Erano passate ore da quello sfogo emotivo.
Ero nel mio letto a fissare il vuoto pensando e ripensando che manca davvero poco all'inizio dell'università.
La mia "università" non si può chiamare tale, diciamo che è un corso avanzato di fotografia e cinematografia.
Manca giusto qualche giorno ed inizierò questo nuovo percorso di studi.
Ho sempre avuto la passione per la fotografia fin da piccola, mi ricordo che quando capitava ero io che facevo le foto ai miei genitori.
Ora,però, ho dovuto vendere tutte le macchine fotografiche che avevo per avere i soldi per la cura della mamma.
Recentemente sta molto male, mi strugge vederla in quello stato e non poter fare niente.
Mi manca tremendamente.
Mi alzai di scatto dal letto: dovevo andare dalla mamma.
Mi vestii con dei vestiti presi a caso dall'armadio.
Aprì piano la porta, sbirciai all'esterno: vidi mio padre che dormiva sul divano.
Camminai in punta di piedi fino alla porta della casa.
Una volta uscita iniziai a realizzare che forse, e dico forse ho sbagliato ad avviarmi verso l'ospedale alle tre di pomeriggio...
Si muore di caldo!
Dopo non so quante canzoni deprimenti arrivo all'ospedale.
L'edificio bianco, che tutti, fin da piccoli odiano.
La struttura bianca, senza vita, piena di persone disperate in cerca di speranza.
Entrai, chiesi ad un infermiera dove si trovasse mia madre.
Quando me lo disse mi precipitai nella sua stanza.
Era lì, in bilico tra la vita e la morte da ormai due lunghi e snervanti anni.
I capelli biondi le ricadevano sulla sua esile faccia ormai priva di colori.
Il suo corpo era avvolto in un camice bianco.
Mi avvicinai e mi sedetti su una sedia lí vicino.
"Ciao mamma" sussurrai.
Lei non rispondeva.
Mi guardava con i suoi grandi occhi azzurri.
Il suo sguardo era smarrito.
"Chi sei?"
Ero pallida come le mura di quella stanza.
Era peggiorata, non si ricordava di me.
La sua unica figlia.
"Sono Lea,tua figlia" dissi trattenendo le lacrime che minacciavano di uscire.
"Oh...Ciao Lea.
Non mi ricordavo di te."
"Come ti senti?"
"Male. Molto male.
Me ne sto andando Lea."
"Guarirai."
"Non ne sono più così sicura.
Come va con la scuola?"
"Tra qualche giorno inizio la scuola di fotografia."
"Oh..Lea.
Sono così fiera di te, la mia piccolina sta realizzando il suo sogno."
Involontariamente sorrisi e una lacrima solcò la mia guancia.
"Robert?"
A quel nome mi irrigidì, come poteva pensare a quell'uomo.
Colui che l'aveva abbandonata.
Colui che si definisce mio padre.
"Sta...bene."
Non potevo dirgli la verità, si sarebbe lasciata andare.
Sarebbe morta perchè mio padre le aveva tolto la voglia di vivere.
A quel pensiero rabbrividì.
"L'orario delle visite è finito"
Disse una donna sulla cinquantina.
"Ciao mamma"
L'abbracciai e silenziosamente me ne andai.
Ero fuori da quella trappola di speranze non avute.
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Dream~Jaser
FanfictionLea,sognatrice. Jaser,realista. Lea,imperfetta. Jaser,imperfetto. Le imperfezioni uniscono le persone.