Capitolo 2 - Il Risveglio Di Khan

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[ KHAN ]
Avvertì una lieve fitta, concentrata in un'area piccola come una punta di spillo a livello del braccio ed il sottilissimo, quasi impercettibile strato di brina sulla pelle dell'uomo iniziò a sciogliersi, imperlando la sua pallida carne di cristalline gocce, le quali, alla luce, lo facevano quasi brillare.
Le funzioni vitali ripresero circolo, proprio come il sangue nelle sue vene riprese a scorrere normalmente, appesantito dall'antidoto iniettato qualche attimo prima; le sue labbra violacee, livide ritornarono rosee e piene; il suo petto si gonfiò e gli occhi, beh, i suoi occhi si spalancarono -di colpo- fissandosi, elettrici, sulla figura che gli si parava davanti.
Non riuscì a mettere subito a fuoco il tutto, la luce al neon feriva le sue nerissime pupille, che s'assottigliarono, lasciando spazio al profondo blu delle sue iridi.
Fu nel momento in cui Khan realizzò ciò che era successo, che un profondo ringhio salì dal suo petto, liberandosi tra le sue labbra schiuse.
La sua espressione mutò radicalmente nel momento in cui si scagliò sull'umana di fronte a lui. Le sue forti mani, nervose si sigillarono attorno al collo della donna, stringendone la presa. Spinse così il suo corpo all'indietro fino alla parete retrostante, portandosi in posizione eretta di fronte a lei e la alzò da terra senza il minimo sforzo per portare il suo volto alla propria altezza: la presa, ancora ben salda, attorno al suo collo.
«Perché mi hai risvegliato, stupida umana?»
La sua voce risuonava profonda, le parole, perfettamente scandite, uscirono lente dalla sua bocca.
Gli occhi, iniettati di sangue, dardeggiavano i suoi.
Non avrebbe esitato un attimo, ad ucciderla.

[ GAMMA ]
«A-aspetta... Lasciami un attimo...» lo fissava, dritto nelle sue ghiacciate iridi azzurre, con gli occhi lucidi, sull'orlo di piangere, mentre il suo respiro si faceva ancora più irregolare e il tremolio del corpo non cessava. Riusciva a stento a trattenere il controllo.
«Khan... Ora molla la presa e lasciami parlare come si deve.» disse con tono lievemente seccato, mentre la voce continuava comunque a tremare.
«L-l'intero equipaggio della nave è... morto.» riprese fiato, continuando a fissare per terra.
«Uno strano mostro... È meglio che ti racconti tutto dall'inizio.» si interruppe poi «Dopo che tu ti sei... addormentato, l'intera nave ha successivamente svolto una missione di 5 anni, andiamo a caccia di pianeti nuovi da scovare.
Ma qualcosa è andato storto e ci siamo scontrati contro una navicella; da lì, poi, uno strano... mostro... orribile... ha ucciso ogni persona... Lo deduco dal fatto che non sento più urla strazianti, e non c'è nessun altro posto dove nascondersi.
Ho dovuto pensare in poco tempo: non ci sono tubature in questa stanza, la porta non si può sfondare, l'alieno non può entrare.
Ma senza cibo morirò e non posso vivere in eterno quì, così l'unico modo che ho di salvarmi è svegliare te per avere maggiore protezione e poter andare a prendere vivande e cercare di chiamare soccorsi.
Lo so che tu non hai intenzione di aiutarmi, ma siamo sulla stessa fottuta barca... E ti lascerò fare quello che vuoi coi tuoi amici.
Ma adesso serve collaborazione. Quindi ora lasciami, cazzo!» urlò con un finale impeto di rabbia Gamma, mentre si dimenò per poi lasciarsi andare contro il muro e cadere seduta a terra, riiniziando a tremare.

[ KHAN ]
Non gli importava nulla delle sue parole, anzi, se quella bestia aveva davvero distrutto tutto l'equipaggio, Khan ne poteva solo essere felice.
Lasciò la presa su di lei e la guardò precipitare a terra, chinandosi in un secondo momento verso di lei.
«Posso fare ciò che voglio con il mio esercito anche senza il tuo aiuto, fragile umana
Sibilò e le sue narici si allargarono, conferendogli un'espressione ancora più dura.
Sapeva che tutti e settantadue i corpi erano sigillati nei missili in quell'area e forse sapeva pure perfettamente come liberarli, o per lo meno, così credeva.
L'unica pecca sarebbe stata l'attesa per il loro scongelamento, ma una volta liberi, avrebbe finalmente potuto completare ciò per cui era stato creato... e, sicuramente, non avrebbe avuto bisogno della biondina per abbandonare la navicella e superare la mostruosa creatura da lei descritta.
«Non ho interesse a collaborare con te

[ GAMMA ]
«Il mio aiuto è VITALE per te
Alzò lo sguardo inarcando notevolmente le sopracciglia, la sua espressione ti trasformò radicalmente, catturata dalle idee che le balenavano per la mente, per poi fissarlo con un sorrisino sinistro, scandendo con sicurezza l'aggettivo.
«Tu DEVI collaborare, o sarà peggio anche per te.» continuava a fissarlo seria, mentre le sue parole acquisivano credibilità e una certa sicurezza, certezza data dalle informazioni che lei manteneva segrete; incosciamente aveva anche smesso di tremare, consapevole di essere in verità al sicuro, perché lei sapeva qualcosa che lui ignorava.
«Prima che tu possa fare una cazzata di cui potresti pentirtene amaramente, ora ascoltami attentamente.» disse poi, rialzandosi da terra, mantenendo la sua espressione cupa.
«Tu credi davvero che siano tutti stupidi? C'è qualcuno più furbo di te.
Dentro ogni tuo compagno, dentro ogni corpo, è stato iniettato un veleno, per evitare situazioni del genere.
Anche dentro di te, e io ti ho dato l'antidoto per poterti risvegliare, perché senza questo saresti ancora un ghiacciolino dentro una stupida capsula. Ma ritengo che definirlo veleno sia scorretto, dato che non uccide ma vi mantiene addormentati.
Sono io comunque a possedere l'antidoto, non in una boccetta, devo semplicemente ricrearlo tramite diverse sostanze in mio possesso.
Ce n'è anche per i tuoi compagni, e una volta svolto ciò che dobbiamo fare, sveglierò ogni singolo tuo amico.
Non hai altra scelta, Khan

[ KHAN ]
«E cosa può assicurarmi che tu mi stia dicendo la verità? Cosa può assicurarmi che, una volta fuori di qui, tu mi aiuti davvero?»
Non aveva mai posto fiducia in un umano, Khan: sapeva perfettamente cosa le loro menti erano in grado di sviluppare e quanto poco potevano essere fedeli alle loro parole.
Se era davvero così furba quanto si professava, allora doveva conoscere perfettamente anche ciò che il superuomo aveva in mente di fare, con il suo esercito. Una volta fuori di lì, il genere umano sarebbe stato in serio pericolo e lei, sicuramente, non lo avrebbe permesso, non avrebbe salvato la sua vita per mettere in pericolo quella di altri milioni di persone... o forse sì?
Il suo flusso di pensieri venne bruscamente interrotto da un frastuono, proveniente dal corridoio che collegava quell'area al resto dell'Enterprise, e fu seguito da uno scossone, che fece tremare il pavimento della cella.
Khan scattò in piedi, eretto, portando lo sguardo verso la porta in metallo che separava loro dalla bestia. Doveva vederla, per saper bene di che creatura si trattasse.

[ GAMMA ]
«Te lo assicura la situazione che vedrai. Dal punto di vista logico... Siamo seri... Cosa potresti darmi tu se non protezione?» disse con aria più che ovvia, dando per scontato il fatto che lui ci avesse già pensato.
«Le prove?» poi continuò «Esci fuori e lo vedrai. Ricordi le facce dei soldati? Avrai sicuramente osservato l'ambiente e i membri dell'Enterprise...» riprese fiato, indicando poi l'enorme porta di ferro, scuotendo successivamente la testa; per un attimo si bloccò, risentendo della scossa della nave appena subita.
Ci mise pochi secondi per ristabilizzare bene l'equilibrio, per poi cercare di concludere il discorso che aveva iniziato.
«Quegli stessi soldati li troverai morti. Puoi controllare il battito, non c'è nessun trucco, siamo al funerale di centinaia di soldati.» strinse le labbra, un po' dispiaciuta, fissando poi Khan dritta nelle pupille scure.
«Ora sei convinto oppure no?» chiese impaziente Gamma, mentre si sistemava la sua tuta aderente color verde oliva, ormai rovinata.
«L'alieno è fuori di lì, ma non consiglio di aprire subito la porta.
Quando sentiremo i suoi ruggiti in lontananza, sapremo di essere al sicuro. Ma quel mostro è un vero bastardo, si infila nelle tubature e potrebbe raggiungerci in un secondo.
Una volta fuori, saremo costantemente in pericolo di vita... Gli spari e le urla dei soldati mi suggeriscono che pistole e altro non servono, quindi ucciderlo sarà praticamente impossibile.
Diventiamo fuggitivi una volta attraversata quella fottuta porta.
Ho comunque già pensato a tutto: cercheremo di arrivare sul ponte di comando per ristabilire la connessione con la Terra e chiamare soccorsi, e se permetti sono una stupida umana che ha bisogno di mangiare e dormire, quindi dovremo dirigerci verso la stanza dove sono stati riposti gli alimentari e... temo ti toccherà fare il turno di notte.
È l'unico modo.» si interruppe poi, ricordandosi di un particolare, mentre quel flusso di parole usciva veloce e più che rapido, azione più che facile per lei.
«Ora immagino ti stia chiedendo come faccio a sapere di te? Semplicemente un anno fa ero a bordo dell'Enterprise, ho ascoltato la tua storia e ritengo che in parte tu abbia ragione. ...
Ora, vogliamo procedere?» deglutì successivamente, inumidendo la gola ormai secca da tempo.

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