Sta arrivando, sta arrivando la fine. Sì, pochi giorni e il giovane Malfoy mi ucciderà, o meglio, so che Voldemort glielo ha già comandato sebbene lui sia molto giovane, sebbene sia solamente un ragazzo; ma se lui non lo facesse mi eliminerebbe comunque qualcuno dei suoi.
In cuor mio spero che, nel caso, scelga Severus: così, se mi toglierà la vita, il Signore Oscuro si fiderà ciecamente di lui.Mi avvicino al pensatoio con passi lenti, quasi insicuri e, con la bacchetta, ripongo un pensiero all'interno di una delle poche fialette rimaste vuote.
Poi decido di prenderne una, di versarne il contenuto all'interno del pensatoio e vi immergo il volto con delicatezza, con talmente tanta delicatezza da essere estrema, a dir poco eccessiva.Quando l' immagine comincia a formarsi riesco a distinguere lunghe tavolate e raggazzi sedutivi intorno, capisco a quale epoca appartenga: è un ricordo lieto, un ricordo del periodo durante il quale varcai per la prima volta la soglia del castello di Hogwarts, durante il quale mi persi all'interno del castello per la poca attenzione che diedi alle scale, perché "a loro piace cambiare", ma io non credevo che avrebbero potuto tendermi dei tranelli e quindi le sottovalutavo.
Questo periodo fu il primo anno che trascorsi alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Oh sì, anche io studiai ad Hogwarts, ma a quel tempo la minaccia di Voldemort non incombeva poiché lui non era ancora nato.
Mi vedo, sono un ragazzo gracile dai capelli castani, mi muovo a passi lenti, nessuno avrebbe mai potuto pensare che io sarei potuto diventare Albus Silente, nonché il più grande mago di tutti i tempi.
Gli studenti del primo anno, me compreso, si stanno avviando al cospetto del preside nella sala grande, passando tra le tavolate di giovani maghi che li guardano con occhi curiosi, quando si fermano dinnanzi ad una strega, una professoressa con in mano una pergamena.
Lei la srotola e, dopo aver dato un'occhiata fugace a quel gruppo di ragazzini che sembrano dei leprotti circondati da un branco di leoni, chiama il primo nome sulla lista: Bonnie Wright.
La bambina si reca con aria imbarazzata dalla professoressa che la invita a sedersi sullo sgabello posto accanto a lei; dopo di che le poggia un cappello marrone a punta sulla chioma color carota, e il cappello, come prendendo vita, sentenzia:– Umh...potrebbe andare bene Grifondoro!–Sul volto della ragazzina spunta un sorriso come quando i bucaneve sbocciano in inverno colorando il paesaggio biancastro e si sentono numerosi applausi provenienti dalla tavolata dei Grifondoro.
La donna chiama poi un ragazzo e mentre gli sta per posare il cappello sul capo, esso esclama con tono acido:–Serpeverde–.
Rispettivamente tutti i Serpeverde acclamano il nuovo arrivato con urla e schiamazzi.
Poi pronuncia un altro nome, questa volta è il mio nome.
Okay, mi sembra che mi stia venendo l'ansia (in effetti il mio me di 11 anni era molto ansioso) mi dirigo verso l'insegnante a passi molto lenti, come se da essi dipendesse la mia stessa vita: come se un passo sbagliato mi possa far precipitare attraverso una botola in una stanza piena di serpenti.
Il Cappello Parlante dice dubbioso:–Umh... Tanto coraggio vedo, ma anche molta voglia di mettersi in gioco...ma dove ti colloco? Serpeverde potrebbe aiutarti sulla via della grandezza ma...sarà meglio Grifondoro!–
Un mare di applausi inonda la sala ed io con il sorriso stampato in volto mi siedo alla tavolata della mia nuova Casa.