-Nightmare-

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  Quella notte il vento era più prepotente del solito, eravamo oramai quasi a fine autunno ma cadevano ancora tante foglie. Appoggiai la testa al busto della quercia e mi rilassai godendomi la brezza mattutina prima che iniziasse la calda primavera. Un freddo improvviso mi fece rabbrividire scompigliandomi tutti i capelli, mentre ascoltavo il rumore della carta del mio quaderno che a causa del vento si sfogliava da solo.
Nell' ultimo periodo mi svegliavo sempre qui, in questo parco deserto distante kilometri da casa mia sempre alla stessa ora, sempre sotto la stessa quercia, con l'affanno, le gambe che tremavano e il cuore che batteva all'impazzata. Ogni notte facevo sempre lo stesso incubo, anche se definirlo incubo non era esatto, mi piaceva di più pensare che fosse un sogno. Uno di quei sogni confusi, non chiari, dove vedi tutto sfocato, che poi la mattina vai da tua madre e dici – Wow ho fato un sogno stranissimo questa notte- ma poi ti rendi conto che non sei in grado di spiegare come sono andate veramente le cose.
Così mi svegliavo nel mezzo del nulla , sapendo che quella sera mi ero addormentata nel mio comodo lettino, ma di non essere più lì e di ritrovarmi in un parco a 7 kilometri di distanza da casa mia e di avere con me solo una matita ed un quaderno e quindi iniziavo a disegnare, disegnavo per ore, anche sapendo di non essere brava con la matita, non avevo un idea in testa tracciavo solo delle stupide righe, mi facevo guidare dalla mia mente.
Alzai lo sguardo solo quando vidi l'alba spuntare dal cielo che man mano si schiariva sempre di più, presi il mio vecchio quaderno, la mia matita e mi incamminai per iniziare la mia monotona giornata, i miei piedi nudi sfioravano le foglie del prato bagnate dalla rugiada. Oramai trovare la strada di casa non era più un problema, come quando mi ritrovai qui la prima notte.
Dopo un' oretta circa ero sul ciglio della strada dall' asfalto bollente ad osservare come le città si svegliava dopo un eterno letargo e ad ogni minuto il rumore di macchine che sfrecciavano sull' asfalto diventava sempre più frequente, per fortuna non avevo ancora molta strada da percorrere, tutto iniziava diventare più familiare. Che cosa si sono persi .... Pensavo tra me e me, ho sempre trovato la notte affascinante, 'la mia piccola realtà calma e rilassante o almeno così pensavo prima che si trasformasse in uno dei miei peggiori incubi.
Ma dopo questa 'piccola' introduzione penso sia arrivata l'ora di iniziare le presentazioni. Mia madre diceva sempre che la vita era troppo breve per essere assaporata e che a questo mondo esistevano soltanto due grandi categorie di persone, quelle troppo paurose per viverne una vera e quelle troppo anodine per capirne il vero significato, ho sempre basato il mio pensiero su questa teoria fin quando mi sono accorta che sì, mia madre aveva ragione, ma esiste anche una terza e indimenticabile categoria molto Importante .... Piacere mi chiamo Haine Rivière e faccio definitivamente parte della terza categoria.
In realtà non sono qui per parlare di me, ma avete bisogno di conoscere almeno una parte della mia storia se proprio volete avventurarvi negli inferi di questa vicenda, allora iniziamo dal principio ...
Avete presente quando pensate che tutto vada storto? Che succede sempre qualcosa di sbagliato proprio nel momento meno opportuno? Che la vostra vita vada a rotoli? Ecco! Se avete inquadrato la situazione vi lascio andare avanti, nel momento più tragico della vita di una persona, in cui non ti basta mai niente, il periodo dove, specialmente una ragazza, è piena di paranoie quel momento in cui l'unica cosa fissa nella mente di noi umani e un numero sulla bilancia e più di 100000 followers su twitter. All'alba di miei 17 anni mia madre decise che dovevamo trasferirci a Bransking nel South Carolina.
Provai in tutti i modi a farle cambiare idea, non volevo andare via, non di nuovo ... succedeva sempre, ci trasferivamo e proprio nel momento in cui io riuscivo ad integrarmi ci trasferivamo di nuovo, non ho mai avuto una casa non so neanche cosa significhi avere un migliore amico sin da quando si è piccoli, non so cosa significhi svegliarsi e sapere di riprendere sempre la stessa vita invidio tanto le persone che hanno la possibilità di considerare un posto casa e di avere quella sensazione di normalità, di stare bene veramente perché vivi la vita con semplicità.
Non ho mai avuto dei veri genitori, mio padre è morto quando ero piccola e non ho un minimo rapporto con mia madre, non c'è mai stata per me, ma non la odio, sarebbe stupido odiare qualcuno che si consce a malapena lei vive la sua vita e io la mia senza problemi.
Il suo lavoro non ci permetteva di stabilirci in un posto, anzi eravamo sempre in viaggio per conferenze nuove opportunità dell' azienda che dirigeva e tutte quelle cose lì di cui non me ne mai importato un accidente. Odiavo il fatto di potermi permettere tutto senza alcun tipo di difficoltà perché mi piace avere degli ostacoli da superare, delle sfide, qualcosa per cui combattere e avere un vero e sopratutto valido motivo per farlo, ma tutto ciò non ha mai fatto parte della mia vita.
Sono sempre stata la figlia da nascondere, la pecora nera della famiglia quella di cui tutti hanno paura al contrario di mia sorella gemella Bleu lei è sempre stata quella perfetta e anche quella che prenderà in mano l'azienda non appena mia madre andrà in pensione.
Tenevo stretto sul petto il mio solito quaderno da disegno torturandolo con le mie mani sudaticcie a causa dell' ansia che premeva nella mia cassa toracica, sentivo che se avrei aperto bocca anche solo per dire un sì o un no avrei vomitato tutta la mia colazione, mi facevo spazio tra le decine di studenti che camminavano a testa bassa alzando lo sguardo solo un secondo per osservare chi avevano davanti.
Una assordante  rumore si propagò per tutto il corridoio avvertendo i vari adolescenti, tra cui me , a dirigersi verso le proprie classi, abbassai la testa per osservare un pezzetto di carta stropicciato dove sopra c'era scritto a caratteri grandi "CLASSE A4 LIVELLO A3 ARRIVATO MISS. LOUREN SMITH" .
Seguii le precise indicazioni del primo bidello che incontrai e mi diressi infondo ad un corridoio trovando davanti a me una grossa porta socchiusa di legno antico molto consumata con sopra un piccolo cartello ove c'era scritto A4, la spinsi delicatamente ed essa emise un piccolo cigolio che svanì quasi subito rivelando ai miei occhi la visione di un gruppo di studenti parecchio annoiato da ciò che la professoressa stava dicendo.
Un anziana signora sulla sessantina mi accolse con un caloroso sorriso, fece qualche passo facendo risuonare per tutta la piccola classe il rumore dei sui tacchi a spillo.
-Oh! Cara tu dovresti essere la nuova arrivata?-
Annuii timidamente facendo continuare la vecchia professoressa che parlava con la sua voce melliflua e calma che mi ricordava tanto quella di mia nonna.
-Ragazzi fate un grande saluto alla vostra nuova compagna che da oggi in poi frequenterà questo corso con voi, lei si chiama...-
La guardai per un secondo spaesata e poi dissi velocemente - Haine Rivière-
-Cara Haine io sono la professoressa Smith e loro saranno i tuoi nuovi compagni per questa lezione-
Mi accomodai in uno degli stretti banchi senza proferire parola, aprii il mio quaderno ed iniziai a sfogliare le varie pagine osservando i miei disegni, mi soffermai su uno che avevo fatto proprio quella notte, rappresentava due occhi verdi lucenti nel buio, mi ricordavo quella parte del sogno aveva un non so ché di familiare, mi ricordava qualcuno che conoscevo molto bene, ma non sapevo chi fosse, ma la domanda più importante era perché erano nel mio sogno?

Mi risvegliai dal profondo letargo dei miei pensieri solo quando sentii la porta della vecchia classe chiudersi di scatto, alzai la testa osservando i languidi occhi della professoressa Smith fissi su un punto alle mie spalle, nella classe si alzò un brusio fin quando la professoressa parlò e la classe si zittì.
-Ma che sorpresa, ragazzi oggi il signorino Styles ha deciso di unirsi alla lezione - il suo tono dolce e rassicurante divenne profondo e cupo nascondendo in esso anche un filo di rabbia, mi girai per guardare nella direzione della professoressa.
Persi un battito del mio cuore quando osservai gli occhi del ragazzo guardarmi fisso senza voler spostare lo sguardo nemmeno per gentilezza. Un pensiore si fece largo tra la confusione della mia testa e all' improvviso il respiro mi mancò. Era lui. Il ragazzo dagli occhi verdi. Lui era nel mio sogno e già sapevo che sarebbe diventato anche il mio peggior incubo.  

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