Capitolo 3.

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Thomas avvertì la paura celarsi man mano negli occhi di Adelsia.
Il castello si stagliava alto sotto la luce della luna piena. Tutte le finestre che davano sul bosco emanavano una luce giallastra che si proiettava sui rovi bassi.
-Credo che l'apocalisse inizierà non appena metterai piede nel castello.- commentó il ragazzo.
-Non sei d'aiuto, Tommy.- rispose disinvolta Adelsia. Il suo sguardo era fisso sul grande e vecchio castello grigio.
Thomas fece spallucce e arrossì lievemente sugli zigomi per il soprannome datogli dalla principessa.
-Senti, io...beh, se sopravvivo ci vediamo domani, eh?- chiese con un tono quasi scherzoso.
-A domani, principessa!- replicó il ragazzo indietreggiando e salutandola con un gesto della mano.
Adelsia sospiró e poi si fece coraggio incamminandosi verso l'entrata delle cucine...in modo da non farsi beccare dai genitori o dal fratello.
Vi entró facendo scricchiolare la porticina in legno, la richiuse e il buio piombó nella stanza. Le cucine erano enormi, così come tutte le altre camere del castello.
I contorni dei mestoli e delle padelle si distinguevano di poco l'uno dall'altro e i piatti emanavano un bagliore quasi invisibile verso l'alto.
La ragazza camminó furtivamente per circa cinque o più minuti, attenta a non fare nessun rumore.
-Stupido buio.- borbottó.
-Forse ti serve un po'di luce.- una voce maschile arrivó alle orecchie della bionda.
Lucas, suo fratello, le aveva puntato la luce della torcia in pieno viso.
-Lucas! Ti prego, ti supplico, non dire nulla a mamma e papà...ti prometto che ti racconteró tutto domani.- disse inginocchiandosi e intrecciando le mani tra loro.
Lucas roteó gli occhi.
-Fila in camera...-
-Oh, grazie fratellone!- si alzó dal pavimento e abbracció il fratello stritolandolo.
-No signorina, tu non andrai da nessuna parte.- la voce della madre fu come un colpo per Adelsia. Riluttante la seguì e quando la regina le disse di sedersi...la ragazza esitó, ma poi, ormai rassegnata eseguì l'ordine.
La madre le piazzó la foto sul tavolo della cucina.
La principessa sussultó. Il cuore le batteva forte. Sembrava uscirle dal petto. Le sue mani sudavano freddo e le sue ginocchia tremavano. Per lei era uno schifo essere una principessa.
Poi, quando il re si presentó, il corpo di lei sussultó in sintonia con le corde vocali.
-SAI COSA POTEVA FARTI QUESTO RAGAZZO, VERO? COME TI É SALTATO IN MENTE DI USCIRE A NOTTE FONDA E DI ANDARE A ZONZO PER LA CITTÀ? LA CITTÀ PUÓ ESSERE PERICOLOSA DI NOTTE, SPECIALMENTE PER UNA COME TE!- il padre sottolineó l'ultima parola, poi riprese a parlare.
-So che puó essere noiosa la vita qui al castello per una principessa con il carattere di una semplice ragazza di strada, ma c'é la biblioteca che a te piace tanto! C'é la sala del piano, il teatro dove puoi esercitarti a recitare, ci sono i giardini...C'É TUTTO!-
-NO! NON C'É TUTTO! QUI NON C'É VITA! É TUTTO COSÌ...SPENTO!- e Adelsia scoppió a piangere, facendo annegare l'ultima frase che aveva intenzione di pronunciare, nei singhiozzi.
-VA A DORMIRE! NON ANDRAI MAI PIÙ IN PAESE SENZA NOI! E NON USCIRAI DAL CASTELLO PER UN MESE. I GIARDINI VERRANNO SORVEGLIATI DA GUARDIE.- concluse brusco il re.
Adelsia corse al terzo piano piangendo e singhiozzando. Aprì la porta della sua stanza, la chiuse a chiave e si buttó sul letto, abbracciando il cuscino e bagnando la federa delle sue lacrime.
Il suo respiro era soffocato dalla stoffa e la gola le bruciava come il fuoco.
Era talmente arrabbiata con i genitori...che aprì l'armadio e strappó via tutti i vestiti da "principessa" dalle stampelle, calpestandoli.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 30, 2016 ⏰

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