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Il telefono era abbandonato per terra tra un mucchio di vestiti sporchi abbandonati lì chissà da quanto tempo che continuava a squillare insistentemente ormai da vari minuti. L'intera stanza era ancora impregnata dal fumo dell'incendio che vi era stato diversi mesi prima, mentre alcuni scatoloni erano stati distrattamente abbandonati per la stanza. L'unico arredamento rimasto era la vecchia brandina su cui il proprietario del cellulare era completamente disteso con gli occhi socchiusi e le cuffie nelle orecchie ascoltando le nuove hit del momento, inconscio del telefono. La porta della camera fu violentemente aperta facendo cadere a terra uno specchio che malamente era stato sistemato di fianco all'entrata.


''Scansa fatiche vuoi rispondere a quel dannato cellulare?'' strillò la madre entrando con in una mano una bottiglia di birra e nell'altra una sigaretta ormai quasi consumata fino al filtro. ''Quando cazzo ti muovi a fare le valigie??'' continuò mentre avanzava instabile nella stanza guardando il mucchio di panni che era buttato ai piedi del letto ''Allora mi vuoi rispondere?'' disse prima di premere ciò che restava della sigaretta sulla pelle del ragazzo. Non ricevendo nessuna risposta gli si avventò contro ''Bastardo!'' disse mentre gli tirava pugni e calci, spaccandogli il labbro e facendolo contorcere su se stesso. '' Dovevi morire tu!! Te ne devi andare da qui!'' disse sputandogli contro tutto il veleno e andandosene dopo essersi sfogata per la millesima volta. Appena se ne uscì il ragazzo si raggomitolò stringendo più che poteva le gambe contro il busto, dopo un pò a fatica si alzò dal letto e andò a prendere il cellulare.


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Avrebbe dovuto smetterla di seguirlo in ogni cazzata. Avrebbe dovuto smetterla di farsi coinvolgere in quei stupidi giochi. Avrebbe dovuto solo distruggere il cellulare, oppure cancellare il numero dalla rubrica, o il nome della testa e i sentimenti che provava dal cuore. Avrebbe dovuto semplicemente smettere di far vincere il cuore su tutto, ma come si dice non si comanda al cuore. Erano i giorni come quello che odiava ed amava. Amava stare di notte in veranda a guardare le lucciole perché era fantastica la visione di quei piccoli esserini che tranquilli svolazzavano di notte creando tanti giochi di luci e al tempo stesso l'odiava perché ogni volta che era da solo mille pensieri gli frullavano in testa come quelli di poco prima.

Il cellulare iniziò a squillare nel leggere il nome sospirò ''Jimin che c'è?'' chiese triste il ragazzo ''Cosa? Ora? Bhe io-. OK! Vengo'' rispose contro voglia. Si alzò dal porticato e prese la bici incamminandosi in direzione del luogo dell'appuntamento. La notte era leggermente fresca per essere in piena estate. Ogni tanto per strada si vedevano dei vecchietti che portavano a spasso il cane, altri invece come lui facevano una passeggiata con la bici. Vide da lontano la panchina dell'incontro, era una un po' più distaccata dalla strada ma comunque visibile e lì c'era già qualcuno che gli dava le spalle. Scese dalla bici e lentamente si avvicinò. ''Jimi-'' le parole gli morirono in gola vedendo l'altro con la testa calata, e le braccia lungo i fianchi. I piedi smisero di avanzare e il suo cuore si gelò. ''Jimin'' ripetè il nome con un po' più di voce ''JIMIN'' strillò iniziando a corrergli incontro. Gli sembrava di aver già vissuto quella scesa, tutto era familiare fin troppo familiare. Gli si inginocchiò e tirò su le maniche dai polsi guardando attentamente trattenendo il fiato. C'erano alcuni segni rossi, ma erano segni vecchi, ormai erano solo cicatrici. Cicatrici che non lasciavano dimenticare il passato.


''Jungkook ti avevo promesso che non l'avrei più fatto.'' parlò dolcemente il più grande prendendo tra le mani il volto dell'altro e guardandolo con un dolce sorriso ''E io mantengo le promesse''.

''Jimin'' chiese il più piccolo mentre vedeva sul volto dell'altro alcuni segni neri e il labbro spaccato a sangue, facendo fermare ancora una volta l'aria tra i polmoni ''Cosa ti è successo?''

Give me your handDove le storie prendono vita. Scoprilo ora