La vita, a volte, sa essere veramente monotona. Sopratutto se si lavora in uno strano ibrido da caffetteria e libreria di cui sono davvero in pochi a minimamente conoscerne l'esistenza.
Ma la dura vita in un universitario richiedeva un sacco di soldi, e Genn ci si era quasi ritrovato per sbaglio a lavorare li.
Ci passava quasi tutti i pomeriggi, rapito da quella piccola libreria con i libri che odoravano di vecchio , le tazze giganti di caffè che costavano davvero poco e le crostatine al mirtillo più buone che avesse mai mangiato.
Oreste era il vecchio proprietario del Blue Moon. Un uomo mite e pacifico che aveva assunto lui e altri due ragazzi, convinto che la sua libreria potesse così continuare ad esistere ancora per un paio di anni.
C'era Shorty , che decantava versetti di Romeo e Giulietta per puro diletto e Giò, che fondamentalmente era li solo per leggere a sbafffo e per il caffè gratis.
Ma nessuno era come il suo cliente preferito.
Era un ragazzo alto, dai capelli neri portati corti e gli occhi più penetranti che Genn avesse mai visto.
E, come nel più tragico amore da romanzo che era scritto in quei vecchi e polverosi libri, di lui sapeva solo come prendeva il caffè (nero, con giusto un goccio di latte) e che segnava sempre il suo ordine come "Bug"
lo ringraziava sempre con un sorriso timido, per poi andarsi a sedere sempre nel solito tavolo. Quello che faceva angolo ed era perennemente coperto, dall'estate all'inverno ,dall'ombra degli alberi li di fronte.
Genn lo sapeva bene, adorava quel tavolo.
Quel giorno non aveva nulla di diverso dagli altri. "Bug" era arrivato al solito orario, aveva ordinato il suo caffè e si era seduto al solito tavolo.
Ma quando Giò gli ricordò con un sonoro sbadiglio che l'orario di chiusura si stava avvicinando, Genn si sorprese a trovarlo nell'esatta posizione in cui l'aveva lasciato.
Di solito non rimaneva più di un paio di ore, ma eccolo li. La testa ancora chinata su una vecchia molaskine, nell'esatta posione in cui lo aveva lasciato.
"Il tuo ragazzio è ancora li" gli fece anche notare Giò.
"Non è il mio ragazzo" precisò Genn, arrossendo appena.
"E allora perché mi hai quasi spaccato tibia e perone prima, quando ero andato per servirlo?"
"è il mio cliente preferito. È come se io servissi la rossa che viene tutte le mattine e prende cioccolato in tazza e crostatina al mirtillo. Lo sappiamo che ti fa gli occhioni dolci. Tutti ne abbiamo uno Giò, Shorty ci sta perfino uscendo con quella mora che serviva sempre lui"
"Alba sarà sempre la mia cliente preferita" disse Shorty ridendo, tornando dietro il bancone "Ma ci hai mai parlato oltre che per un semplice "Ecco il tuo caffè, fanno due e cinquanta?""
"Oh, una volta ci siamo sfiorati la mano" disse Genn "Può valere?"
"Sei senza speranza Wualiò" disse Giò "Ti fa gli occhi a cuoricino dal primo giorno che è entrato qui, e lo abbiamo capito tutti che ti piace"
"Dai, vallo ad avvertire!" disse Shorty con un sorriso "Cinque minuti e chiudiamo"
"Perchè ci devo andare proprio io?" chiese invano Genn.
I due, in tutta risposta, lo spinsero di peso fuori dal bancone, consegnandoli una scopa perché "faceva scena" .
Si avvicina quasi di soppiatto, quasi per parua di spaventarlo.
Stava scrivendo in maniera frenetica su un quaderno, per poi cancellare ogni due parole.
Erano parole in versi, sembrava quasi una canzone.
"Ehm, scusami" disse Gennaro "Stiamo chiudendo"
"Oddio, non mi ero accorto del passare del tempo" rispose lui.
Fece per alzarsi, dimenticando il suo quaderno sul tavolo. Fu Gennaro a bloccarlo.
"Scrivi canzoni?"
"Che?" chiese lui voltandosi "Si, ma non sono così bravo"
"Beh, non mi sembra così male"
"Anche tu scrivi?" chiese lui sorpreso.
"Si, ma non sono così bravo. Proprio come te" disse Genn ridacchiando "Ogni tanto, tra un caffè e un altro, butto giù qualcosa. No, davvero. È bellissima. Per chi l'hai scritta, la tua ragazza?"
"In realtà è per te" rispose Bug "Oddio, mi prenderai per uno stalker ora. È dalla prima volta che sono entrato qui che mi ricordavi qualcuno. Forse, qualcuno che non conoscevo nemmeno"
"Io non so cosa dire"
"Dimmi che non sono un fesso, ti prego"
"Oh, tutto il contrario. È la cosa più carina che qualcuno abbia mai fatto per me, Bug"
"Bug?" chiese lui interdetto.
"Oddio" disse Genn arrossendo "Noi tutti ti conosciamo come Bug, quello che siede sempre nela tavolo sotto il pioppo e ordina lo stesso caffè"
"Sono così prevedibile?" chiese lui divertito "Mi chiamo Alessio comunque"
"Gennaro"
"Bene Gennaro, grazie di essere stato la mia musa allora"
E così se ne uscì dalla stanza, lasciandolo li, imbambolato come un ebete con una scopa in mano
Ora quel volto aveva un nome vero, e a Genn sembrava il più bello di tutti.
* 6 mesi dopo *
La vita, a volte, sa essere veramente straordinaria. Sopratutto se si lavora in uno strano ibrido da caffetteria e libreria di cui sono davvero in pochi a minimamente conoscerne l'esistenza.
Alessio entrò nella sua libreria preferita con un sorriso sulle labbra. Gennaro era di spalle, un paio di cuffie nelle orecchie e un sorriso ebete.
Fece appena in tempo a dire a Giò di stare zitto prima di mettergli le mani sugli occhi.
Gennaro si girà, togliendosi le cuffie con il solito sorriso ebete.
"Buongiorno, tesoro"
"Ti stavo ascoltando proprio ora!" disse Genn.
"La tua canzone?"
"La sola ed unica" disse Genn "Caffè e ciambellina?"
"Ovviamente" rispose Alex.
Non dovette aspettare molto prima che una tazza fumante gli si posò di fronte insieme a una delle cimabelline alla crema che li piacevano tanto.
"Ti aspetto al tavolo?"
"Ma sto lavorando"
"Dai che ti copriamo noi!" disse Shorty
"Waliò, siete mileosi come pochi"
Alex sorrise, lasciandosi dietro un Gennaro ancora più felice
Si, lavorare li gli piaceva davvero un sacco
Soho Corner :
QUESTA OS È STATA UNA MARATONA!
Sto guardando Italia's got talent in contemporanea e sto correndo da una stanza all'altra!!
ahahah, ma dovevo pubblicarla. C'è l'ho in testa da troppo tempo
un grazie speciale alla mia collega Suzie per il nome della fic
Jess
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Blue Moon
FanfictionGennaro lavora in una libreria, che tanto libreria non è è un luogo magico dove pure il suo cliente preferito per cui si è preso una cotta, può accorgersi di lui