1. Trincea

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Erano seduti nel fango da un tempo che sembrava interminabile: in quel buco di fango ghiacciato, sporco e infestato dai ratti i giorni e le notti si confondevano facilmente.
Emmet Foster sedeva con la schiena appoggiata alla parete umida e terrosa della tricea. Aveva il fucile imbracciato e chiacchierava con i due commilitoni seduti accanto a lui: William e  John.
Parlavano della loro vita prima della Guerra, delle loro famiglie e dei loro progetti e desideri in vista della fine del conflitto, nella speranza che fosse imminente.

Emmet con i suoi quarantatré anni era il più vecchio. Aveva lasciato moglie e figli a Londra, ed aveva molta paura per la loro incolumità. Viveva nel terrore di non trovarli una volta tornato a casa, e nel frattempo gli spediva lettere pesantemente limitate dalla censura ogni qualvolta gli veniva concesso.

William aveva trent'anni e a Londra aveva lasciato, oltre alla vecchia madre, un ottimo posto di insegnante di letteratura inglese in una scuola privata nel quartiere di Chiswick.
Amava la letteratura più di ogni altra cosa ed era infatti stato per lui molto doloroso lasciare il suo lavoro per andare a combattere. Inoltre nutriva una certa preoccupazione per la salute ed il mantenimento di sua madre, della quale era solito prendersi cura prima dello scoppio della Guerra.

John, che di anni ne aveva ventidue, era il più giovane e veniva da Manchester.
Gli brillavano gli occhi ogni volta che parlava di Molly, la ragazza con cui era ufficialmente fidanzato e che desiderava sposare. Ma la Guerra si era anteposta ai loro progetti.

Quello era l'unico modo per colmare l'interminabile attesa tra un combattimento e quello successivo, ma serviva anche a riaccendere in loro la speranza.

Improvvisamente sentirono un boato e la terra tremó sotto di loro.
Un soldato arrivò correndo e disse che una bomba aveva danneggiato una parte della trincea più ad Ovest.
Bisognava prepararsi al combattimento.

I tre soldati si alzarono e si diressero verso la zona colpita.
Una pioggia di proiettili proveniente dal bordo della trincea si riversó su di loro. William ed Emmet furono abbastanza veloci da schivarla ma John cadde riverso a terra.
William gridò: "No!", ma Emmet lo prese per un braccio e lo trascinó via.
Non potevano fare più niente per il loro amico e in ogni caso ne avrebbero seguito la sorte se si fossero fermati per cercare di soccorrerlo. Tutto quello che potevano fare era continuare a correre e rispondere al fuoco.

Emmet estrasse una granata dalla cintura e la scagliò oltre il bordo della trincea. Lo scoppio fragoroso che ne seguì fece schizzare da ogni parte braccia, gambe e altri brandelli dei corpi degli uomini che erano stati colpiti.
William era disgustato. Quei tre anni di Guerra non erano stati sufficienti a far sparire in lui il senso di nausa provocato dalla vista di un corpo umano maciullato. Si chiedeva come facessero alcuni degli uomini ad abituarcisi cosí in fretta.

Si sentì un altro fragore, e questa volta William ed Emmet caddero a terra.
Una granata era esplosa ad un centinaio di metri di distanza e l'esplosione fortunatamente li aveva solo sfiorati.

Intanto i proiettili continuavano a cadere ed Emmet pensò che se non avessero trovato in fretta un rifugio sarebbero sicuramente morti.
Si guardò intorno nervosamente e oltre ai moltissimi commilitoni che stramazzavano al suolo vide un condotto laterale il cui ingresso era quasi completamente ostruito da una grossa trave che probabilmente era caduta a causa di un'esplosione.

Fece cenno a William di seguirlo e insieme strisciarono fino all'angusta apertura. Facendosi scudo con la trave puntarono i fucili e cominciarono a sparare ai tedeschi che stavano cercando di scendere nella trincea.
Iniziarono a preoccuparsi quando capirono che le loro munizioni stavano per finire, ma William rimedió lanciando un'altra granata oltre il bordo. Emmet lo imitó.

Questa volta l'esplosione fu potentissima. Nel frattempo altri commilitoni li avevano raggiunti e continuavano a sparare ai soldati oltre il bordo, provocandone in breve tempo la ritirata.

Si spostarono più avanti per dare man forte ad altri commilitoni, e per molte ore non fecero altro che sparare, schivare colpi e spostarsi.
La battaglia era cominciata nelle prime ore del giorno e cessò quando il sole era giá alto nel cielo.

William ed Emmet tirarono un sospiro di sollievo: il loro plotone aveva vinto la battaglia e per adesso erano salvi!

Per prima cosa controllarono le ferite, ma videro che a parte molti graffi e qualche ammaccatura non c'era niente di troppo grave.
William sentiva un po' più di dolore alla schiena perché quando la granata era esplosa lui era più vicino di Emmet.

Dopo essersi sommariamente medicati le ferite, come alla fine di ogni battaglia aiutarono gli altri superstiti del loro plotone a sistemare i danni provocati alle trincee e ad ammucchiare i morti in attesa di inumarli.

"John è morto" più che un'affermazione quello di William era un sussurro strozzato. 
Aveva riconosciuto il suo cadavere ammucchiato con tutti gli altri, anche se in realtà lo sapeva fin da quando lo avevano colpito.
Ma era solo alla vista di quel corpo sporco, martoriato e sanguinante che era arrivata quella dura consapevolezza.

Emmet annuì grave:"Già, povero ragazzo..."

"Cristo, era così giovane!" sbraitó, pensando anche alle migliaia di ragazzi dell'età di John che erano morti negli ultimi anni. Un'intera generazione spazzata via dalla Guerra.
Tra tutte quelle vittime probabilmente c'era stato anche qualche suo alunno, pensò con rabbia. Ragazzi che ancora non potevano essere considerati uomini, con un futuro di possibilità davanti a loro che li aspettava e che invece erano stati costretti ad imbracciare un fucile e ad andare incontro alla morte.

"Poveraccio, voleva solo tornare a casa dalla sua ragazza e sposarla. Le stava anche scrivendo una lettera qualche giorno fa, ma adesso temo che non la riceverà mai..." disse Emmet dispiaciuto.

Tornarono nel punto di guardia in cui si trovavano prima della battaglia e raccolsero i loro pochi oggetti personali. C'erano anche quelli John...

William ripensó alle parole di Emmet e raccolse la sua sacca. La aprì e frugó al suo interno. Non era solito violare così la privacy di qualcuno, anche se si trattava di un defunto.
Ma quello era un caso particolare.
Trovò quello che stava cercando: un piccolo e consunto foglio di carta piegato in quattro.
Lesse l'intestazione per essere sicuro: Molly Brown, Brown Farm, Uppermill, Saddleworth.

Sí, doveva essere lei.
Ripiegó velocemente la lettera e decise che non l'avrebbe letta.
Aveva già violato abbastanza la privacy di John, e poi immaginava che il contenuto fosse molto personale.

Pochi giorni prima gli era stato accordato un permesso di licenza di due settimane, sarebbe partito il mese successivo.
Prese una decisione: sarebbe andato da Molly Brown e le avrebbe consegnato quella lettera.
Sperava che sarebbe stato almeno in parte di consolazione per lei...

Mise la lettera nella sua sacca e poi tornò da Emmet.
Caricarono i fucili con nuove munizioni e poi si sedettero di nuovo a terra.

Ricominciava l'estenuante ed interminabile attesa...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 29, 2016 ⏰

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