tema13-amore

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Quel giorno correvo.
Correvo come una dannata.
E piangevo.
Piangevo come una fontana.

Mi sentivo persa, e un vuoto cominciava ad impadronirsi dentro di me.
Sentivo come se degli aghi avessero punto il mio cuore, che lentamente si stava sgonfiando.

Come aveva potuto farmi questo?
Colui che diceva di amarmi mi aveva ridotto in questo stato: ma perché?

Cosa ho fatto di male per meritarmelo?

Cosa ho fatto di male per vederlo in giro con un'altra, mentre la bacia con passione nel bel mezzo della Piazza?

E poi, perché quella ragazza era Joelle? Perché era la mia migliore amica?

Sono così un'essere spregevole per becarmi due dolori in un colpo solo?

Nate non si era nemmeno accorto di me, aveva occhi solo per lei, e la guardava come se fosse l'unica,

Come avrei voluto che guardasse me.

Era un'ingiustizia, ma infondo si sa:il mondo non è uno sportello esaurimento desideri.

Mentre correvo sentivo gli sguardi della folla su di me, cosa che odiavo, mentre quel gruppetto di amiche con cui ero uscita mi avevano abbandonata senza nemmeno corrermi dietro.

Mi fermai improvvisamente.

Ero ormai davanti ad un albero, sotto il quale era posta una piccola panchina, su cui a sua volta era seduto un vecchietto.

Aveva in mano qualcosa, che si rimise in tasca alla mia vista.

<<Perché piangi?>>
Mi disse incuriosito, con un'aria un po' triste.

<<No, niente, non si preoccupi >>
Risposi lievemente in imbarazzo

<<suvvia, non crederai che creda a questa balla vedendoti in quello stato? Vieni a sederti qui>>
Obbedii sedendomi tranquillamente al suo fianco: mi ispirava fiducia.

<<Allora?Cos'è successo?>>
Mi chiese pacato

<<Ho visto il mio ragazzo che mi tradiva>> risposi singhiozzando, mentre mi asciugavo una lacrima con l'indice.

<<bhe, allora non era amore>>
Mi disse come per rincuorarmi, ma senza successo.

<<Ma lui me lo ripeteva sempre>>

<<le parole volano, giovane. Volano. Non fare mai troppo affidamento alle parole>>

<<Ma allora non potrei fidarmi di nessuno a questo punto>>
Dissi un po' delusa

<<No, per carità. Devi solo imparare a fidarti delle persone in base ai fatti>>
Fece controbattendo.

Poi cacciò fuori dalla tasca quello che aveva messo da parte alla mia vista.

<<La vedi questa?>>
Mi disse indicando la foto.

Io annuii

<<Bene, questa è la donna che amo >>
Rispose tranquillamente,mentre le mani gli tremavano leggermente

<<Marina è morta cinque anni fa, e causa di un arresto cardiaco. E mi ha lasciato solo al mondo>>
Continuò fissando la foto

<<Mi dispiace molto...>>
Tentai di dire

<<Oh, no. Non dispiacerti: non è colpa tua se è morta>>
Mi spiazzó

<<Due anni fa mi sentii strano, ed un mio vicino mi accompagnò con cortesia in ospedale, o qualcosa di simile. Ora non ricordo, ma l'unica cosa che si è che mi dissero che avevo l' Alzheimer.>>

Poi deve una lunga pausa.
<<Da quel giorno iniziai a scrivere i miei ricordi più belli con lei su carta, e a guardare le sue foto ogni giorno. Così almeno non la dimenticherò mai, e quando morirò, bhe, finalmente riuscirò a ricongiungermi a lei. Lo faccio perché ho paura che quando la rivedrò non la riconosceró. E io questo non lo voglio: io ho bisogno di lei>>

<<Abbiamo sempre vissuto fianco a fianco, non abbiamo nemmeno mai sfiorato l'idea del tradimento o dal divorzio. Eravamo felici>>
Posó poi lo sguardo su di me

<<Poi però i figli crebbero,si sposarono, andarono via a si dimenticarono di noi. Io fui licenziato dalla fabbrica dove lavoravo, che fallì, e fu così che entrammo in una profonda crisi.>>
Un lacrima iniziò a scavargli il volto rugoso, scolpito dagli anni.

<<Ma nonostante tutto Marina è sempre rimasta con me, mi ha sempre rassicurato>>

<<Lei è un uomo fortunato>> allora dissi
<<Perché almeno ha conosciuto l'amore>>

<<Lo so,lo so. E me ne vanto. Lei è stata l'unico e ultimo amore della mia vita, e se c'é una vita dopo la morte,
lo sarà anche allora>>


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