When I Was Down, When I Was Hurt, You Came To Lift Me Up

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Ad aspettarli al JFK vi era una limousine. I ragazzi gli avevano spiegato che a Manhattan erano soliti usare limousine come taxi per il trasporto dall'aeroporto all'hotel o a casa. Dopo aver lasciato Niall e Liam alle rispettive abitazioni, la limousine si fermò di fronte a un grande palazzo sulla 5th Avenue. Già il fatto che l'appartamento di Louis si trovasse su quella strada aveva agitato Harry, ma mai si sarebbe immaginato una cosa del genere: digitando un apposito codice, l'ascensore portava direttamente all'interno del grande appartamento situato all'ultimo piano del palazzo; l'arredamento era ultra moderno sui toni del nero, rosso e bianco. L'appartamento si apriva subito nell'ampio salotto dove un mobile basso bianco, sul quale vi erano appoggiate delle riviste, un paio di decoder e un impianto stereo, si estendeva lungo una parete dello stesso colore. All'interno della stessa, invece, vi era una nicchia nera contenente una tv al plasma e un caminetto elettrico, entrambi protetti da un vetro trasparente. Un divano a penisola in pelle rossa era sistemato al centro della stanza sopra un morbido tappeto nero, completavano l'arredamento un tavolo da pranzo laccato in bianco con sedie nere e un pianoforte bianco a coda. Sulla sinistra si entrava nella cucina: i mobili superiori della cucina a penisola erano in rovere nero, mentre il resto laccato in rosso lucido; vi erano ben due forni e un piano cottura ad induzione. Alla destra dell'ingresso una scala a chiocciola nera con gradini in legno e corrimano di vetro portava alla zona notte con la camera da letto arredata in stile zen: il materasso, rivestito da coperte e cuscini neri, che poggiava su un piano di legno laccato di rosso così come la testiera. Colore vivace che faceva da contrasto al nero del resto dell'arredamento. Sulla parete di fronte al letto ancora un camino a muro e televisore a schermo piatto, mentre una delle due pareti laterali era caratterizzata da una grande vetrata che regalava una vista mozzafiato della città. La restante parete aveva una porta scorrevole a specchio che nascondeva una cabina armadio con scaffali neri e pouf bianco al centro. Usciti dalla camera, un corridoio illuminato da piccoli faretti ai lati del pavimento conduceva direttamente nel bagno nero con sanitari di ceramica bianca, vasca quadrata interrata al centro della stanza e box doccia di ampie dimensioni. Una parete, invece, rientrava lasciando posto a morbidi cuscini panna così da potersi sedere accanto alla finestra. Dire che Harry stesse morendo, era niente. Come poteva esistere davvero un appartamento del genere e non essere frutto di qualche sua fervida immaginazione? «Libererò metà della cabina armadio, così potrai sistemarci le tue cose» lo informò Louis, riscuotendolo dai suoi pensieri. «L'hai arredato tutto tu?» domandò, seguendolo al piano inferiore. «Ho chiesto consiglio ad un arredatore d'interni, ma le idee sono principalmente mie. Cosa ne dici, rientra nei tuoi gusti?» «Me lo chiedi pure?» disse, guardandosi attorno ancora meravigliato. «Mi raccomando, non sentirti a disagio. Questa è anche casa tua adesso» si premurò di rassicurarlo, mentre lo osservava sedersi sul divano e accarezzarne la pelle rossa e «Ci vorrà un po' prima che mi abitui a tutto questo» mormorare. «Sarò ben contento di aiutarti ad ambientare» ammiccò nella sua direzione prima di avvicinarsi alla cucina e recuperare dal frigorifero due bottigliette di birra. «No, per me solo acqua. Grazie» lo corresse dal soggiorno. «Comunque la mia famiglia è in vacanza, rientrerà la prossima settimana» lo informò tornando da lui con il bere «Non vedo l'ora di presentarteli, sono certo che le mie sorelle impazziranno per te». Harry sbiancò, il respiro accelerato, non pensava sarebbero arrivati alle presentazioni così in fretta «Non è il caso di aspettare ancora un po'?» «Dovrò pur giustificare la tua presenza in casa mia, ma poi non hai niente di cui preoccuparti. Loro non ti conoscono quindi...ci inventeremo qualcosa. Dirò che ti ho conosciuto in un locale e ora siamo qua» gli scostò i capelli dietro l'orecchio, senza però riuscire a tranquillizzarlo. Harry manteneva ancora lo sguardo basso sul tappeto, per niente sicuro di quell'idea, Louis tendeva a semplificare un po' troppo le cose. Gli accarezzò il mento, sollevandolo poi con dolcezza «Babe, non hai niente di cui preoccuparti. Davvero» gli schioccò un bacio a fior di labbra «Sei perfetto, fidati di me». Poi si alzò dal divano, recuperando il cellulare «Ti va se ordino cinese per cena?» gli chiese, cominciando a digitare il numero del ristorante cui era solito ordinare il take away una volta ricevuto il cenno d'assenso da parte del più piccolo. Harry si avvicinò all'enorme vetrata del soggiorno, aprendola e scoprendo il terrazzo con vista su Central Park anch'esso arredato con dei divanetti bianchi. Si affacciò alla ringhiera, colpito dall'aria fresca di quel clima totalmente diverso a quello a cui era abituato della California. Lì le stagioni erano ben distinte. Osservò le macchine sfrecciare lungo la strada e pensò che la vita gli aveva decisamente regalato una seconda chance e non doveva sprecarla. Non tanto per la ricchezza che ora lo circondava, ma per la persona che aveva al suo fianco. Chissà come avrebbe reagito sua madre a quegli eventi. Sicuramente sarebbe stata felice per lui e avrebbe avuto un debole per Louis. Sorrise nel percepire le braccia di quest'ultimo stringersi attorno al suo busto e dirgli «Sono felice di averti qui». «Sono felice di essere qui» gli confessò, girandosi nel suo abbraccio. «A cosa stavi pensando?» Il suo sguardo si fece subito malizioso, allungando la presa sul suo sedere e premendoselo contro «A come vorrei mi prendessi su ogni superficie di questo appartamento da urlo». Louis guardò il suo Rolex per controllare l'orario «La cena arriverà solo fra una mezz'ora, perciò... abbiamo tutto il tempo per inaugurare il divano» schioccò, afferrandogli le mani e trascinandolo con sé.

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