C.1

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Entrai nel locale, lo sguardo assente, la mente piena di pensieri e un corpo che necessitava d'alcool. Mi sedetti in uno sgabello davanti al vecchio bancone di legno del bar poco illuminato e con una sorta di nebbia di fumo che in parte si era impregnato nei muri del piccolo bar. Attorno a me solo vecchi signori malcurati e con folte barbe. I loro visi raccontavano mille storie diverse, occhi tristi, rughe marcate e un sorriso che non solcava i loro volti da tempo. Un uomo si alzò da un tavolo per poi venire davanti al bancone e guardarmi con sguardo interrogativo.
"Mi va bene qualunque cosa basta sia forte." Alla mia richiesta non emise parola si girò solamente per prendere una bottiglia di vetro trasparente con all'interno un liquido altrettanto trasparente, lo versò in un bicchierino per poi spingerlo e farlo scivolare verso di me. Lo afferrai e mandai giù tutto di un colpo, la gola bruciava ma è piacevole. Feci lo stesso per altre cinque volte. Iniziai a sentire gli effetti del liquore dopo un po la vista iniziava a restingersi e la testa farsi un po più pesante. I pensieri brutti si allontanarono dalla mia testa, solo pace e serenitá, per questi esatti effetti che l'alcool mi procurava ero finito per essere un perfetto e schifoso alcolizzato del cazzo. Ma eppure io stavo bene così. Appoggiai la testa al bacone e mi rilassai facendomi cullare dall'odore di sigaro e dal ronzio delle voci. Alcuni parlavano dei figli che ormai non facevano più parte della loro vita, altri delle mogli a casa e altri semplicente giocavano a carte. Mi alzai a mala voglia per colpa della vescica che mi torturava. Avevo un immediato bisogno del bagno, cercai l'insegna e una volta trovata mi ci fiondai dentro. L'odore acre dell'urina mi invase le narici, non pulivano il bagno da mesi evidentemente. Aprii l'unica porta presente nel piccolo bgno, mi sorpresi a vedere il bagno era già occupato da un ragazzo. Era seduto sulla tavoletta  abbassata, un laccio emostatico, o qualcosa di simile, gli stingeva la parte superiore del braccio, una siriga era appoggiata per terra, e un cucchiaino sui pantaloni del ragazzo. Aveva la testa appoggiata al muro, gli occhi chiusi,  le gambe distese e le braccia che penzolavano verso il pavimento nonostante la posizione che poteva fa credere che ormai non facesse più parte di questo mondo sembraa rilassato e faceva respiri più che regolari. Rimasi li a guardarlo finchè non si accorse della mia presenza e aprii gli occhi. Due occhioni blu da cucciolo mi si pararono davanti, non si addicevano per nulla al corpo da drogato che aveva, scarno in volto e con gli occhi infossati. Alzò la testa nella mia direzione. Attese qualche secondo prima di parlare.
"Ehi amico non hai un cazzo da fare?" Aveva la voce roca e un piccolo accenno di sorriso.
"Io sarei venuto per pisciare." Mi accostai con le spalle alla parete per evitare di cadere continuando però a guardarlo. La testa girava leggermente e non avevo nessuna intenzione di rimanere steso in quei bagni luridi. Rimase seduto ancora per qualche minuto prima di predere le forze e con un sorrisino si alzò, raccolse le sue cose e mi fece spazio nel bagno. Mi chiusi la porta dietro le spalle e finalmente svuotai la mia vescica che a minuti sarebbe potuta esplodere. Uscii, lo vidi davanti al lavandino del bagno lavarsi le mani e in volto, alzò lo sguardo e mi vide nel riflesso dello specchio davanti a lui, rimase a guardarmi per poco prima di girarsi a guardarmi, da in piedi sembrava ancora più magno.
"Non parlare di nulla con il propretario del bar." Disse rivoltandosi verso in lavandino e distogliendo lo sguardo da me.
"E perchè non dovrei?" Dissi alzando un sopracciglio.
"Farsi i cazzi propri è sempre un bene" Si asciugò il viso, le mani e uscì dal bagno. Se era così bello ora chissà come lo era una volta. Magari un po più in carne con qualche muscolo in più. Scossai la testa, mi lavai le mani e sciacquai il viso per cercare di levare il lurido di quel bagno che sembrava che in qualche modo si fosse fissato addosso a me. Arrivai barcollando fino al bancone lasciai una banconota da venti e me ne andai. Appena varcata la porta i brividi mi avvolsero, mi strinsi nel giubotto cercando di scacciarli e accesi una sigaretta. Era si e no l'una di notte e non avevo nessun tipo di voglia di tornare a casa con quella caga cazzi di Cristin. Mi avrebbe di nuovo fatto la predica perchè tornavo a casa per l'ennesima volta ubrico. Non sarei stato ancora ad  ascoltarla era così irritante, si divertiva a fingere di essere perfetta, di vivere nel mondo perfetto e di stare con il ragazzo perfetto. Ma per dio lei non era perfetta sto mondo è una merda e io ero tutto tranne che un ragazzoo senza difetti. Magari fosse tutto rose e fiori, sarebbe bello, bellissimo. Spensi la sigaretta schiacciandola con una scarpa.  La porta che prima avevo aperto per uscire dal bar venne riaperta e mister occhi blu mi si parò davanti.

-ELISA-

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