Clebastian.

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Clary si ritrovò a fissare il fratello per la prima volta. Lo stesso fratello che per molto tempo lei e Jocelyn avevano creduto morto, perso per sempre, portato via dalla follia e dalla ferocia di un padre che Clary a stento riconosceva come tale. Si ritrovò a fissare i lineamente spigolosi e scarni del viso di Sebastian. Una maschera di cera in cui solo gli occhi, incorniciati dalle folte ciglia, gettavano un ombra sulla pelle bianca come avorio. Clary cominciò a pensare che, se avesse potuto dipingerlo, avrebbe utilizzato sicuramente i colori della notte. Il nero del cielo a notte fonda, il bianco pallido della luna e delle stelle...Sebastian sembrava la perfetta personificazione della notte. Quella priva di qualsiasi spiraglio di luce, quella per cui la ragazza aveva sempre provato un forte senso di disagio, quasi di terrore. Il ragazzo era lì, alto e slanciato nella sua figura tanto simile a quella di Jace. Era avvolto in un paio di pantaloni di pelle nera e in una camicia di lino bianca attraverso la quale, Clary riusciva a distiguere i contorni ben definiti di alcune rune e che le ricordava vagamente quella che Valentine indossava la prima volta che lo aveva incontrato. Visto così, al chiarore di luna, Clary non potè fare a meno di notare la tremenda somiglianza col padre e, per certi versi, anche con Jace. Persa nei suoi pensieri non si rese conto che il fratello aveva iniziato a muoversi; con un passo dopo l'altro la ragazza lo vide avvicinarsi a lei come un ghepardo, silenziosamente, si avvicina alla sua preda. "Sapevo che le somigliavi..." disse lui. "...ma non pensavo così tanto". Clary lo guardò come se gli fosse spuntato un terzo occhio in mezzo alla fronte e Sebastian, notando il suo smarrimento, scoppiò in una fragorosa risata. "A tua madre. Somigli dannatamente tanto a Jocelyn". Clary provò un certo fastidio nell'udire come Sebastian avesse pronunciato il nome della madre, sibillandolo tra i denti con un disgusto mal celato. "Mia madre..." disse lei trattenendo a stento un moto di rabbia "...è anche tua madre. Non tollero che il suo nome venga pronunciato come se fosse qualcosa di orribile anche solo da pensare".
Le labbra di Sebastian si piegarono in una curva sottile, come se si sforzasse di sorridere ma non ci riuscisse. In questo, pensò Clary, aveva certamente preso da Valentine. Sebastian fece un altro passo in avanti, non distogliendo mai lo sguardo dalla sorella: "Lo è. Almeno per me. Il suo nome racchiude tanto disgusto da non poter nemmeno essere paragonato alla pelle putrida di un Divoratore o a quella di un Dimenticato. Contiene così tanto odio quanto la parola "Circolo" ne contiene per il Conclave. Ma non mi aspetto certo che tu capisca, piccola Clary".
E lei infatti non capì. Le parve di cogliere una sfumatura di rabbia e risentimento nella voce di Sebastian, di vedere le tenebre che avviluppavano il suo cuore stritolandolo in una morsa fatale. Si chiese come un padre potesse ridurre un figlio in quello stato solo per pura sete di potere, solo per dominare un mondo che rispettasse i canoni e i principi da lui stabiliti. Si allontanò di un passo raggiungendo la parete della stanza. Il suo sguardo si riempì di terrore quando constatò di essere letteralmente finita con le spalle al muro.
Approfittando di quel momento di distrazione, Sebastian si mosse. Fu talmente veloce che Clary non lo vide nemmeno arrivare e in un attimo le fu addosso schiacciandola contro la parete con il peso del suo corpo.
La gola di Clary si seccò all'instante e l'urlo di terrore si spense sul nascere. Tutto quello che riuscì a fare fu incatenare il suo sguardo terrorizzato a quello inespressivo e freddo di lui, che le stava a pochi centrimetri dal viso.
La mano di Sebastian si alzò e per un attimo Clary pensò che volesse colpirla. Chiuse gli occhi istintivamente, come se così facendo potesse attutire la violenza del colpo. Ma quello che la ragazza percepì furono solo le nocche del fratello che le accarezzarono gentilmente il viso. Clary si stupì di come un ragazzo tanto forte, sufficientemente potente da poter scatenare l'inferno in terra, potesse essere capace di un tocco tanto leggero e rassicurante.
Sebastian non smise un secondo di guardarla: "Clarissa, calmati." Le disse in un sussurro. "Se non lo farai il cuore potrebbe schizzarti fuori dal petto." Le labbra di Sebastian si piegarono in un sorriso sghembo. "Non ho intenzione di farti alcun male. Non sono qui per questo e, di certo, non sono nostro padre. Sono venuto a prenderti Clarissa, per portarti con me".
Clary non seppe capire se provasse più orrore per il fatto di averlo così vicino o per quello che gli aveva appena sentito dire. "Cosa stai..." fece per dire ma l'indice del ragazzo fu sulle sue labbra, impedendole di parlare.
Sebastian iniziò a sfiorarle delicatamente il contorno del labbro inferiore con l'indice e Clary si stupì di quanto le sue dita fossero morbide al tatto, lunghe e affusolate. Niente a che vedere con la ruvidezza della mano di Valentine che le aveva violentemente stretto il polso la prima volta che aveva cercato di portarla via da Jocelyn. Un brivido le percorse il corpo. Non riusciva a capire perché improvvisamente si sentisse le gambe così deboli ed il corpo così pesante. Forse per la paura, pensò.
"Ora capisco." Disse Sebastian guardandola come se avesse capito davvero qualcosa di importante. "Ora capisco cosa Valentine provasse per tua madre...forse è la stessa cosa che provo in questo momento io per te, Clarissa". I suoi occhi neri e freddi iniziarono a scintillare come biglie colpite da un fascio di stregaluce e a vagare pigramente per tutto il corpo di lei. Le gambe di Clary a stento la reggevano in piedi e se non fosse stato per la presenza del corpo di lui che faceva da sostegno, probabilmente sarebbe finita rovinosamente a terra.
Per la prima volta Clary si sentì nuda sotto lo sguardo di qualcuno. Esposta come non le era mai capitato in vita sua.
"Jonathan, ti prego..." Fu un attimo, il volto impassibile di Sebastian si contrasse in una maschera livida di rabbia: "non chiamarmi così!" urlò, producendo un suono che sembrava provenire dalle viscere della terra, lì dove si trovavano le porte dell'inferno. "Quel nome" disse osservandola furente "È morto insieme all'uomo che me l'ha dato. All'uomo debole che non è stato in grado di portare a termine quello per cui mi ha creato. Quello che io e te, invece, porteremo a termine senza grossi sforzi". Clary lo guardò inebetita, non pensava che il fratello potesse nutrire tanto odio per entrambi i genitori, che potesse sputare velono in quel modo sui loro nomi e su quello che rappresentavano. Pensava che Sebastian nutrisse affetto per il padre, a differenza sua. Si rese conto che si sbagliava. Il fratello, probabilmente, odiava il padre più di quando lo facesse lei o l'intero mondo dei Cacciatori. "Io e te?" Disse con un filo di voce.
Sebastian sorrise. "Si, Clarissa. Io e te. Sono venuto a prenderti perché voglio che tu stia con me" il volto del ragazzo si rilassò e si fece più vicino a quello della sorella. "Voglio che tu venga con me. Voglio che diventi mia. Come sorella. Come alleata. Come..." Esitò per qualche secondo, prima di riprendere. "...sposa." Aggiunse. Clary non fece in tempo ad aprir bocca, in un lampo si ritrovò le labbra del fratello premute contro le sue.
Per un attimo le sembrò che cielo e terra si fossero scontrati. Che la luna ed il sole si fossero colpiti a vicenda creando un campo di energia cosmica attorno a loro. Clary non capì cosa le stesse succedendo; qualche minuto prima voleva scappare il più lontano possibile da Sebastian mentre adesso si ritrovava a ricambiare il suo bacio mentre le sue mani si facevano strada con foga tra i capeli di lui.
Sebastian la prese in braccio avvicinandosi lentamente al letto e adagiandola sulle soffici lenzuola che la brezza che entrava dalla finestra aveva rinfrescato.
Dapprima il bacio fu lento, casto. Poi divenne qualcosa di selvaggio, lussurioso. Le mani di Sebastian iniziarono a salire lentamente il corpo di lei fino a raggiungere la schiena scoperta. Un basso suono gutturale, simile ad un ringhio feroce, uscì dalla gola di lui. Un verso che Clary non potè fare a meno di associare al sangue demoniaco che scorreva nelle sue vene. Clary si ritrovò a gemere sommessamente. Entrambi sembravano famelici l'uno dell'altra, quasi rabbiosi mentre le loro bocche si univano in un bacio sempre più profondo, sempre più avido e disperato. In un incontro di lingue che sembravano danzare tra loro ma allo stesso tempo colpirsi come in un duello tra spade. C'era qualcosa di profondamente sbagliato in quel bacio, pensò Clary, ma anche qualcosa di tremendamente giusto, che sembrava mettere ogni tassello del puzzle al proprio posto.
Sebastian si staccò riluttante dalla sorella, sorreggendosi sui gomiti e osservandola con lo stesso identico scintillio che prima illuminava i suoi occhi. "Vieni via con me, Clarissa. Insieme faremo grandi cose. Il nome dei Morgenstern sarà rispettato e temuto ovunque. Risplenderai come non hai mai fatto in vita tua e farò tutto quello che è in mio potere per non farti mancare mai nulla". Clary si rese conto di fissarlo, di non riuscire a distogliere lo sguardo. Si sentiva ancora accaldata e frastornata per quel bacio e la testa le vorticava come se si fosse appena lanciata in un portale senza visualizzare nella mente dove volesse andare, senza avere la più pallida idea di dove sarebbe stata trascinata. Sebastian scrutò il suo volto e le accarezzò il viso con le nocche. "Non devi rispondermi subito..." Disse quasi esitante, o almeno così parve a Clary. "...ti darò un paio di giorni per rifletterci perché voglio che tu venga con me di tua spontanea volontà. Ma, se mi dirai di no, ti porterò comunque con me. Che tu lo voglia o no." Clary percepì la chiara minaccia nelle parole del fratello ma non ci fece molto caso, non riusciva a distogliere lo sguardo dalle sue labbra.
Sebastian sorrise e si alzò lentamente dal letto portandola con sè. Le spostò una ciocca di ricci ribelli dietro l'orecchio e si chinò su di lei lasciandole un leggero bacio sulle labbra ancora livide e dolenti per i morsi di prima.
Il ragazzo si allontanò da lei avvicinandosi alla finestra che dava sul terrazzo da cui era entrato e si girò a guardarla: "Spero che dirai di si, Clarissa. Lo spero con tutto il cuore." Nella sua voce Clary riuscì davvero a percepire una nota speranzosa e meccanicamente fece un passo verso di lui. "Tornerai?" Disse con voce così bassa che temette che Sebastian non l'avesse nemmeno sentita. Il ragazzo curvò le labbra in un sorriso che a Clary parve quasi crudele. "Tornerò sempre da te, Clarissa. Né il paradiso né l'inferno potrebbero impedirmelo. Né schiere di angeli vendicatori né orde di demoni famelici potrebbero tenermi lontano da te." E con queste parole si girò verso il cielo notturno e, proprio come un angelo vendicatore, pensò Clary, si lanciò nel vuoto. La ragazza corse freneticamente fino al terrazzo, sporgendosi nel tentativo di scorgere la figura del fratello ma, ormai, di lui non c'era più traccia. Rientrò in camera ancora barcollante e si portò meccanicamente le dita alle labbra. Si ritrovò inconsapevolmente a sorridere percependo ancora il sapore dolce e amaro delle labbra di Sebastian sulle sue. "Oh, per l'Angelo..." Esclamò.

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