Who Am I?

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Siamo nati per vivere, ci dicono tutti.
Ma anche una pianta vive, nonostante non sia un essere umano.

Secondo molti noi siamo nati per far qualcosa, dalla più importante che può coinvolgere il mondo intero, alla più banale che può coinvolgere solo te stesso.
C'è chi pensa che Dio ha costruito il nostro futuro, e che tutta la nostra vita è nelle sue mani.
Nonostante però io sia credente, non credo in questa teoria.

Io penso che noi siamo destinati a diventare qualcuno.
Se poi veniamo ricordati da tanti o da pochi, non è nostra la colpa.
C'è chi è importante perchè è una madre o un padre, c'è chi lo è perchè ha rivoluzionato un paese, una civiltà.

Ognuno di noi ha in testa un obiettivo.
Molti lo hanno sin da piccoli, altri lo cercano e lo raggiungono e altri ancora se lo trovano davanti all'improvviso.
Io non ho mai pensato ad uno di essi.
Ho sempre pensato che io fossi nata per uno sbaglio e dovevo vivere per far compagnia agli altri.
Sin da piccola io ho fatto compagnia alla mia famiglia, ai miei genitori, a mia sorella.

Ma adesso che se ne sono andati, mi hanno abbandonato, cosa devo fare qui ancora??
Consumo aria altrui, mangio cibo altrui e bevo acqua altrui senza uno scopo ormai.
È tempo di dare quest'aria, questo cibo, quest'acqua a qualcuno che non sia io.
È tempo di andarmene.
Ero pronta.

Aspettavo semplicemente quell'attimo perfetto, in cui buttarmi e precipitare giù, vedere il marciapiede avvicinarsi e il buio.
Poi più niente. Tutto sarebbe finito e a nessuno sarebbe importato.

Ero ad un centimetro esatto dalla fine quando sento due braccia afferrarmi e stringermi forte.

"Non farlo"

Mi ritrovavo in braccio a quel ragazzo sconosciuto che mi stringeva come se non ci fosse un domani e che mi graffiava il braccio con la sua barba ispida. Mi liberai dalla sua stretta e lo guardai confusa.
Era alto, molto, la barba gli ricopriva la maggior parte della faccia e del collo e strambi capelli azzurri gli cadevano dalla fronte.
Piercing al sopracciglio e tatuaggi che coprivano le sue dita e le sue braccia.

Mai visto a scuola figuriamoci se sul tetto di essa. Poteva essere chiunque, da un maniaco a un prete. Chiunque, nessuno escluso.

Notò forse la mia paura e si sedette di fronte a me, a gambe incrociate appoggiata al muretto sul quale stavo per porre fine a tutto. Dalle mie sofferenze alle mie amicizie mai avute.

"Perchè?" Chiese semplicemente.
Eh, perchè. Come potevo spiegarlo ad un completo estraneo? Forse era la cosa migliore da fare ma ero troppo confusa e spaesata per farlo.

"Perchè?" Ripetè nuovamente poggiando questa volta una mano sulle mie, che si torturavano a vicenda.
Lo guardai profondamente negli occhi come per capire dove voleva arrivare e le sue intenzioni, e fui rapita.
Occhi limpidi e sinceri, ma profondi e insicuri. Chiari e cristallini, verdognoli e lucidi.

Battè le palpebre e ritornai alla realtà, cercando le parole per esprimere la situazione ma l'unica cosa che la mia bocca pronunciò fu un "perchè sì".

Ero proprio stupida. La prima persona, il primo essere umano che si era interessato a me veniva respinto da colei che ne aveva più bisogno.

"Non è una risposta valida"

Testardo, il ragazzo. Testardo e sicuro. Testardo e forte.

"Piuttosto perchè mi hai fermato?"
Replicai ancora confusa dal suo gesto.

"E perchè no, invece?"
"Non si risponde ad una domanda con una domanda"
Sorrise, e mi ritrovai a pensare a quanto fortunata sia la ragazza che si trovava di fianco a lui nella vita. Svegliarsi con quel sorriso e addormentarsi con esso, passare la giornata con la voglia di tornare a casa solo per rivederlo e le notti passate a coccolarsi e a fare l'amore. Cose che mai avrei pensato potessero accadermi.

"Non ho più un motivo per restare, qui."
Risposi alla sua iniziale domanda perchè mi fidavo e perchè era giusto dargli un motivo per accorgersi dell'errore che aveva fatto salvandomi.

"Te lo do io un motivo per restare"

"Ah sì?" Chiesi scettica.

"Sì. Restare per me, con me"

Who Am I? || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora