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Eccomi qui.
Ora mancano circa 6 ore: sono in una camera sdraiata su un lettino, in quello sopra di me c'è mia sorella Katia, bhe in realtà Caterina, ma io e la mamma la chiamiamo Katia; mia mamma è andata a fare un giro; e mio padre bhe, lui è rimasto giù in Sicilia, dice che ci raggiungerà quando può.
Mi sto annoiando da morire, quindi salgo sul letto a castello e vedo Katia arrotolarsi i capelli sulle dita.
"Ehy.." dice con aria un po' pensierosa.
"A che pensi?" dico.
"A quando saremo in puglia, se ci sarà lo stesso mare di giù, bhe, mi mancheranno le mie amiche.
Allora cerco di confortarla e la tiro a me abbracciandola.
"Ma che cosa stai facendo?" dice.
"Ti abbraccio. Non sei triste!?"
"Altroché, sono felicissima! Okay, è vero che ci sono le mie amiche giù, però le amiche vanno e vengono.." all'improvviso mi scende una lacrima. Come fa a dire così? Come può essere così facile per lei? Io non la capisco. Mi manca già tutto di giù. Forse perché ha 13 anni e bho, non so cosa le passa per la testa a quell'età, avrà tempo di trovare una vera amica, di quelle che resteranno sempre: come Morena; io e lei ci conosciamo praticamente da quando siamo nate, le nostre famiglie erano amiche e abbiamo passato tutta la nostra vita insieme.
"Ehy, tranquilla. Anche tu ne troverai di nuove e poi chi lo sà, potrai trovare un ragazzo carino.." dice sogghignando e mettendomi una mano sulla spalla.
Okay, cerco di essere positiva.
"Ma adesso basta piangere!" dice tirandomi un cuscino in faccia.
"Mmh, vuoi la guerra!?" ironizzo.
"Fatti sotto!"
Inziamo a prendere dei cuscini e lanciarceli in faccia. Lei è intenzionata a vincere, mentre io non la smetto più di ridere e perdo le forze.
"Eh va bene.. hai vinto tu!" Dico asciugandomi le lacrime per le risate.
"Lo sapevo! Ho vinto io! Chi ha vinto? Io! Attenzione: Caterina Donati colpisce Diana Donati a sangue e vince un milione di euro!" dice salterellando con il sedere sul letto. La guardo strana e faccio una piccola risatina.
"Okay, la smetto.." dice lei ridendo.
"Visto che hai vinto, voglio portarti a mangiare qualcosa." dico.
"Ah bhe, se offri tu.." dice sogghignando.
"Offro io, tranquilla!" le do una pacca sulla spalla e scendiamo dal letto a castello.
Scrivo una lettera a mia mamma per quando tornerà con su scritto 'Mamma io e Katia siamo andate a fare un salto al bar. Tranquilla, torniamo presto. Dia'
Usciamo dalla porta e ci incamminiamo alla ricerca di un bar. Niente da fare, non lo troviamo. Abbiamo cercato ovunque ma non c'è traccia di un bar. Possibile!? Cerchiamo meglio, e troviamo una scaletta, saliamo e ci ritroviamo in un altro piano della nave dove vediamo della gente, troppa gente. Ci avviciniamo e troviamo finalmente un chiosco.
"Finalmente!" grida Katia saltarellando.
Ci avviciniamo e mi accorgo che il mio stomaco brontola come non so cosa. Ci avviciniamo ed ordiniamo.
"Io un panino con wurstel e patatine più una coca-cola" dice Katia.
"Lei signorina?' dice la cameriera indicandomi.
"Io.. uumh.. una porzione di patatine con ketchup e maionese e un estathè al limone."
Divoriamo in fretta tutto ció che avevamo ordinato e ci in camminiamo. Non sapendo dove andare chiedo a Katia se deve andare in bagno ed annuisce.
Perfortuna nostra, i bagni li troviamo abbastanza in fretta. Entra per prima Katia, mentre io le tengo la porta; e poi entro io.
Però noto che nessuno sta tenendo la porta..
"Katia? Ci sei?" dico agitata.
Esco di corsa dal bagno e urlo. "Katia! Dove sei?", niente, nessuno spunta, ma vedo delle persone che mi guardano come se fossi una pazza.
"Avete visto.. u-una ra-aga-azzina.." oh no, sto iniziando a balbettante, certe volte mi prende il panico e inizio a balbettare e poi inziano ad aumentare i battiti e mi manca l'aria. Allora prendo un respiro profondo
"Uscire da qui!?" grido.
"Non c'era nessuna ragazzina qui.. almeno, che io sappia no" dice una ragazza con i capelli castani.
"Si! Una ragazzina alta più o meno così!?" dice una signora alta indicando con le mani l'altezza.
"Emmh, si! Da che parte è andata?" Dico agitata.
"È andata dritto quella scala li!"
Seguo le indicazioni e salgo le scale. Vedo una ragazzina con un cappuccio in testa e mi avvicino sperando che sia lei. La faccio ruotare dalla mia parte e la vedo.
"Cosa cazzo stai facendo? Ti ho cercato dappertutto!" sbotto.
Solo ora mi accorgo che sta piangendo. Mi scrolla di dosso e si gira verso il mare. Le prendo il polso e la faccio girare ancora una volta. La abbraccio
"Non farlo mai più, mi sono spaventava.." dico con calma.
"Scusami tu. Ho sentito l'odore del mare e son venuta, guarda!" dice indicando le onde.
"È stupendo." dico continuando a guardare: c'è un cielo rosso, e le nuvole fanno contrasto.
"Si.. ma.. ce.. hai ragione! Mi manca già tutto anche a me! Mi manca guardare l'alba con i miei amici, non ci avevo fatto caso, ma.. loro, sono veri amici. Perché c'erano, ci sono e so che ci saranno!" dice piangendo.
"Tesoro, guardami. Ti aiuterò ad avere una vita stupenda anche a Bari, okay?" dico.
"Mmh ci sto! A patto che anche tu ti farai aiutare!"
"Ci sto. Ti voglio bene piccola peste".
Ritorniamo nella stanza e lei mi sorpassa e si mette a correre per arrivare prima nella stanza.
"Ma stai attenta!" grido.
"Okay, tranquilla!"
Cammino lentamente, ma mi cade un libro, mi abbasso per raccoglierlo e mi affretto per arrivare alla stanza. Busso, ma nessuno risponde.
"Katia! Apri sta porta!" urlo, ma non si apre.
"Katia! Non farmi incazzare! Apri sta cavolo di porta!" Grido più forte tirando un calcio alla porta. Chino il volto con aria di sconfitta.
"Eh-eehm" dice una voce maschile, allora alzo subito la testa e vedo un ragazzo carinissimo: è alto; capelli castani chiari, quasi biondi, rasati da una parte e poi lascia cadere un grande ciuffo dall'altro lato; degli occhi castani; sopracciglia perfette; e un sorriso stupendo. È bello come il sole. Indossava una maglia nera con la scritta vans bianca; dei jeans neri strappati; delle vans nere; dei braccialetti su un polso e sull'altro ha una bandana nera con dei disegnini bianchi; e un pearcing nero sul labbro inferiore.
"Ma che cazzo stai facendo? Stavo dormendo! Se vedi che nessuno ti risponde forse è perché hai sbagliato stanza?! Sta gente.." sbotta.
"Emh scusa, si, ho sbagliato.." dico con aria innocente. Giro i tacchi e vado alla mia stanza, ma qualcuno mi afferra il polso. Era il ragazzo dal ciuffo ribelle.
"Si..scusa..non volevo." dice sbuffando.
"Okay.." dico. Mi dirigo verso la stanza quando mi afferra di nuovo il polso.
"Adesso che cosa c'è!? Non ti capisco! Ho sbagliato e mi gridi in faccia, ti chiedo scusa, mi chiedi scusa anche tu sbuffando però, poi mi richiami.. che cosa c'è? " sbotto.
"Nulla.." rallenta la presa e me ne vado. Ho le lacrime agli occhi.
Vado in camera e mi butto sul letto, guardo l'ora e mancano già due ore! Vedo che da sotto la porta della stanza esce un foglietto: 'scusa ragazzina per prima.. mi trovi nella solita camera, sempre se ne hai voglia;-)'
Non so il perché, ma mi sento una calamita, DEVO andare in quella stanza. Mi cambio: metto dei pantaloncini corti di jeans, una canotta nera e metto un po' di matita per sottolineare i miei occhi verdi. Esco dalla porta e inizia a battermi forte il cuore, non so il perché, non lo conosco neanche. Ma.. il suo nome? Glielo darò io un soprannome.. non so..
Mr. Arroganza? Nah.
Bho..
Mr. Ciuffo Ribelle? Massì dai, per adesso può andar bene.
Arrivo davanti alla sua camera e busso.
"Un attimo!"
Apre la porta.
"Ehy.." dico chinando la testa.
"Ehy ragazzina.. sei arrivata alla fine eh!? Ormai non ci speravo più!" dice sorridendo.
Oh mio dio quel sorriso..
quelle labbra..
Dio mio, Diana, smettila.
"Si.." dico.
"Menomale. Entra!"
Annuisco ed entro nella sua stanza. Vedo tutto in disordine, tra l'altro una valigia dove fuoriescono della biancheria di una donna. Si accorge che sto guardando fissa quella valigia per almeno 10 secondi.
"Tutto bene..?" mi chide. Distolgo subito lo sguardo e lo guardo negli occhi. Quegli occhi color Nutella.
"Si.. sei venuto da solo?"
"Emmh.. no." dice grattandosi la nuca.
"Ah." mi limito a dire.
"È mia sorella." Dice sogghignando.
"Ah ok." dico ridacchiando.
"Cosa vuoi fare?" dice.
"Io?"
"Non vedo altre persone qui. È una domanda al quanto imbarazzante dato che siamo in una camera da letto." dice sogghignando. Mi metto a ridere e si unisce alla mia risata.
"Bhe..allora usciamo"
"Okay."
Usciamo dalla stanza e saliamo sopra a vedere il mare. Ormai sono così lontana. Però mi sento a casa con lui. Non so il perché, ma è così. Sta parlando da circa 20 minuti e io sto continuando a fissare le sue labbra, il suo sorriso, fa delle battute e si mette a ridere da solo e io rido per il suo accento.
Quanto mi piace sto ragazzo..
"Ehy.. tutto bene? Lo so che ti tento troppo, ma non così tanto da fissarmi le labbra da pervertita e non capire neanche una singola parola di ciò che sto dicendo" dice ridacchiando.
"Eh!? Ma che cosa stai dicendo!? Ho capito tutto"
"Ah si?"
"Si."
"Allora di cosa stavo parlando?"
"Nulla di intelligente."
Ora è diventato serio. Si sta avvicinando. Oh cazzo. È così vicino che sento il suo respiro caldo sul mio. È a pochi centimetri di distanza, allora mi alzo in punta di piedi. Le nostre labbra sfiorando, quando si mette a ridere.
"Frena ragazzina, non ti hanno insegnato a non dare la confidenza agli sconosciuti?! Mi conosci da meno di un ora e vuoi già baciarmi.. sapevo che ti tentavo troppo." dice ridendo come un matto.
"No no no. Non volevo baciarti. Sei tu che volevi.." dico sghignazzando.
"Oh si, certo." ride.
Decidiamo di andare a prender qualcosa da mangiare, anche se non ho più fame. Troviamo al volo un chiosco e ci sediamo.
"Ehy non mi hai detto come ti chiami" dice.
"Dia. Cioè Diana, ma chiamami Dia" dico. Sorride e mi accarezza la guancia. Mi scorrono dei brividi lungo tutta la schiena. C'è silenzio, troppo silenzio.
"Eh tu non vuoi sapere come mi chiamo?" dice.
"Emmh.. no. Cioè si, ce.."
"Ehy, tranquilla." dice mettendomi un braccio attorno alle spalle e tirandomi a sé. Sorrido.
"..ce si, voglio sapere il tuo nome, ma ti ho dato un soprannome io" dico ridacchiando e nascondendomi il viso tra le mani.
"Ehy non ti nascondere. Dimmi come mi hai chiamato."
"Mr. Ciuffo Ribelle" dico diventando rossa.
"Che dolce, non ti devi vergognare, mi piace." dice sorridendo.
"Di dove sei?"
"Catania. Tu?"
"Bari. Catania deve essere bella."
Oh mio Dio. Bari!
"

Pure Bari. Sto andando lì, magari ci incontreremo" dico sorridendo.
"Lo spero" sorride.
Manca mezz'ora! Scappo via a prepararmi per scendere.
"Ciao emmh frà un po scendiamo.."
"Ti accompagno"
"Dimmi come ti chiami"
"Albe. Cioè Alberico."
"Non ho mai sentito questo nome"
"Lo so.. è brutto."
"No. Non per questo. È bello".
"Sarà meglio andare." dice serio. Guardo l'ora e ci incamminiamo. C'è un silenzio.. arriviamo in camera e quasi mi dimenticavo che dovevamo andarcene. Uffa e ora Mr. Ciuffo Ribelle quando lo rivedrò? Mai. Bari è enorme..

Il mio sogno, la mia realtà ||ALBERICO DE GIGLIO||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora