Opal.┊Ꮮuke

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Uno, due, tre passi.

Cerco di fare meno rumore possibile, camminando con la pistola impugnata con entrambe le mani, il dito posizionato sopra il grilletto. Man mano che vado avanti sempre più siringhe entrano nella mia visuale, la puzza d'erba è quasi soffocante. La strada sporca che ha ospitato e continua ad ospitare persone malandate è macchiata, o come direbbero loro decorata, da pozze di sangue. Distolgo lo sguardo arricciando il naso, sento di star per vomitare la cena di Natale dello scorso anno, o di anni ancora non abbastanza lontani e vecchi da non ricordare; ergo, la cena a casa di Zia Kath. Come scordarsi del ben di Dio servitoci quella sera, e soprattutto, come scordarsi la pancia in procinto di esplodere e i numerosi chili presi.
Ma lei mi riteneva sciupata e non ho avuto via di scampo.
Credo mi manchi Zia Kath.

Per non pensarci guardo l'oggetto tra le mie mani, sentendomi maledettamente potente. Mi basta premere di poco il dito per mandare tutti questi stronzi al diavolo. Sento l'adrenalina scorrermi nel corpo, i miei pensieri sadici danno forma ad un sorriso malato sul mio viso.

Dove potrei sparargli?
Continuo ad avanzare silenziosamente, non c'è anima viva qui. O così sembra.

Alla testa è troppo banale, cazzo.
Un rumore mi fa girare di scatto, mentre il battito comincia ad essere irregolare.
Non ho paura.

Non devo ferirli, devo farli rimanere secchi.
Sembrano dei passi, non di una sola persona.

All'apparenza calma, dentro un accumulo di emozioni che tre volte su cinque mi causano attacchi di panico. Ma ora non deve essere così, è tutto sotto controllo, come dovrebbe essere sempre. Loro entrano nella mia visuale, io gli sparo. Proprio lì. Semplice ed efficace.

Il cuore.

«Porca merda!»

Due o forse tre persone prendono a sparare all'impazzata nella mia direzione, mancandomi per poco. Nascondendomi dietro l'angolo inizio a sparare anch'io con più precisione e lentezza. So che questo può confonderli.

Un grido disumano mi costringe a strizzare gli occhi, prima di riuscire a vedere un ragazzo biondo e sanguinante portarsi una mano alla spalla, continuando ad urlare imprecazioni. Gli altri due si fermano a guardarlo pochi istanti, il tempo necessario per permettermi di piantargli due proiettili nel culo. Magari anche qualcuno di più.

«Ti ammazzo, cazzo!»

Prendo a correre veloce come non mai, ridendo felice. Non sanno con chi hanno a che fare, non sanno a chi sono andati incontro.

Questo è solo l'inizio.

Opal.┊ᏞukeWhere stories live. Discover now