Finii la birra, mi alzai dallo sgabello e mi diressi verso i bagni. Volevo parlargli, volevo sapere il suo nome e cercare in qualunque modo di aiutarlo. Sapevo cosa volesse dire perdere dei cari per la droga e non volevo che nessuno che potesse tenere a lui passasse ciò che ho passato io. Sapere che una persona a cui tieni si sta lentamente distruggendo e tu non puoi fare nulla ti logora dentro, puoi solo stare a guardare, vedere il suo corpo consumarsi, farsi sempre più fragile e debole anche solo agli sguardi, ma no sta volta non sarei restato a guardare. Sapevo benissimo di non conoscerlo, ma ero sicuro che quel ragazzo dentro avesse qualcosa di speciale, che non poteva essere perso. Lo arei aiutato, o almeno ci avrei provato. Spinsi la porta del bagno, bussai all'altra porta chiusa davanti a me.
"Cosa stai facendo?" Attesi in silenzio una risposta.
"È una tua strana perversione sapere cosa fa la gente in bagno?" Chiese ornando la frase con qualche imprecazione.
"Seriamente dovresti smetterla Mister occhi blu"
"Come cazzo mi hai chiamato?" Chiese aprendo la porta.
"S-scusa è che..." Cazzo sono proprio un coglione.
"È che, cosa?" Chiese inclinando la testa guardandomi.
"Non sapevo come chiamarti..." Dissi imbarazzato.
Raccolse una busta che aveva poggiato sul water. Mi spinse di lato per passare, si andò a sciacquare le mani e poi il viso come la scorsa volta. Si girò e mi fissò.
"Ma non hai proprio un cazzo da fare? Devi avere una vita proprio noiosa ragazzo."
"Dovresti smetterla, davvero" Si avvicinò precipitosamente puntandomi un dito contro.
"Non hai il diritto di dirmi cosa devo fare chiaro? Neanche mia mamma lo ha figurati se lo hai tu." Spinsi la sua mano verso il basso. Un brivido mi percosse sentendo la sua pelle fredda contatto con le mia mani calde.
"Io lo dico per te." Dissi scrollando le spalle.
"Stai zitto. Non sai un cazzo di me e forse è meglio così. Lasciami stare e fatti una vita." Sputò uscendo dal bagno. Che scorbutico pensai. Uscii di fretta dal bagno sperando di trovarlo ancora dentro al bar. Era seduto in uno sgabello al bar, mi sedetti di fianco a lui e ordinai bicchierini di vodka liscia uno dopo l'altro lasciando scivolare libero in liquore giù per la gola e seguendo mentalmente la scia di bruciore che lasciava dietro di se.
Mi guardava, anzi mi fissava, il suo sguardo bruciava la pelle,ma sembrava comunque tranquillo, quasi rilassato. Aveva il volto spensierato e gli occhi felici non sembravano per nulla quelli del ragazzo che era entrato poco tempo prima nel bar. L'eroina, lei gli aveva fatto diventare gli occhi così, una compagna di vita, prima ti da l'illusione che sia tutto bello felice e spensierato e poi ti toglie tutto in una volta sbattendoti la cruda verità in faccia.
Lo sentii ridere, ma non una bella risata felice una risata di disprezzo.
"Stai ridendo di me?" Chiesi, la mia voce modificata dalla bocca impastata per colpa dell'alcool.
"E di chi se no."
"Perché dovresti ridere di me?" Chiesi aprendo le braccia in un gesto quasi si sfida, ma mi resi solo più ridicolo davanti ai suoi occhi dato che in quel momento il mio coordinamento era pari a zero.
"Non ti vedi? Sei ridicolo."
"E perché mai sentiamo" Appoggiai il gomito sul balcone e mi tenni su la testa appoggiando il mento sul palmo della mano guardandolo e aspettando una risposta.
"Non dire agli altri di non fare cose che poi sei il primo a farle."
"Io non mi faccio di.." Mi mise una mano davanti alla bocca prima che potessi terminare la frase.
"Che cazzo hai nel cervello?!" Mi urlò contro ma sottovoce.
"Che ho fatto?" Chiesi ridendo contro la sua mano.
La spostò e mi guardo, e se gli sguardi potessero uccidere allora sarei già sotto due metri di terra.
"Lui" indicò il vecchio barista. "È mio nonno coglione."
"E come pensi che io potessi saperlo?"
Sbuffò e fece per alzarsi.
"Dove vai?" Chiesi curioso. Probabilmente se non fossi stato ubriaco fradicio non avrei mai avuto le palle per chiederglielo.
"Non sono di certo affari tuoi."
Uscii chiudendosi la porta alle spalle. Sospirai, quel ragazzo era così dannatamente tutto sbagliato. Mi decisi di alzare il culo dallo sgabello e uscii anche io dal bar. La luce del sole mi infastidiva assai, barcollai fino a casa e mi buttai sul divano una volta arrivato a casa.
"Harry, puzzi, puzzi d'alcool" Disse Cristal. gli occhi avevano appena iniziato a luccicare.
"E con questo?" Sbuffai.
"Ce la fai a lasciarmi in pace?" Chiesi. Sentii una porta sbattersi e poi il più totale silenzio. Finalmente cazzo. Dormii varie ore. Appena mi svegliai un mal di testa mi accolse. Mi alzai a mala voglia facendo qualche smorfia, mi ero indolenzito tutto dormendo sul divano. Presi un'aspirina per cercare di scacciare il mal di testa che ormai mi aveva invaso, e mi diressi verso il bagno per farmi una doccia. Mi asciugai in fretta, mi misi un paio di jeans e una felpa, guardai il telefono erano le nove di sera. Cazzo avevo dormito proprio tanto. Era comunque l'orario perfetto per uscire. Mi incamminai verso il bar, ma a metà strada mi sentii una voce familiare e pregai dio di non essermi sbagliato. "Hey tu Mister occhi verdi." Mi girai per verificare e si quella voce apparteneva proprio a Mister occhi blu. Lo guardai sollevando un sopracciglio per il modo in cui mi aveva chiamato, cercando di sembrare duro come lui lo era con me ma fallì miseramente dato che stavo sorridendo con un ebete. "Non solo tu puoi inventare nomignoli stupidi." "Primo non è stupido, secondo lo hai palesemente copiato da me." Dissi incrociando le braccia al petto. "Cosa vuoi fare chiamare la mamma ora?" Sbuffai per il suo sarcasmo fin troppo pungente. E continuai a camminare. "Dove stai andando?" Oh gli interessava dove andavo, bhe è inizio no? "Te lo dico se mi dici come ti chiami." Lo guardai con un piccolo sorrisino sfacciato. "Cos'è mi ricatti ora?" "Dare per avere" Sorrisi
"Vabbè tanto non mi importa" Disse alzando le spalle, devo ammettere che un po mi ferì ma mi girai e continuai per la mia strada. Tanto probabilmente sapeva che sarei andato al bar.-ELISA-
STAI LEGGENDO
Faded |LARRY|
FanfictionCi vedo ancora insieme, come una coppia, a girare tra le strade mano nella mano sotto gli sguardi critici della gente.