Prologo

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Questa è la mia nuova fanfiction su Benji e Fede con protagonista Shari :3 durerà una decina di capitoli circa, spero possa piacervi!
***

P. o. v. Shari

Guardo il foglio di carta tutto stropicciato che non ho fatto altro che fissare e rifissare nella mia testa per tutto il pomeriggio - ormai l'ho imparato a memoria, ma non riesco a lasciare andare la sensazione di nervosismo che mi annoda lo stomaco.
Non è niente di nuovo, prima di una live mi trovo sempre in queste condizioni.
Benji dice che è normale, perchè a diciassette anni sono piccola e non ho ancora il pieno controllo delle mie emozioni, ma Fede non la pensa così - lui dice che questa sensazione non mi abbandonerà mai ed io non posso fare altro che credergli, perchè certe volte la riconosco agitarsi dietro i suoi occhi azzurrini quando fissa un punto indefinito della stanza in cui si chiude prima di ogni esibizione.
Come faccio a saperlo?
Beh, perchè di solito sono lì con lui quando chiude a chiave la porta.

« Shari? » la voce calda e gentile di Benji mi spinge ad aprire gli occhi e tornare vigile immediatamente. Siamo nel backstage del palco del Fabrique, tra circa quaranta minuti tocca a noi - in questo momento il personale sta smistando e smaltendo la grande fila di fan che sono qui fuori fin da stamattina per accaparrarsi i posti migliori sotto il palco.
« Sì? » mi sforzo di sorridergli, ma non deve venirmi troppo bene perchè scoppia a ridere gettando la testa all'indietro come fa sempre. Viene da ridere anche a me, al pensiero che almeno uno dei due si stia divertendo.
« Dai, Ben, lasciala stare » si intromette Federico, comparendo dal nulla alle mie spalle.
Raddrizzo la schiena e mi passo una mano tra i capelli con una finta non curanza da manuale - Benji mi fa l'occhiolino e posa la sua chitarra nella custodia per passarmi un braccio attorno alle spalle ed attirarmi a sè in un abbraccio.
Intercetto gli occhi di Fede mentre si schiarisce la gola e distoglie lo sguardo, aggrottando le sopraccigia. Stringo a mia volta le mie braccia esili attorno alla nuca di Ben e lui mette dello spazio tra noi, per posare la fronte sulla mia.

« Non essere nervosa, Sha: andrà benissimo » mi soffia sulle labbra, prima di darmi un bacio castissimo e poi sciogliere l'abbraccio.
Questa volta la mia mano scatta a disordinarmi ii capelli sulla fronte in un gesto automatico e dettato dalla frustrazione: piu mi viene detto di non essere nervosa, e piu mi innervosisco.
Questo Federico lo sa benissimo e lo capisco dal modo in cui si copre la bocca con malcelata discrezione per nascondere il sorrisetto spontaneo che gli è venuto alle labbra.
« Lo so. Ho solo bisogno di due minuti... » ammetto, prendendo un grosso respiro.
Benjamin torna a sederesi su una delle cassette nere che adornano il palco durante le nostre esibizioni, inizia ad accordare e scordare la chitarra in un gesto che ormai è diventato di rito prima di un concerto - non mi guarda già più.
« Prenditi il tempo che ti serve » mi dice Ben tranquillamente, senza guardarmi - per poi portare i suoi occhi grigi su Fede "anzi, prendetevi il tempo che vi serve entrambi. Datevi una mano a vicenda, tra vocalist ve la intendente " il suo tono di voce è chiaramente scherzosa e Fede ridacchia a bassa voce, gli occhi fissi sul pavimento nero pur di non dover incrociare il mio sguardo.
La sua espressione colpevole adesso è lo specchio della mia - ma Benji non riesce a vederla.
Certe volte quando mi guarda mi da l'impressione che non veda me, ma l'idea che ha di me...

« Iniziamo tra meno di quaranta minuti, non dovete fare i vostri esercizi? » insiste Ben, concentrandosi nuovamente sulla sua chitarra.
Quando alzo gli occhi su Fede, non sono sorpresa di scoprire che mi sta guardando anche lui: indossa una maglietta nera a maniche corte, dei jeans e quelle Nike rosse che sono un pugno in un occhio con qualsiasi cosa decida di mettere e che per qualche motivo adora.
Con lo sguardo accarezzo le vene evidenti sulle sue braccia, il profilo delle sue spalle e la curva decisa del suo collo, il principio di barba incolta e la sua bocca serrata - passo la lingua sul mio labbro inferiore senza neanche rendermene conto.
Federico se ne accorge immediatamente e deglutisce con difficoltà - nella penombra del backstage riesco a vedere benissimo il suo pomo d'adamo che sobbalza nella sua gola.
« Andiamo nel camerino » mi suggerisce a voce bassa e roca, provocandomi la pelle d'oca.
Il camerino è una stanza angusta tre metri per tre in cui è presente un unico specchio - e dove ho ammassato le nostre valigie con difficoltà a causa del disguido di prenotazione della Warner per cui abbiamo dovuto lasciare il nostro albergo stamattina presto invece che domani.
L'idea di stare da sola con Federico in uno spazio così piccolo mi fa venire la pelle d'oca.
« Andiamo » annuisco e mi volto verso l'estremità opposta del palco per fargli strada e Benji schiocca la lingua: « non mi dai un bacino? » mi chiede innocentemente, indicandosi la guancia con un dito.
Ora, non fraintendete: io amo davvero Benjamin.
Sul serio, mi è sempre piaciuto, fin dalla prima volta che l'ho visto, quando avevo solo tredici anni. Adesso di anni ne ho diciassette e a stare con lui la mia vita somiglia ad un film.
E' premuroso, dolce, romantico... Persino certi sms che mi scrive quando siamo in tour in momenti e città diverse sono così belli che potrebbero diventare canzoni.
Gli vado incontro sorridendo e mi chino su di lui, unendo le labbra alle sue.
Benji mi accarezza una guancia con le sue dita callose - esattamente come me, ha le mani da musicista - e dischiude le labbra per approfondire il bacio.
Non è una cosa che fa spesso - di solito non gli piacciono le dimostrazioni d'affetto in pubblico, che si tratti di Fede e basta o come in questo caso dei dipendenti del Fabrique che ci girano costantemente attorno sistemando le luci e controllando gli impianti acustici.
Mi azzardo nel mordicchiargli le labbra nel punto in cui una volta aveva il piercing ed avverto immediatamente che si irrigidisce - poi si allontana da me: « Shari, ci sono delle persone qui » mi reddarguise, facendomi alzare gli occhi al cielo.
Certe volte è così impostato...
« Andiamo? » mi incita Fede,con voce roca. Annuisco e lo seguo.

La prima volta che è successo, è stata in tutto e per tutto colpa mia.

22 Ottobre 2018 ~ il passato
Eravamo ad uno degli after party dei dopo concerti organizzati per noi dalla Warner, ed avevo alzato troppo il gomito.
Federico era riuscito a portarmi via dalla festa senza che nessuno si accorgesse che faticavo a reggermi in piedi - ma sopratutto senza che se ne accorgesse Benjamin.
Lui non sopporta che io beva troppo - o che fumi.
La limousine ci ha ricondotto al nostro hotel nel centro, ma ad aspettarci sul tappeto rosso c'era l'esercito delle dreamers - non appena avremmo messo piede sul tappeto rosso, ci avrebbero assalito con foto e abbracci soffocanti - qualcuna aveva anche cercato di stangolarmi, da quando io e Benji avevamo iniziato a frequentarci. Federico mi aveva guardato e aveva rapidamente deciso che non ero nelle mie piene facolta psicofisiche per affrontare tutte quelle ragazza urlanti ed eccitate, così aveva chiesto all'autista di portarci in un altro hotel.
Mi aveva messo la sua giacca sulle spalle e mi aveva guidato nella hall stringendomi un braccio attorno alla vita per impedirmi di ruzzolare con la faccia a terra - quando l'addetto all'accoglienza dell'hotel ci aveva scambiati per una coppia, avevo riso così tanto da mettere in imbarazzo Federico.
Poco dopo, nella nostra stanza aveva chiamato Benjamin per dirgli che avevo voluto lasciare la festa per la troppa stanchezza e che non lo avevo avvisato per nonrovinargli il moment - e lui era intervenuto per assicurarsi che arrivassi sana e salva nella mia camera d'albergo.
Il perfetto migliore amico che aiutava la sua un po' meno perfetta fidanzata.
Avevo fatto la doccia per cercare di smaltire la sbronza il prima possibile, e quando ero tornata in stanza Federico era davanti alla finestr a fumare.
Ero in accappatoio ma diamine, chi se ne importava?
In tour mi ero abituata a vedere e a farmi vedere dai ragazzi in quasi tutte le situazioni - sempre nei limiti della decenza.
« Me ne dai una? » gli avevo chiesto e lui si era spaventto perchè non mi aveva sentito uscire dal bagno. Mi aveva guardato in silenzio per qualche secondo piu del lecito, i suoi occhi azzurri erano stati nei miei abbastanza a lungo da farmi venire la pelle d'oca e le guance rosse - il tempo sufficiente da farmi sentire come una di quelle ragazza sulle copertine delle riviste, quelle belle da guardare.
Poi aveva sorriso.
« Ben mi ammazza se ti faccio fumare » aveva detto ridendo, aspirando una lunga boccata di fumo per poi rilasciarla qualche attimo dopo, con un grosso sospiro.
« Una volta sola » promise, tendendomi il pacchetto.

Quella però non fu l'ultima volta, ma soltanto la prima

La mattina dopo il mio accappatoio era abbandonato sul pavimento sotto la finestra lasciata aperta, Federico era addormentao - nudo - con un braccio sulla mia schiena - nuda - e delle occhiaie profonde come mai le avevo viste sul suo viso da eterno ragazzino.
E la mia verginità era andata perduta tra le lenzuola di una stanza d'albergo in un Hotel a due stelle come mille altri nel centro di Roma - col migliore amico del mio ragazzo.

« Che cos'abbiamo fatto? »

« Non accadrà mai più »

{di me e di te} Benji e Fede } Shari } V. M. 18Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora