(2) Deborah

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Incontro Edward poco dopo al parco.
Mi invita a prendere il gelato, ma sinceramente non mi va.
Andiamo sull'altalena. Lì io e lui ci abbiamo passato l'infanzia. Da piccoli ci andavamo sempre e facevamo la gara di chi arrivava più in alto.
A quanto pare, se lo ricorda pure lui.
<<Arriverò più in alto io, cara mia>> esclama, mentre inizia a dondolarsi.
Vorrei dondolarmi insieme a lui, ma non ho le forze. Sono distrutta. Non solo fisicamente, ma emotivamente.
Edward se ne accorge, infatti si ferma e mi mette un dito sotto il mento, alzandomi la testa.
<<Che ti succede?>>
Sospiro. Mi vengono gli occhi lucidi.
<<Vuoi parlare?>>
Annuisco, cercando di trattenere le lacrime, ma inutilmente.
Mi prende in spalla e mi porta fino ad una panchina, dove mi fa sedere accanto a lui.
<<Quindi? Che succede?>>
<<Eh, Robert, e... Mi ha lasciata... Si è scopato una trovata in discoteca, e non gli è fregato niente...>> Cerco di dire in mezzo alle lacrime.
Mi prende il viso tra le mani e mi asciuga le lacrime.
<<Non ti merita quello stronzo. Tu sei migliore di lui, e lo sai. È solo una testa di cazzo che non capisce quanto tu sia meravigliosa, non sa cosa si perde. Quindi ora basta piangere. Vendicati. Mostragli che sei felice e che non te ne importa>>
<<Ma a me importa...>>
<<Lo so, ma devi essere forte>>
Mi lascia il viso e si alza. Tira un calcio alla panchina facendomi sobbalzare.
<<Quello stronzo... Come ha potuto farti una cosa del genere?>>
<<Non lo so nemmeno io>>
<<L'importante è che tu smetta di preoccuparti di lui>>
Annuisco, con il labbro inferiore che trema. Lui mi mette un dito sulle labbra e mi guarda in un modo un po' strano, dolce, e mi fa venire la pelle d'oca. Decide di fare qualcosa per tirarmi su di morale.
Riesce a convicermi di prendere il gelato, quello alla fragola, il mio preferito.
Alla fine la gara dell'altalena la facciamo, e ovviamente vinco io (come al solito, modestamente).
Verso sera, Edward mi riporta a casa. Davanti la porta, mi prende di nuovo il viso tra le sue mani.
<<Ricorda, lui non ti merita>>
Annuisco.
<<Sai che hai le guance fredde?>> mi chiede, sorridendo.
<<E tu hai le mani calde>> dico, sorridendo pure io, finché scoppiamo a ridere entrambi.
È stato come dire "Io ho un problema e tu lo risolvi, per me".
Lo abbraccio.
<<È stata una giornata stupenda. Sei riuscito a farmi sorridere, grazie>>
<<Di niente, lo sai che quando avrai bisogno, io ci sarò. Anche se sarà la giornata dei nulla-facenti>>
Sorrido di nuovo, ancora abbracciata a lui.
Stiamo così per un po'. Tanto stretti da farmi sentire il suo cuore. A ogni battito sento una strana sensazione, mai provata prima d'ora.
Decido di sciogliermi dall'abbraccio e lo saluto.
Non so cosa mi sia successo, ma so che voglio rivederlo domani, e dopo domani, e tutti gli altri giorni.

Spazio autrice
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