È tutta colpa tua, Grattastinchi !!!

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Hermione Jean Granger, studentessa modello, nonchè caposcuola della casa rosso-oro, aveva un problema.
Un problema molto grosso.
Il suo problema era alto, biondo, con gli occhi grigi e caposcuola verde-argento.
In altri termini il suo problema era Draco Malfoy.
Perchè veniva continuamente insultata da lui? No!
Lei si era innamorata di lui. Era questo il problema.
Un grosso. Enorme. Mastodontico problema.
Per i seguenti motivi:
Uno, il più importante, non era ricambiata anzi, lui la odiava.
Due, lei era una Grifondoro, lui un Serpeverde. Gli opposti.
Tre, lei faceva parte dell'Esercito di Silente, lui era figlio di un mangiamorte, il braccio destro di Voldemort per essere precisi.
La ragazza si stava dirigendo a Pozioni, inquieta. Il motivo? Grattastinchi, il suo gatto, nonché confidente delle sue pene amorose per il biondo cercatore, era sparito.
L'aveva cercato per tutto il dormitorio femminile, mentre Harry e Ron avevano cercato in quello maschile e in Sala Comune, ma nulla.
Ma la cosa peggiore era che quel gatto sapeva, come del resto i suoi amici, del suo amore per un certo purosangue. E quel gatto era un diavolo, avrebbe potuto fare di tutto!
Tutto si sarebbe aspettata Hermione Granger.
Tutto, ma non quello.
La scena che si presentò davanti alla ragazza la lasciò a bocca aperta.
Draco Malfoy, circondato dalla sua cricca formata dalla Parkinson, da Nott, da Zabini, Tiger e Goyle, stava seduto sul cornicione di una finestra e aveva un gatto in braccio.
Ma non un gatto qualsiasi, no, troppo facile, lui teneva in braccio Grattastinchi!
Grattastinchi che aveva un'espressione parecchio goduta, forse a causa delle dita del biondo che lo accarezzavano dietro le orecchie.
Hermione, raccogliendo tutta la sua forza di volontà per non sbavare alla vista del biondo che rideva, si avvicinò al gruppo
- Ehm...Malfoy?-
Il biondo si ricompose all'istante, riprendendo la sua maschera di freddezza
- Sì...ehm..Granger?-
Ok, era appurato, Malfoy voleva fargli prendere un colpo. Non solo rideva, e per davvero, ma aveva anche deciso di non insultarla.
- Potrei parlarti, Malfoy?- e, guardando il gruppetto aggiunse -In privato.-
Il caposcuola verde-argento, senza dire una parola e con un Grattastinchi ghignante in braccio, si avviò dietro la mora, che lo condusse in un corridoio deserto.
- Malfoy...dove hai trovato il gatto?- chiese
- mh? Fuori dall'arazzo per entrare in Sala Comune.- rispose il biondo, mettendo giù il gatto.
Ma la riccia non si accorse di nulla, teneva gli occhi bassi, rossa fino alle punte delle orecchie.
- Malfoy...ecco...-
La ragazza fu interrotta dal ragazzo che, con un gesto repentino, aveva attirato a sè la Grifondoro per un bacio.
Hermione rimase con gli occhi spalancati, scioccata, per poi lasciarsi coinvolgere dal Serpeverde in un bacio, che ormai di casto aveva ben poco.
Il biondo, con una mano sulla vita della ragazza, cercava con la mano libera l'arazzo della sua Sala Comune.
Una volta trovato bisbigliò tra un bacio e l'altro la parola d'ordine.
La porta si richiuse con un tonfo alle loro spalle ma Hermione lo sentì solo come un eco lontano, troppo impegnata ad armeggiare con i vestiti del biondo, ormai divenuti di troppo, mentre quest'ultimo le ricambiava egregiamente il favore.
L'ultimo rumore che la ragazza sentì fu il rumore della porta della camera del biondo chiudersi alle sue spalle.

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Quando sull'orologio della Sala Comune di Grifondoro suonarono le dodici, Hermione Granger fece il suo ingresso in Sala Comune, spettinata e scarmigliata.
Agli occupanti del divano, Harry, Ron e Ginny, tale scena scatenò diverse reazioni: Harry sorrise, pallido come un cencio a causa del, fondato, timore che la sua dolce amica Herm di fosse fatta il suo acerrimo rivale; Ronald Wesley, famoso per il suo sangue freddo, svenne mentre sua sorella si alzò dal divano e con le braccia rivolte al cielo esclamò un liberatorio
- Finalmente!!!-
Ma la ragazza non ci badò, difatti corse come una furia in camera sua, trovando il suo adorato gatto sul suo letto
- Tu...!!- tuonò la Granger.
- È tutta colpa tua, Grattastinchi!!!- urlò
Il gatto, per nulla intimorito dal tono della padrona la guardò, mimando con lo sguardo un esplicito "Ringraziami."

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