Le scale di mogano scuro scricchiolarono sotto i leggeri passi di Luke.
Si sentiva sempre più pesante, sempre più in colpa, passo dopo passo.Lui era lì, ad aggiungere al latte tiepido qualche goccia di caffè zuccherato. Da quando aveva deciso che dei pancakes la mattina non bastavano, rendeva tutto estremamente dolce.
Luke pensò che la camica a scacchi verde e nera, poggiata malamente sulle sue spalle, facesse un abbinamento migliore sul pavimento dell'appartamento del maggiore.
Michael da qualche tempo era ingrassato un po', tutti l'avevano notato.
Luke non se n'era accorto subito, poichè tutte le felpe del ragazzo erano sempre state larghe e un perfetto nascondiglio per il corpo di Michael.
Solo la sera precedente, quando Michael si spogliò dei suoi timori e delle sue timidezze e fece Luke suo, ne prese realmente atto.Questa potrebbe sembrare una cosa adorabile e tenera, ma non era così. E il minore sapeva il perchè.
Michael era passato dal non toccare quasi cibo a ingozzarsi fino a sentirso esplodere, il tutto in pochi mesi.
Luke conosceva il motivo di tutto questo, ma come altre cose non ne parlavano mai. Non lo facevano più.Michael era un pezzo di argilla che si lasciava modellare a piacimento da altre mani, come meglio desiderano.
Era a questo che stava pensando quando si avvicina a passi felpati verso il ragazzo intento ad armeggiare col pentolino sul fuoco pieno per metà di latte.
La schiena a formare un piccolo arco fece guizzare nella sua mente quell'immagine che lo ha perseguitato tutta la notte: Michael che si spinge il lui con movimenti decisi, mentre le piccole mani di Luke erano sulla sua schiena, con le unghie nelle sue carni, mentre il maggiore s'irrigidiva percertibilmente quando si riversava in Luke.
"Hey.."
Un piccolo mormorio lasciò le labbra sottili del biondo mentre poggiò le mani sulle spalle dell'altro.Ancora una volta i muscoli dell'altro si tesero sotto le sue mani e lungo tutto il suo corpo, facendo creare un cipiglio sulla fronte del più alto.
"Ciao." borbottò Michael, mentre le sue mani si poggiarono istintivamente sul ripiano di fronte a sè.
Luke si sporse e le sue labbra posarono un bacio sul retro del suo collo, mentre le sue mani iniziano a sbottonare le prime asole.
Gli scostò il leggero tessuto dalla spalla destra, dove proprio ieri le sue labbra lasciavano piccoli baci lungo il bordo di quel grande segno violaceo sulla sua spalla.
Sbottonò anche tutti gli altri bottoncini, mentre le nocche di Michael sbiancarono visibilmente, tanta la forza con cui stringeva il bordo della cucina.
Come la sera precedente, anche questa volta Luke non può trattenersi di rilasciare un profondo sospiro dinanzi quella orripilante vista.
La sua schiena pallida era ricoperta da circonferenze violacee ed altre rosse, dove il sangue si era coagulato. Questi continuano alcuni sul petto, sulle braccia e raramente sulle cosce.
"Luke.."
Michael pronunciò quel nome con lo stesso tono di uno sconosciuto che, spingendoti per sbaglio in mezzo alla strada, ti chiede perdono, mentre è ormai già troppo lontano per ribattere.Ha cambiato da tempo colore di capelli: castano scuro.
Il rosso trasmetteva passione.
Il verde allegria.
Il blu faceva traspirare il suo essere matto.
Il rosa lo faceva sembrare adorabile.
Con il nero era sexy.
Il castano, invece, trasmetteva solo ed unicamente monotonia."Richârd sarà qui fra poco."
Luke si sentì come uno sporco amante fra quelle quattro mura che non trasmettevano più un senso di tranquillità.
Ma lui non era un amante.
A-màn-te: Che ama, che predilige qualcosa o qualcuno, chi dimostra passione per qualcosa o qualcuno, chi ha una relazione amorosa non ufficiale.Michael si rialzò la camicia sulle spalle e la riabottonò lentamente, come probabilmente ha fatto quella stessa mattina con delle lacrime ai bordi dei suoi occhi verdastri.
"Michael, posso portarti via da qui. Devi solo permettermelo."
Lui si voltò, con la bellezza sciupata sul suo viso.
Luke sapeva anche questo: Michael non era più così bello, non come quando sul retro della scuola i loro sguardi s'incontrarono e una piccola fitta s'insediò negli stomaci di entrambi ragazzi per giorni."Non posso farlo soffrire, te l'ho detto."
Quando faceva così sembrava uno stupido bambino che non conosce ancora la differenza fra ciò che è bene e da ciò che è male. Michael non era così.
"Lui però può, è così? Lui può picchiarti, può sfregiare il tuo corpo, può anche farsi perdonare poco dopo con qualche stupida lacrima."
Luke non avrebbe voluto saperlo in quel modo, quando nel bel mezzo della sera si ritrovò un Michael con il viso fradicio di lacrime e l'alito impregnato di alcool.
Non avrebbe voluto vederlo vomitare sul suo pavimento fra mormorii disconnessi.
Non avrebbe voluto sentirgli pronunciare: 'Ero a quella pizzeria, o un sushi bar, o un supermercato, con Rich ma lui, dopo aver schiacciato una mosca con la mano sulla mia guancia, mi ha lasciato qui vicino.'
Non avrebbe voluto incontrarlo e basta."Lui non mi picchia, mi colpisce. È diverso." La convinzione nella sua voce era come una secchiata di acqua ghiacciata che t'investe nel bel mezzo di un sogno. Ti risveglia.
"E qual'è la differenza, eh?"
"Un individuo picchia un altro individuo nonostante quest'ultimo non lo meriti. Invece Richârd mi colpisce quando deve. Quand'è giusto."Il suo sguardo si posò nuovamente sulla fiamma che adesso non riscalda nulla, nemmeno la freddezza nel suo cuore. Si potrebbe staccare un pezzo di ghiaccio e preparare un Jack Daniel's.
Una leggera risata lasciò le labbra di Luke che, con un gesto secco delle braccia, fa voltare il ragazzo di fronte a lui.
I loro sguardi s'incontrarono e si sciolsero solo per scrutare il viso dell'altro in cerca di un piccolo segnale di cedimento.
Sembravano due sconosciuti che si scontrano sulla metro e si guardano per pochi secondi, magari solo perchè hanno la stessa maglietta."È il suo modo di amarmi." Concluse infine Michael, infilandosi una mano fra i capelli.
"E il suo amore perverso e sadico vale per entrambi, è così?"
"Mi dispiace, Luke. Non dovrei più chiamarti.
L'ho capito questa notte, guardandoti dormire nel lato di Richârd.
Ti invitavo qui per sentirmi meno solo, per riallacciarei rapporti con te, perchè i rimorsi mi fanno più male dei morsi.
Ma io l'ho capito solo ieri, mi dispiace: io ti voglio, forse solo per il 10%, perchè tu sei meglio di Richârd, perchè io con lui non ce la faccio.
Sono uno stupido egoista, come quel giorno in cui ti lasciai.
E si, forse sono un sadico che adora quando la gente lo ferisce. Quindi lui non va tanto male per me."Ed è questa la verità: anche questa volta, Michael è stato lo scoglio levigato dalle acque e dal sale marino; l'argilla modellato da quelle mani colpevoli e piene di malignità.
Luke rimase con il respiro mozzato e le parole ammontonate nelle profondità della gola, incapace di ribattere a quelle assurdità.
Non riusciva a capacitarsi che quella persona completamente diversa che si trovava davanti, era la persona che quattro mesi prima ha amato più della sua stessa vita.Michael rimase fermo nella sua cucina.
Michael rimase fermo anche quando Luke uscì dalla porta principale.
Michael rimase fermo anche quando sentì un motore spegnersi nel vialetto fuori casa.Michael rimase fermo, nella sua cucina.
Quella cucina che, anche quella volta, fece da scenario ad un'altra delle innumerevoli colpe che Richârd si macchiò.
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Stay alive | Muke
Short StoryCosì sadico da amare ciò che ti distugge. __ A-màn-te: Che ama, che predilige qualcosa o qualcuno, chi dimostra passione per qualcosa o qualcuno, chi ha una relazione amorosa non ufficiale. ___