Capitolo 1

20 1 0
                                    

Ore 16:00

Sono chiusa in biblioteca da ore ormai e si, i libri mi fanno perdere la concezione del tempo. Ne inizi uno e più vai avanti più non riesci a smettere perché vuoi sapere cosa succederà dopo. Sono rannicchiata in un angolino, di fianco alla finestra, con la testa appoggiata sopra ad essa. Fuori piove, da giorni ormai il tempo resta invariato. Pioggia, pioggia e ancora pioggia. A me non dispiace, la amo. Mi da un senso di pace indescrivibile; sentirne il rumore, vederla scendere goccia dopo goccia. Non é malinconica come tutti pensano, anzi, la trovo molto rilassante; poi si sa, la pace dopo la tempesta.

Tuono.

Sobbalzo al sentirne il rumore. Un lampo squarcia il cielo in due e lo illumina di una strana luce. Non trovate sia affascinante?

Mi soffermo ad osservare il paesaggio. Una distesa verde sormontata da alberi che ondeggiano da una parte all'altra a causa del vento. Sembrano cosi fragili eppure cosi forti. In balia della tempesta, si piegano ma non si spezzano. Dovremmo essere tutti cosi.

Prendo il telefono per controllare l'ora e trovo un messaggio da parte di Sarah, la mia migliore amica.

Messaggio da: Sara
C'é un tempo di merda, si, ma ti andrebbe di andare a prendere qualcosa al Mc? É da un po' che non passiamo del tempo insieme...

E ha ragione. É da un po' che non esco e non passo del tempo con i miei amici ma non ne ho voglia. Preferisco passare le giornate nel mio amato, caldo e morbido letto. Non sono asociale, solo...a volte mi piace prendere una pausa, isolarmi da tutto e da tutti per pensare, oppure, semplicemente, per rilassarmi.

Messaggio a: Sarah
Alle 18:00 ti raggiungo.

Okey, forse sono stata un po' fredda, ma l'ho fatto solo per lei; non avevo nessuna voglia ma vabé, faró uno sforzo.

Sono le 17:50 e, stranamente, sono in ritardo. Il McDonald's non é molto lontano dalla biblioteca...diciamo che con la pioggia, diventa tutto meno piacevole e si, ho detto che la amo, lo so, ma in questo momento la sto detestando. Sono fradicia dalla testa ai piedi e...

"Attenta a dove vai svampita!" la gentilezza in persona signori e signore.
"Hai fatto colazione con una tazza di latte acido per caso!?" come potete notare, la mia lingua ha qualche problema a stare al suo posto.
"Come scusa?" un ragazzo alto il doppio di me, dai capelli castano chiaro e gli occhi neri come la pece si sta avvicinando a me. Crede davvero di spaventarmi questo pallone gonfiato?
"Mi hai sentito benissimo. Ora, se non ti dispiace, dovrei andare." faccio per proseguire sulla mia strada quando sento che mi prende per il polso.
"Peccato, mi sarebbe piaciuto giocare con te." mi fa un sorriso furbo. Lo odio già.
"Ah si? Se vuoi ti compro i Lego." con uno strattone tiro via il polso dalla sua presa e me ne vado, con la sua risata in sottofondo.

"Kayla! Ci hai messo una vita! Dov'eri finita!?" mi mancava la sua predica.
"Scusa Sarah, un imbecille si é incazzato perché gli sono finita addosso e non mi mollava più."
"Uhm...e questo imbecille era anche carino?" mi chiede lei, con un sorrisetto malizioso.

Era carino?

Si.
No che non lo era! Ci mancavi tu! Stupida coscienza.
Hei! Ti stai dando della stupida! Io sono parte di te, razza di imbecille che non sei altro.
Come siamo gentili.
Come te, stupida.

"Terra chiama Kayla. Kayla, Kayla ci sei? Torna tra noi." strizzo gli occhi per cercare di tornare alla normalità.
"Oh, ehm...si, ci sono."
"Non mi hai risposto. Era carino?"

Eccome se lo era. Alto, capelli castano chiaro portati tutti da un lato, in un ciuffo sbarazzino, occhi neri, cosi scuri da non distinguere l'iride dalla pupilla ma al tempo stesso cosi profondi. All'apparenza potevano incutere timore, ma, secondo me, noscondevano una dolcezza assurda.

"Naah. Il solito pallone gonfiato, nemmeno l'ho notato."

Ah no? Non l'hai notato? Davvero Kayla?
Taci.

"Oh, peccato...dovresti trovarti un ragazzo Kay." ancora con questa storia.
"Non ne ho bisogno!" sbotto io.
"Tu non hai mai bisogno di niente quando invece, hai bisogno di tutto!" alza la voce per dirmi queste parole e la gente inizia a fissarci.
"La smetti!? Ci stanno guardando tutti. La vita é mia e non ti riguarda ció che faccio!" merda. Dico queste parole troppo velocemente, senza pensarle realmente, ma sono fatta cosi. Quando mi arrabbio, sparo cazzate.
"Ah no? Non mi rigurda? Sai cosa? Non so neanche perché ti ho chiesto di uscire! Io ci provo, davvero. Vorrei aiutarti, vederti felice come un tempo, ma sai cosa? Sei solo una stronza. Non si puó più parlare con te! D'ora in poi, quando avrai bisogno di qualcosa, vai da un altro." sputa fuori come veleno. Prende il suo goubbino e la sua borsa per poi uscire, probabilmente furiosa.
Fa male perché é la mia migliore amica, fa male perché c'é sempre stata, fa male perché la colpa di tutto, é mia. Sono io ad essere cambiata, non loro.

Ha finalmente smesso di piovere e un pallido sole sembra cercare una via d'uscita in mezzo a tutte quelle nuvole nere. Sto tornando a casa. Dopo la litigata con Sarah, ho finito il mio milk shake e me ne sono andata. Passo davanti ad un parco giochi, pieno di bambini cosi felici e spensierati. Mi si forma un groppo in gola nel vederli...bei tempi, penso.
Manhattan é piena di artisti di strada; c'é chi canta, chi balla e chi fa piccoli trucchi di magia; poi c'é lui, Dylan. Ha diciannove anni, due anni in più rispetto a me. I suoi genitori l'hanno buttato fuori di casa, stanchi di avere un peso come lui. Soffre di sordomutismo e per sopravvivere, fa ció che più ama: suona la chitarra. Beh, vi chiederete come fa a sapere se prende tutte le note, oppure no. Dopo anni di pratica, ha imparato a memoria qualsiasi tipo di accordo e suona in un modo fantastico. É da qualche anno che lo conosco; l'ho incontrato per puro caso. Amo la musica, anche se non suono nessuno strumento. Inizialmente é stato molto difficile capire ció che voleva dirmi, ma ora questo non é più un problema. Non sono mai riuscita a imparare a comunicare con i segni, n'è a capirli, ma lui fa sempre in modo di facilitarmi il lavoro.

"Dylan!" lo saluto mettendomi davanti a lui. É sordo, lo so, ma sa leggere alla perfezione il labiale. Non puó rispondermi, ma con un semplice gesto della mano, ricambia il saluto e mi manda un bacio. Passo una mezz'oretta in sua compagnia, ascoltandolo, e canticchiando sulla sua base musicale; ogni tanto mi perdo ad osservarlo. É davvero un bel ragazzo. Alto...

Sei tu che sei nana, stupida! Tutti sono più alti di te! Sei un metro e uno sputo, per esagerare.
Ma tu non hai una vita sociale!?
Sono la tua coscienza, come potrei avere una vita sociale?
Taci.

Stavo dicendo. É alto, occhi azzurri e capelli biondi portati in un ciuffo tirato all'indietro. Ha un tatuaggio, dietro l'orecchio. Un altoparlante. Ironico no?

Apro la porta di casa e, come al solito, non trovo nessuno. Vivo con i miei nonni da ormai una vita, anche se, non dureranno molto. Mia nonna é malata e, probabilmente, quando se ne andrà, non avró più nemmeno mio nonno. Vi starete chiedendo dove sono i miei genitori. Beh, questa é un'altra storia.

Heiheiheiii
Ecco a voi il primo capitolo! Siamo solo all'inizio si, ma spero comunque che la storia vi attiri. Mi piacerebbe sapere un vostro parere e se avete critiche, fatele pure, mi aiuteranno a migliorare! Alla prossima♡

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: May 09, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

All I need.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora