Capitolo 1.

127 9 3
                                    

Libertà.
L'unico pensiero fisso nella mente di Adelsia.

Stava scendendo dalla rampa di scale del castello, la quale sembrava non finire mai.
Una volta, da bambina, aveva cronometrato il tempo. Un minuto per scendere quelle noiose scale.
"Alle scale piace cambiare" si ripeteva sempre per ammazzare e per far diventare più "avventuroso" quel minuto di tempo.

Scaltra come un lupo, leggera come una piuma...era già arrivata sul grande portone d'ingresso.
Non c'era una porta secondaria, doveva per forza uscire da lì. Ma col passare degli anni aveva imparato a non far scricchiolare quel grande portone di quercia.
Estrasse la chiave dalla tasca, la inserì nella serratura e finalmente si trovó nel cortile. L'aria della notte era umida e in lontananza si sentiva l'eco delle acque di un ruscello.
La ragazza camminava lungo il sentiero, accompagnata dalla luce argentata della luna piena.

Erano le due di notte e i suoi genitori, suo fratello e tutta la servitù stavano dormendo...tranne lei.
Ficcó le mani nella tasca della felpa e vi prese le cuffiette tutte aggrovigliate tra di loro. Sbuffó e le posó di nuovo.

A circa trecento metri potevano già vedersi le luci della città.
La città non era come il castello. La città era diversa.
Discoteche, pub, bar, ristoranti, feste. Insomma tutto quello che piaceva ai ragazzi di sedici anni.
Il castello, al contrario, era noioso.
Il Salone per le danze, la stanza del Pianoforte, le cucine, la musica classica, la sala per la danza e la biblioteca. Quest'ultima era l'unica cosa per la quale Adelsia andava matta. Amava leggere. Amava scrivere.

Con tutti i pensieri che frullavano nella sua testa in men che non si dica aveva già raggiunto la città.
Alzó il cappuccio della felpa, scostó le ciocche dei capelli rosa verso l'esterno e indossó degli occhiali da vista. I paparazzi erano ovunque, così come i giornalisti, ma dal modo in cui si era conciata...beh, era piuttosto difficile riconoscerla.

Vagó per le strade solitarie e fredde...le persone che si davano alla vita notturna si trovavano tutte nei pub per riscaldarsi.
Manteneva lo sguardo basso e un andamento non troppo veloce, ma neanche troppo lento, quando, all'angolo della strada vide un ragazzo.
Aveva un piede poggiato vicino un lampione e la luce fioca ricadeva su di lui. Tra le dita stringeva una sigaretta accesa e ogni tanto la portava alle labbra per poi cacciar via il fumo.
Poi, la losca figura del ragazzo, si raddrizzó e il suo sguardo cadde su Adelsia.
-Chi sei? Le ragazze come te non dovrebbero andare in giro da sole di notte, non credi?- detto ció ritornó di nuovo a fumare e a guardarsi i piedi.

-Piacere, io sono Adelsia Leysi Anderson.-
-Come scusa? Puoi ripetere?- chiese il ragazzo facendo cadere la sigaretta sull'asfalto.
-Ma sei sordo o cosa? Io sono Adelsia Leysi Ander...-
-La principessa Adelsia Anderson?- chiese ancora una volta, e i suoi occhi si ingrandirono di poco.
-Adelsia Anderson, senza principessa, ma puoi chiamarmi Leysi.- detto ció, sorrise e gli tese la mano.

Two Opposites Worlds.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora