Capitolo Primo.

16 0 0
                                    

La campanella delle Dieci.
*driiiin*
La campanella d'inizio stava suonando. Un'altro anno scolastico, o meglio dire un'altro anno di inferno, stava per cominciare.
Le mie amiche mi stavano aspettando davanti al cancello, come tutti gli anni.
Ero felicissima di rivederle. Jace si era tagliata i capelli corti corti e si era lasciata un ciuffo che le cadeva sulla fronte, la sua fronte alta. Fiore invece sfoggiava le scarpe di cui ce ne parlava da un'anno, le sue adorate "Puma by Rihanna".
Diletta è un pó egocentrica e anche un pó "bau bau" ma tutte noi le vogliamo bene perchè in fondo ha avuto un infanzia difficile e ora si vuole solo divertire.
Letizia è sempre stata una ragazza silenziosa ma è quel tipo di ragazza che se si apre ti da il mondo.
Poi c'era Naya, una ragazza tedesca, capelli biondi e occhi sul verde-azzurro.
Quando parla si sente ancora un pó il suo accento e ci fa sempre ridere e lei, come Jace e Letizia, è una delle mie migliori amiche, ci sono sempre per me.
"Ciao ragazze, tutto bene?" grido con tono felice quando mi avvicino.
"Ehi Aspen! Apparte che questo inferno sia riiniziato, si, va tutto bene." risponde Diletta insieme alle altre.
La prima ora abbiamo Matematica. La materia che odio di più, certo, sono brava in Matematica ma proprio non la sopporto.
Entrando in classe mi siedo accanto a Jace e le altre si sistemano a coppie eccetto Diletta che si siede accanto al ragazzo nuovo, ovviamente.
Così Fiore è costretta a sedersi vicino Mattew, il suo "acerrimo nemico" sin dal primo anno.
Io sono seduta contro il muro in seconda fila e alla mia sinistra c'è Jace e così iniziamo a parlare dell'estate e noto con sorpresa che ha conosciuto un ragazzo, Lucas, e ne sembra davvero molto presa.
Sono le nove e la campanella sta per suonare, non ce la faccio più a stare qui dentro, è davvero soffocante.
Intanto inizio a scarabocchiare sul mio quaderno cose a caso, adoro disegnare ed è quello che mi rilassa di più nei momenti di stress.
La campanella suona e tutti usciamo dall'aula e io mi dirigo verso il mio armadietto. Ahh il mio caro e amatissimo armadietto.
Lo apro e prendo il libro di Scienze, la cosa che mi piace di più in questa scuola.
Quando chiudo l'armadietto mi trovo un metro e ottantotto di bellezza appoggiato con la spalla all'armadietto accanto al mio.
È Kevin, il "ragazzo più figo della scuola".
È un'anno che mi perseguita. È irritante, davvero.
"Ehi biondina, sai che stasera ho organizzato una festa? Vuoi venire, magari ci divertiamo un pó?" dice con tono ironico e sfiorandomi la spalla.
Sbatto l'armadietto e gli dico con tono ironico e sottovoce "Emh aspetta che controllo se sei sulla lista delle persone di cui non me ne frega un cazzo.. Ah, si guarda un pó, ci sei! Ora sparisci."
Fa una risatina scherzosa e mi afferra per il polso mentre provo ad andarmene.
"Lasciami. Oppure mi metto ad urlare."
dico nervosa.
"Oh, ma che paura, ora si mette ad urlare, aspetta che me la sto facendo sotto!" ride e mi lascia il polso.
Gli lancio una frecciatina e lui contraccambia.
Kevin è un ragazzo alto e testardo, si dà molte arie e crede di essere un Dio, ma non lo é. Pensa che io sono come le altre e crede di potermi mettere i piedi in testa e farmi abbindolare dalle sue frasetta diabetiche, ma tutti sanno che lo fa solo per portarsi a letto qualche ragazza. L'anno scorso, al termine della scuola, mi si avvicinò all'orecchio e disse "Senti bimba, fai la brava che ti controllo quest'estate."
Okay, è davvero carino ma io odio i ragazzi che se la credono.
Ogni volta che i nostri sguardi si incrociano mi fa l'occhiolino e mi fa un sorrisetto e mi fa saltare tutti i nervi, mi fa sentire presa in giro.
Al suono della campanella torno in classe un po' arrabbiata e vado al mio posto e ci trovo un post-it con un numero di cellulare e su scritto "Scrivimi,
-Magico Kappa"
Subito capií che era stato Kevin, si fa chiamare così, però secondo me è un pò ridicolo, ma okay.
La cosa che mi ha sorpreso di più è stata che si ricorda che mi piacciono i bigliettini; glielo dissi una volta, quando eravamo ancora ancora amici, alle medie. Perchè dovete sapere che andavamo alle medie insieme, eravamo molto legati, lui aveva bisogno di affetto perchè anche lui come Diletta, aveva avuto un'infanzia difficile, ma non mi ha mai voluto dire cosa succedeva al di fuori della scuola. Poi lui si è montato la testa e ha iniziato a frequentare brutte compagnie e così da buoni amici che eravamo prima, ora ci "odiamo" ma io gli voglio ancora bene, in fondo, molto, molto in fondo.
Sono una ragazza orgoliosa, si, ma gli scriveró, cosí, per sapere cosa vuole.
La campanella delle dieci suona e tutti si dirigono alle macchinette per comprare la merenda.
Io no, io me la porto da casa perchè mi scoccia fare la fila infinita per prendere qualcosa che contiene robaccia, preferisco una bella fetta di pane con la marmellata.. Ma chi voglio prendere in giro, io amo le così dette "schifezze" come i kinder bueno, le patatine, ma i miei preferiti sono in assoluto i kinder cereali e i kinder merendero, ma quest'ultimo preferisco mangiarlo quando sono sola, anche perchè non è molto normale vedere una sedicenne impazzire per una sorpresina che trova in un'ovetto della kinder...
Mi dirigo ai tavoli che sono sul retro della scuola e mi siedo al tavolo con le mie amiche.
"Aspen, cos'hai?" chiede Letizia sospettosa.
"Niente di chè, stanotte non ho chiuso occhio e sono un pó stanca, tutto qua. Raccontatemi, cosa avete fatto in estate?".
Fiore inizia a parlare senza mai smettere per almeno dieci minuti, ma io non l'ascolto, sono troppo presa a pensare a cosa volesse Kevin. Forse vuole infastidirmi o forse vuole semplicemente chiedermi il numero di qualche ragazza, che mi pare la cosa più ovvia. Ora basta pensare a lui, non capisco perché gli dò così tanta importanza.
Riprendo a mangiare il mio fantastico panino con il prosciutto, questa volta mia mamma voleva essere gentile.
Dopo altre tre ore di lezione è ora di tornare a casa e l'unica cosa che penso è *finalmente*.
Sono l'ultima ad uscire da scuola e appena metto piede fuori dal cancello mi sento afferrare per un braccio.
Non riesco a parlare perchè qualcuno mi tappa la bocca, ma appena sento la forza delle braccia capisco che è Kevin, è sempre stato muscoloso.
Quando molla la presa sbotto arrabbiata:"Che vuoi?".
"Ehi bimba, non ti scaldare volevo solo farti vedere la mia bambina, ti piace?" mi indica con la mano il suo motore.
"Si, è accettabile. Ora posso andare? Altrimenti perdo il pullman." dico nervosa.
"Accettabile? Ma scherzi? La vuoi sentire accesa?" mi risponde con tono vanitoso.
"No grazie, non ci tengo. Ora vado altrimenti perdo il pullman." Faccio per andarmene ma mi afferra il braccio e mi stringe al suo petto.
"Bimba, mi sei mancata." Mi sussurra accarezzandomi i capelli.
Rimango tra le sue braccia immobile e anche un pó sorpresa. C'era un non so che di strano in quelle parole. Sembrava... dolce? Subito dopo mi riprendo e senza girarmi me ne vado con la testa bassa per non far notare le mie guance rosse.
Lo sento ridacchiare da dietro, lo sa che sono arrossita. Lo odio quando fa così. Sa tutto di me e sa come farmi arrabbiare.
Prendo il pullman e durante il viaggio penso a quell'abbraccio. Scendo dal pullman e cammino fino al cancelletto di casa mia. Inoltre Kevin mi abita vicino, quando eravamo piccoli giocavamo sempre insieme al parchetto davanti casa.
Entro a casa e salgo le scale diretta, senza rispondere a mia madre che mi chiede come é andato il primo giorno.
Mi butto sul letto e sento mia mamma urlare "Aspeen è pronto!".
"Mamma non ho fame e sono stanca. Mi faccio un panino più tardi." urlo per farmi sentire.
"Okay, riposati e appena puoi scendi, ti devo parlare." urla a sua volta.
Prendo il cellulare e compongo il numero di Kevin sul tastierino e salvo il contatto con il nome di "Magico Kappa.". Non lo so, in quel momento mi ispirava.
Vado su WhatsApp, vado su contatti e clicco la lettera M. Appare primo sulla lista dei nomi che iniziano per M.
Gli scrivo ma voglio essere acida il piú possibile.
*Dimmi.* digito ed invio.
Guardo la sua foto profilo. C'é lui appoggiato sulla moto, ovviamente.
Mi arriva un messaggio. È lui.
*Ehi bimba.*
Arrossisco e il viso mi va a fiamme. Soffoco le urla nel cuscino e mi affretto a rispondergli.
*Cosa vuoi?*
Mi risponde subito: *Ti va di andare a prendere un gelato domani?*
Leggo il messaggio e rimango sbalordita. Non si era mai comportato così.
*Non sto dicendo di si, ma a che ora?*
Dopo cinque minuti che non rispondeva, ho spento il cellulare e l'ho poggiato sul comodino.
Quando mi sveglio sono le quattro e quarantacinque.
Prendo il cellulare e trovo:
-7 chiamate perse da Magico Kappa.
-13 messaggi da Magico Kappa.
-25 messaggi su WhatsApp.
Mi scappa un sorriso e apro Whatsapp e l'ultimo messaggio che mi ha inviato è: *Bimba rispondi, mi stai facendo preoccupare e poi mi manchi.*
Gli rispondo dicendogli che mi ero addormentata.
Scendo in sala e trovo mia mamma seduta sul divano a guardare la televisione.
"Cosa c'è?" le dico con tono preoccupato.
"Siediti." Quando mamma dice così c'è sempre qualcosa che non va.
"Io, tuo padre e Sarah dobbiamo stare un mese via." Okay, pansavo qualcosa di peggio.
"Rimarrete tu e Thomas ma vi chiedo di essere prudenti e maturi. Mi fido di te soprattutto."
"Si mamma, tranquilla!" Facendo il gesto del braccio muscoloso che provoca una sua risata.
"Mi fido tesoro." Mi da un bacio in fronte e mentre prendo il latte dal frigo mi arriva un messaggio.
*Mi hai fatto preoccupare.. Comunque ci si vede domani mattina, così ci mettiamo d'accordo. Un bacio piccola ;)*
Ovviamente era Kevin.
Non capisco perchè ora sta facendo il dolce e mi sta dando tutte queste attenzioni e tutti questi nomignoli che un pó mi fanno arrossire.
Riscaldo il latte e prendo i biscotti anche se ormai sono le cinque e mezza.
Sento un passo saltellante scendere dalle scale e prendere le chiavi di casa appese al muro.
"Mamma! Io esco!" Urla quel deficiente di mio fratello.
"Thomas, aspetta, ti devo parlare!" Urla mia mamma dallo sgabuzzino.
Thomas sbuffa.
"Ehi poppante, pensavo fossi cresciuta finalmente e invece ti ritrovo ancora a bere il latte." Dice ridacchiando mio fratello mentre mi guarda e addenta una mela appoggiata sulla cucina.
"Senti chi parla, quello che per addormentarsi ha bisogno di guardare almeno un cartone su Disney Channel!"
Dico poggiando la tazza nel lavello.
Mentre Thomas mi lancia un occhiataccia, mamma accenna "Thomas, per un mese rimarrete solo voi due qui a casa, non far casini. Tua sorella deciderà le regole, ovviamente da me approvate, cercate di fare i bravi, almeno provateci.." Sospira mamma perchè sa che al loro ritorno troveranno casa sottosopra.
"Cosa? Io sono il maggiore! Le regole le dovrei fare io in vostra mancanza!" Sbuffa indignato.
"Certo, sono d'accordo su questo, ma.. in questa famiglia si fa un'eccezione, visto che tua sorella è molto più responsabile di te."
Amo mia mamma quando fa così!
"Massì, gli onori alla cocchetta di casa!" Esce di fretta sbattendo la porta.
"Thomas!" Urla mamma, ma lui è già in macchina.
È sempre stato geloso di me, da quando siamo piccoli.
Ha diciotto anni ma ha lasciato la scuola l'anno scorso per andare a lavorare da nostro zio in un'azienda.
Ogni week-end ha una nuova troietta da farsi e questo mi da fastidio perchè  vorrei che sia un ragazzo serio. Data la sua bellezza, se avesse la serietà farebbe una strage di cuori.
Ha i capelli biondo cenere spesso raccolti in un codino. Va in palestra ogni mercoledì, infatti ha dei muscoli e addominali scolpiti.
Sento bussare la porta.
Apro. Non me lo sarei mai aspettata.

Dove vado senza te?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora