Hot Time

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«Finalmente ho finito!» sbuffai soddisfatto di me stesso e osservando il mio operato.

Ora la casa aveva un aspetto diverso, più intimo, più completo, che sapeva di noi due.

Albert ne sarebbe stato entusiasta, ne ero certo. Il salotto che avevo appena sistemato non era più ingombro di scatoloni ricolmi di oggetti, ma era ordinato e delizioso.

Sulla parete di sinistra avevo piazzato il grande mobile di legno nero, che conteneva la televisione, lo stereo e avevo riempito i ripiani sottostanti con i nostri dvd preferiti e i cd musicali. Di fronte, sopra un grande tappeto peloso color crema, c'era un basso tavolino da caffè in vetro, il divano a tre posti di pelle nera e le due poltrone coordinate.

Avevo messo le nostre foto nelle bellissime cornici che ci avevano regalato i miei genitori e i nostri amici, spargendole in modo casuale per tutta la stanza.

Poiché ero già riuscito a sistemare tutto il resto della casa, ora poteva dirsi completamente finita, cosa che mi rese estremamente orgoglioso.

Il mio cellulare si mise a squillare proprio in quel momento e lasciai perdere lo straccio che stringevo ancora tra le dita per correre a rispondere. Era lui.

«Pronto?»

«Ciao, tesoro» mi salutò la caldissima voce di Albert. «Tutto bene a casa?»

Solo a sentirlo, riuscivo a immaginare i suoi verdissimi occhi che mi guardavano con amore, quell'affascinate sorriso che riservava soltanto a me e i suoi indomabili capelli corvini, corti ma sempre scompigliati in un modo che potevo solo definire adorabile.

«Sì, ho appena finito di sistemare il salotto» gli dissi, felice.

«Davvero? Non vedo l'ora di vederlo» affermò, abbassando il tono e facendomi rabbrividire di piacere. «Volevo dirti che stasera potrei fare più tardi del solito, abbiamo un cliente importante che viene da fuori città e non so se riusciremo a finire prima di cena.»

«Tranquillo, amore» lo rassicurai.

«Ti amo, Rain.»

«Anch'io.»

«A stasera.»

Lo salutai ancora una volta e chiusi la chiamata sospirando. Albert lavorava in un grande studio legale e, dato che da poco era riuscito a diventarne socio, poteva capitare che facesse le ore piccole.

Io, invece, ero un programmatore informatico con specializzazione in web design e lavoravo in proprio, direttamente da casa. Gestivo i siti di varie aziende e potevo amministrare il mio tempo come preferivo.

Poggiai il cellulare sul piano di marmo della cucina e tornai in salotto. Presi gli scatoloni vuoti e li portai in garage, appuntandomi mentalmente di portarli fuori il giorno in cui gli spazzini sarebbero passati a raccogliere la carta.

Passai il resto del pomeriggio a buttare giù il codice html di un sito per un nuovo cliente, una ditta che vendeva formaggi e derivati del latte biologici e, verso sera, decisi di uscire a fare la spesa.

Il mio Albert adorava la carne e le verdure grigliate, così comprai due belle bistecche, alcune melanzane e un paio di zucchine. Era fortunato, io adoravo cucinare e la cosa che mi piaceva più di qualsiasi altra, era renderlo felice come lui rendeva felice me.

Tornato a casa, misi a posto la spesa e tirai fuori la griglia, il tagliere e il coltello per cominciare a cucinare. Accesi la televisione, sintonizzandomi sul mio canale preferito e guardai un episodio di Law & Order che, stranamente, non avevo ancora visto.

Preparai le verdure come piacevano a lui, con tanto aglio e un pizzico di erbe fresche tritate e lasciai la carne in frigo, pronta per essere cotta non appena fosse rientrato.

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