Nel frattempo la neve aveva iniziato a depositarsi sul terreno in piccoli cristalli che ricoprivano i tetti delle case di un bianco perlato, mentre i raggi del sole pallido invernale circondavano le sagome delle persone che camminavano lungo la via di casa.
Non esitai due volte a voltarmi. Conoscevo alla perfezione quella voce, in ogni minima vibrazione, ogni tono e in ogni pausa.
"Nonna!" urlai.
Le corsi incontro e la abbracciai forte. Nonna fu una delle donne più importanti della mia vita, fin da piccolo mi ha cresciuto e accudito con amore. Era sempre bella, i solchi dell'età sul suo viso la rendevano ancora più brillante. Quell'abbracciò durò a lungo. Dopo il suo trasferimento, non la vedetti per mesi e in quella settimana aveva deciso di farmi una sorpresa.
Arrivati a casa iniziammo a parlare di cosa fosse successo in quei mesi, durante la sua assenza e sentirla parlare fu la cosa più dolce del mondo, il suo modo di riferirsi a me come un figlio mi era mancato.
Dopo pranzo mi dedicai allo studio, ed ebbi anche del tempo per rimanere da solo, mentre nonna e mamma conversavano in salotto.
Passai diversi minuti a fissare fuori dalla finestra la neve che nel frattempo aveva dipinto le strade. Tutto ciò mi riportava alla mente un senso di malinconia incontrollabile. Dovevo dirle la verità, almeno a mamma, lei meritava di sapere.
La mia condizione in quel momento non era facile, quando ti senti diverso dagli altri, perché sei consapevole di non avere gusti comuni. Sapevo benissimo chi ero, lo sapevo alla perfezione da anni, ma non ebbi mai il coraggio di dirlo a nessuno soprattutto dal momento che nella mia mente sarei comparso estraneo agli occhi degli altri.
L'ambiente circostante e quei pensieri di cui mi volevo liberare che mi frullavano in testa rendevano tutto il quanto stressante.
All'età di sei anni, mia madre e mio padre si separarono, da quel momento mia madre fece di tutto per occupare entrambe le parti, non mi fece mancare mai nulla, tanto meno l'affetto, anzi sembrava molto più ostinata a donarmelo a maggior ragione. Per questo il senso di nasconderle qualcosa mi faceva stare così male.
Negli anni successivi al divorzio, la figura di mio padre sembrava essersene andata, volatilizzata nel nulla. Non un messaggio ne una chiamata, solo al mio compleanno appena mi svegliavo trovavo una piccola scritta sullo schermo del cellulare: "Tanti auguri"; nient'altro.
Ci stavo male ovviamente, ma volevo che nessuno lo notasse. Essere trasparente non è mai stato facile per me, tutto partiva dai mille complessi che mi facevo davanti allo specchio, ma non solo sull'aspetto esteriore ma anche su quello interiore. Non volevo che per la gente fosse facile capire chi ero precisamente.
Conoscevo ragazzi gay che non appena ebbero la possibilità di farlo si dichiararono a parenti ed amici. Volevo tanto avere la loro forza di volontà, li invidiavo. Poi riflettevo esattamente sul cosa differiva me da loro e non c'era nulla, ma il coraggio ancora una volta non lo trovavo.
Poi quasi mi costrinsi, dovevo dirglielo, ma non in quella settimana, volevo aspettare almeno la partenza di nonna, così da non scombussolare nulla in casa.
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Come i coleotteri in inverno
ChickLitEvan è un ragazzo di diciannove anni che vive in una piccola cittadina canadese. Da anni ormai cerca di nascondere ad amici e familiari le sue mille sfaccettature, tra cui il continuo dubbio nell'ammettere i propri gusti in tutto. Anche dal lato ses...