogni parte del suo corpo umano, quel dì, era debole e malaticcio come se stesse morendo.
I giorni come quelli, sul suo calendario, Harry li aveva sbarrati con una croce rossa. Un promemoria. Un evento. Un ricordo di come la sua vita fosse, da ormai dodici anni, come una forbice con la quale si tentava di usare una sola lama. La seconda, Harry, l'aveva sempre abiurata. Ancor prima di lui, anche i genitori. Per lui era normale patire quell'evento del mese e negarlo, come se accadesse solo in un incubo. Ecco, era il suo incubo.
A quattro anni, la sua vita era cambiata inesorabilmente. Nessuno si fece mai avanti con una storia da narrargli, sapeva solo che era successo. Non come, non a causa di chi... Nemmeno il perché. Era accaduto senza eccezioni o peculiarità insolite... Anche perché in dodici anni non aveva mai incontrato nemmeno un suo simile con cui confrontarsi. Sapeva solo che era bastato poco affinché tutto della sua vita si modificasse: una notte, come lo sarebbe stata quella di quel giorno, con la Luna appiccicata nel cielo, una Luna tonda e piena, rigogliosa e fiera, come vigilante, come madre, come guida; e un morso da parte di qualcuno che aveva deciso che era abbastanza umano da avere un odore, abbastanza forte da poter essere cacciato, abbastanza fragile per spezzare la sua vecchia vita con una nuova, disumana.
Così, quella ormai lontana notte, all'età di quattro anni, quando era solo un bimbo innocente, ignaro della vita difficile che avrebbe dovuto affrontare, Harry Styles divenne un lupo.
Sarebbe riaccaduto anche in quel dodici settembre di quel presente, solo che come tutte le altre volte, detestava anche solo l'idea.
Fino a che non aveva avuto capacità decisionali, avevano pensato i genitori a nasconderlo, a rinchiuderlo. Senza nemmeno una spiegazione: come se per tutti i ragazzi fosse una cosa normale trasformarsi in un piccolo lupo.
Non gli ci era voluto molto, a Harry, per capire che invece accadeva soltanto a lui. I genitori, poi, erano bravissimi in due semplici e ripetute azioni, che Harry aveva preso come esempio da ripetere anche da solo: fingere e negare.
Crescendo, poi, per poter evitare il peso dello sguardo spaventato dei suoi genitori, aveva tolto loro perfino il compito di rinchiuderlo. Lo faceva da solo.
«Hai presente quella cosa lì della luna piena e dei licantropi, Nì?» aveva confessato malamente, quando aveva preso coscienza che non c'era altro modo, se non la complicità del migliore amico. «Non è una cazzata» certo, continuava a spiegarsi malissimo, ma poi era stato più facile dimostrarglielo, nella cantina di Niall, legato per le caviglie.
«Cazzo!» e «Wow!» si potevano considerare riassumere così le reazioni di Niall, stretto tra le imposte di ferro della porta della sua cantina. E Harry poté costatare la differenza a quella consapevolezza, tra lui e i suoi genitori, il giorno dopo, quando a scuola l'amico non aveva fatto altro che parlargli di ciò che aveva visto, di quanto fosse eccitato e felice di averlo come amico. Imbarazzato e impaurito, aveva avuto parecchia difficoltà ad accettare quelle parole. Disagio, perché essere un lupo non era mai stato bello o eccitante, tanto meno si sentiva fortunato. Per lui, che la considerava una condizione simile a una prigionia, un dolore, un segreto da nascondere... erano nuove quelle parole. In fondo era qualcosa che gli impediva di essere se stesso, perché avrebbe dovuto esserne orgoglioso?
Eppure, escludere i genitori e confessarlo a Niall aveva reso tutto più semplice, più naturale. A tal punto che era diventato facile perfino costruirsi una vita normale: a scuola viveva per lo sport e per la sua squadra. Era un tipo socievole, sempre circondato da persone e amici. Un tipo completamente diverso da ciò che per colpa dei genitori si era immaginato di diventare, a causa di quel segreto.
Quei giorni in cui doveva smettere di essere se stesso, intraprendendo una strada cupa, quindi, erano presto diventate solo delle X rosse su un calendario. Nulla di importante che intralciasse la sua vera vita.
Essere lupo, per Harry, era un incubo che dimenticava al risveglio. Vivere da umano, invece, la vita vera, la realtà, la sua normalità che tanto amava.

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