Il matrimonio, come previsto, si rivelò un fiasco totale ed Alec sapeva di averla combinata davvero grossa. Non aveva mai visto la madre così infuriata in vita sua, almeno non con lui. Di solito erano Isabelle e Max a far emergere la parte iraconda di Maryse, mentre lui era sempre stato il figlio modello. Proprio per questo motivo, Alec non si sentì per niente in colpa, al contrario, per la prima volta in vita sua era davvero felice. Si ritrovò a sorridere pensando che il suo Parabatai non aveva poi tutti i torti: infrangere la legge era divertente, e parecchio anche.
Sentendolo ridere sommessamente, Magnus alzò lo sguardo su di lui. -C'è forse qualcosa che ti diverte, mio giovane cacciatore?- Chiese osservandolo e sorridendo a sua volta. Erano tornati all'appartamento dello stregone subito dopo il movimentato matrimonio ed ora si travano entrambi sul divano; Alec seduto e Magnus con la testa ricoperta di glitter appoggiata sulle sue gambe. Il cacciatore iniziò a far scorrere prigramente la mano tra i capelli dello stregone e si chiese come facesse ad averli così morbidi nonostante la quantità vertiginosa di sostanza sbrillucciocosa che metteva ogni singolo giorno. "Magia" si ritrovò a pensare.
Magnus fece un violento colpo di tosse per richiamare la sua attenzione. -Magnus chiama Alexander, se ci sei batti un colpo-. Alec si ridestò dal suo sogno ad occhi aperti ed incrociò il suo sguardo. -Stavo pensando...- disse incerto. -Beh stavo pensando che oggi mi sono divertito.- Magnus scattò a sedere inarcando una delle sue perfette sopracciglia e osservando lo Shadowhunter con i suoi occhi scintillanti da gatto. -Divertito?- Chiese, mostrando ad Alec un sorriso malizioso. -Non credo che tua madre si sia "divertita"-
Alec si passò una mano tra i folti capelli neri. Magnus amava quando lo faceva, amava il suono delle sue dita che scivolavano lentamente tra la sua chioma folta e scura. -Le passerà, prima o poi.- Disse Alec guardando lo stregone. -Con Isabelle e Meliorn non ha fatto poi così tante storie-.
Dalle labbra di Magnus uscì un suono che ad Alec parve più una risata beffarda che un sospiro. -Non credo...- disse lo stregone -che tu ti renda conto della gravità della situazione, Alexander-
Lo sguardo di Magnus si rabbuiò e Alec non seppe fare altro che tirarlo per il colletto del vestito ed attirarlo a sè, sigillando le sue labbra con un bacio che di casto, aveva ben poco.
Quando si staccarono, riluttanti, l'uno dall'altra, entrambi avevano il fiatone. Gli occhi di Magnus scintillavano e per un attimo Alec pensò che potesse iniziare ad eruttare glitter dalla testa come un vulcano attivo. -Come sempre- disse lo stregone, ritrovando un briciolo di contengno -sei costantemente in grado di stupirmi, Alexander-.
Alec lo guardò inebetito per un attimo. Si ritrovò a pensare che odiava quando la sua famiglia lo chiamava con il suo nome per intero, gli sembra sempre di essere sotto giudizio o accusato di qualcosa. O peggio, come se i suoi genitori fossero sempre troppo distanti e irraggiungibile per lui, ed evidenziassero quella distanza usando quel nome. Sie era sempre chiesto perché non riuscissero a chiamarlo "Alec" proprio come Izzy, Jace e Max.
Ma pronunciato dalle labbra di Magnus, quel nome acquisiva un suono ed un significato completamente diverso. Era sempre stato così, dal loro primo incontro, ed Alec non seppe mai spiegarsi il perché gli piacesse così tanto che Magnus lo chiamasse "Alexander", forse perché quando lo chiamava, sembrava che lo stregone baciasse il suo nome. Che lo pronunciasse come qualcosa di prezioso. Proibito. Qualcosa che apparteneva solo a lui. Ed era così che Alec si sentiva, come se non appartenesse a nessun'altro all'infuori di Magnus, nemmeno a se stesso.
Magnus si alzò avvicinandosi al tavolino su cui erano elegantemente appoggiati una caraffa di vino e due calici.
-Mi avevi promesso che saremmo andati a bere qualcosa- disse Alec. -Non abbiamo mai avuto un vero appuntamento, l'hai detto anche tu...- Magnus si voltò a guardare Alec e vide nei suoi occhi aspettativa, impazienza, un briciolo di ansia. Non riuscì a contenere una risata alla vista di quegli occhi da bambino speranzoso e questo offese Alec, e non poco. -Non ti sembra di aver un po' troppe pretese, dopo quello che hai fatto?-
Alec sgranò gli occhi senza capire. Un misto di panico e disagio attraversarono il suo volto. -E cosa avrei fatto?- chiese con una punta di nervosismo nella voce.
Magnus lo guardò serio, con i suoi occhi da gatto che sembravano penetrargli dentro. -E me lo chiedi anche? Mi sembra ovvio.-
Alec continuava a non capire e dentro di lui il panico e l'angoscia non facevano altro che aumentare e opprimergli la bocca dello stomaco.
Magnus si avvicinò a lui, sinuoso e furtivo come un felino. Si chinò a sfiorare le labbra di Alec con le sue. -Mi hai respinto, Alexander. Più e più volte.- disse con uno scintillio divertito negli occhi. -Ed io- aggiunse -sommo stregone di Brooklyn, mi sono dovuto piegare quasi a supplicarti di accorgerti di me.-
Ad Alec mancava l'aria e si ritrovò inconsapevolmente a boccheggiare. Magnus scoppiò in una fragorosa risata, piegandosi in due in preda a spasmi incontrollati. Quando rideva o si muoveva troppo, spargeva glitter ovunque ed Alec si ritrovò inondato da piccoli brillantini su tutto il corpo. Si alzò furente dal divano. -Mi spieghi adesso perché ridi?- urlò allo stegone. Magnus lo guardò, scosso ancora dai fremiti della risata. -Scusami, non ho resistito. Dovevi vedere la tua faccia-. L'occhiataccia che Alec gli lanciò lo fulminò e bastò a fargli capire che forse aveva un po' esagerato. Si avvicinò di nuovo sinuosamente al cacciatore, e con uno sfarfallio delle dita, lo buttò all'indietro sul divano.
Alec non ebbe il tempo di realizzare che si trovò il corpo dello stregone addosso ed il viso tempestato da baci leggeri come aria fresca in un giorno d'estate. Chiudendo gli occhi, gli parve di trovarsi ad Idris. Di correre per i suoi campi verdi e lussureggianti tenendo per mano Magnus. Solo quando lo stregone si staccò da lui ed aprì gli occhi, Alec capì che Magnus aveva usato una qualche magia. -Perdonami Alec- disse lo stregone. -Per farmi perdonare ho voluto mostrarti uno scorcio di quello che sarà il nostro futuro.-
Alec si mise a ridere. -Davvero in un futuro ci immagini a correre come due checche per i prati di Idris?- Magnus sollevò il mento con il suo fare altezzoto. -Ricorda, Alexander, che le checche conquisteranno questo, ed altri mondi...prima o poi.- Scoppiarono entrambi in una fragorosa risata ed entrambi si chiesero silenziosamente quando era stata l'ultima volta che si erano sentiti così felici e spensierati. Probabilmente per Alec quella era la prima volta in assoluto e per Magnus la prima volta dopo tanti, tanti anni.
Per un attimo la mente di Magnus andò a Camille. Si chiese se potesse permettersi il lusso di essere di nuovo felice con Alec, con un mortale. Se non rischiasse di mandare di nuovo tutto all'aria.
Rendendosi conto dell'espressione accigliata di Magnus, Alec lo tirò di nuovo a sè. -A cosa stai pensando?- chiese con una nota di prudenza nella voce. Magnus lo guardò e gli sorrise teneramente. Sapeva, ne era sicuro, che le cose con Alec sarebbero state diverse. -Stavo pensando- disse in un sussurro -che potrei davvero, e dico davvero, innamorarmi di te, Alexander Lightwood.- Alec si ritrovò a sorridere inconsapevolmente, un sorriso che gli si allungò per tutto il viso, luminoso e raggiante.
-Stavo pensando- disse Alec, continuando a sorridere -Che io potrei fare lo stesso con te, sommo stregone di Brooklyn-
Sì sorrisero entrambi prima di unire di nuovo le labbra l'uno a quello dell'altro e rimasero per gran parte della notte così, avvinghiati nella totale consapevolezza che il loro amore era appena sbocciato, proprio come i fiori che Alec aveva visto sbocciare sugli alberi di Idris nella visione di Magnus.