Prologo

319 10 0
                                    


Seduction, Seduce. Ain't nobody who's as good at what I do
'Cause one minute she loves you, the next she don't
She's been stolen from you.

Eminem - Seduction

Seduzione, seduce. Non c'è nessuno che sia così bravo in quello che faccio.
Perché un minuto prima ti ama, quello dopo non ti ama più.
Ti è stata rubata.

Eminem - Seduction


Settembre 2022

Spalancò la porta ed entrò come una furia, attraversando l'ingresso dell'appartamento con passo svelto e deciso. Il tintinnio dei suoi anfibi borchiati era un mero sottofondo per il caos che si sprigionava dalla smart tv da cento pollici, sintonizzata sul canale musicale.
Un ragazzo sedeva sul divano in tessuto blu; le mani dietro la testa che si accarezzavano distrattamente i capelli castani e gli occhi ramati che guardavano lo schermo con aria annoiata. Anche lui indossava anfibi borchiati, aveva le caviglie intrecciate e i talloni appoggiati su un pouf in pelle rossa.
Il fisico prestante gli permetteva di indossare con nonchalance la divisa di pelle nera dei Beta.
Si voltò a guardarlo quando lo sentì entrare e, vedendo l'espressione tesa nel viso d'angelo, chiese:
«Ehi Deck, tutto okay?»
Decklan passò accanto al divano e si diresse a lunghe falcate verso il mobile in noce che gli stava alle spalle.
«No Olly» ringhiò, furioso, «Non è tutto okay.»
Afferrò lo smartphone, che era posato accanto ad uno dei suoi libri di mitologia greca, e quasi lo strappò via dal caricatore, tanta era la rabbia che gli ardeva in corpo.
Oliver tirò giù i piedi dal pouf per seguirlo con lo sguardo.
«Che stai facendo?» gli chiese, appoggiando un braccio sullo schienale.
Ma Decklan non lo stava ascoltando, troppo preso da quello che gli passava per la testa.
Scorse la rubrica nel telefono fino a trovare il numero che cercava. Allora sfiorò lo schermo con il pollice, inviando la chiamata.
Si passò una mano tra capelli biondi, portandosi lo smartphone all'orecchio e contò quattro squilli, prima che una voce maschile, roca e autoritaria, rispondesse.
«Che vuoi?»
Decklan strinse gli occhi color rame, coprendoseli con una mano, e dovette prendere un lungo e profondo respiro per non riagganciare.
«Ho bisogno d'aiuto» disse.
L'uomo all'altro capo del telefono tacque per qualche istante; a Decklan sembrò di sentire il rumore della carta di una merendina.
«Apollo non mi ha detto niente» rispose masticando.
Decklan sospirò, stringendo il telefono nella mano.
«È personale.»
L'uomo rise.
«Ma non mi dire.»
Decklan sentì la rabbia montare, ma si morse la lingua, trattenendo tutti gli insulti che aveva voglia di gridare.
«Non ti avrei chiamato se non fosse davvero importante.»
«Di questo ne sono sicuro» ripose l'altro, masticando di nuovo, «Ma ti ho già salvato il culo troppe volte. È ora che impari a cavartela da solo.»
«Vaffanculo Dam» ringhiò, «Un'amica è nei casini.»
Damian rise di nuovo.
«Sei sempre stato un romanticone.»
«Non ho i mezzi per aiutarla. Ho bisogno del khrathos
Sentì Damian sospirare e una carta che veniva accartocciata.
«È umana?»
«No.»
«È dei tuoi?»
«Sì.»
Sospirò di nuovo.
«Va bene. Arriviamo ad Estia domattina.»

I Figli di Apollo - L'Esercito degli Dei #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora