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Se c'era una cosa che Liam non sopportava era essere svegliato alle otto del mattino la domenica. E se c'era una cosa che non sopportava doppiamente era il fratello che gli saltava addosso con tutto il peso e gli urlava di alzarsi nelle orecchie.

Lo detestava, davvero. C'erano miliardi di modi per farlo alzare dal letto, ma ovviamente a lui piaceva rompergli le palle. Quella cosa non sarebbe mai cambiata, erano ormai sedici anni che si comportava in quella maniera, non poteva farci realmente molto. Aveva ventuno anni ma il ragazzino sembrava lui e non Liam.

“Smamma, mi serve la stanza” insisté, tirandogli via di dosso le coperte. Mugolò come un bambino nel sentire il freddo penetrargli nelle ossa, lanciando pedate all'aria, sperando di colpire Louis in faccia per zittirlo. Lo odiava, davvero. “Dai fratellino, alzati” lo incitò ancora, leccandogli una guancia con una lappata decisa; quello fu ciò che fece scattare Liam sui piedi. Gli urlò addosso di non farlo mai più, perché era decisamente la cosa più disgustosa del mondo e aveva voglia di vomitare. Non che fosse schizzinoso, ma si trattava pur sempre di saliva e faceva schifo. “Perché tu e Zayn non andate a fumare erba altrove?!” lo rimproverò infastidito, cercando invano un paio di jeans da indossare o qualcosa che coprisse la sua nudità prima di vedere Zayn entrare in camera sua. “Perché la mamma sa che sei un cucciolo, quindi è difficile che venga a controllarti e che la camera la riordini da solo. O esci e ci lasci in pace o resti e stai zitto” sbatté le ciglia e gli fece un mezzo sorrisetto compiaciuto.

Se c'era però, una cosa che Liam sapeva per certo era l'affetto che Louis provava nei suoi confronti. Era sempre lì quando ne aveva bisogno, pronto a tendergli una mano e rialzarlo se necessario senza mai lasciarlo cadere. Litigavano per la maggior parte del tempo, ma gli amici di Liam non conoscevano nessuno più protettivo di Louis. Se qualcuno provava a torcergli un solo capello era capace di fare piazza pulita ai suoi lati. “Me ne vado” brontolò infastidito.

Uscì dalla stanza con i ricci spettinati e a petto nudo, scalzo e con uno sbadiglio enorme a fargli aprire la bocca all'inverosimile. Incontrò Zayn nel corridoio, senza nemmeno salutarlo. “Buongiorno a te Liam” lo incitò, ma il ricciolino semplicemente camminò dritto senza dargli confidenza. Non aveva mai avuto una vera conversazione con quel ragazzo, quello perché non ne sentiva la necessità. Era un amico stretto del fratello e quello gli bastava per non approfondire il rapporto. Tutte le domeniche sperava semplicemente che non facessero nulla sul suo letto, che non andassero oltre le canne perché di dormire in un letto in cui il fratello aveva scopato non era nella sua lista di cose da fare.

“Perché il tuo fratellino continua ad ignorarmi?” esordì il moro una volta in camera. Liam si voltò innervosito e lo guardò storto prima di vedere solo il suo sorrisetto divertito e poi la porta della sua camera chiudersi. Fu in quel momento che cominciò a pregare come ogni domenica, a che serviva andare in chiesa se lui era costretto a farlo in casa? Assurdo.

Smise di pensarci quando arrivò in cucina e si preparò una tazza di latte e cereali, sbuffando di tanto in tanto nel sentire le risatine acute del fratello e del suo migliore amico. Era certo di innervosirsi ogni secondo di più, senza una via d'uscita. In quella frazione di secondo non desiderava altro che poter ritornare nel suo letto caldo e riprendere a dormire, ma ovviamente non poteva avere tutto nella vita. Sua madre fortunatamente non era in casa in quel momento, ma una volta tornata avrebbe sniffato – letteralmente – la camera di Louis solo per accertarsi che fosse tutto nella norma. Che mettesse tutte le volte anche un pacco di preservativi sulla mensola della sua scrivania, era solo un dettaglio a cui Liam rideva tutte le volte.

Non osava mai rimettere piede dentro la sua camera, per il semplice fatto che non voleva per niente essere stravolto dalla visione del fratello mentre scopava, non ci teneva proprio per niente. Si riscosse dai proprio pensieri quando sentì suo fratello urlargli un “Liam! Il tuo stupido telefono sta squillando da mezz'ora!” con tono piuttosto irritato. Come se fosse lui quello sfrattato dalla propria camera. Sbuffò ma si diresse in camera propria, spalancandola adagio terrorizzato dal trovarsi di fronte qualcosa di strano. Per fortuna non successe, perché vide suo fratello appollaiato sulla finestra col joystick fra le mani e Zayn seduto sul tappeto, con la canna fra le labbra e la concentrazione assoluta sul gioco che stavano intraprendendo. Li sorpassò senza curarsi della loro presenza e raggiunse il proprio cellulare, rendendosi conto delle quattro chiamate perse di Harry e tre di Niall. “Ma da quanto squilla?” domandò irritato, guardando male Louis che non lo degnò di un solo sguardo nemmeno una volta, se non distrattamente nel momento in cui Zayn gli passò la canna e si voltò a sorridere quasi angelicamente al riccio. “Ha rotto le palle tutto il tempo e chiudi la porta!” gli urlò, per poi alzarsi e abbandonare il joystick in favore di un bacio fra i suoi capelli ricci. Liam sospirò, lo odiava quando gli mostrava quell'affetto – inutile e spropositato – di fronte ad i suoi amici cazzoni, soprattutto di fronte a Zayn. Il perché era chiaro vista la sua espressione ghignante e divertita, al gesto.

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