Trouble

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Appena supero il cancello mi rendo conto di essere in ritardo già al primo giorno di scuola.
Merda è il mio primo pensiero.
Non ho nessuna voglia di fare la figura della nuova arrivata, etichettata fin da subito come "ritardataria".
Mi passa per la testa di non metterci piede per oggi, poi allontano l'idea.
Devo ancora compilare dei moduli.

Mentre aspetto la ragazza davanti a me compilare il suo, vedo passare nell'atrio un ragazzo.
Ha i capelli riccioli e gli occhi verdi. Mi posa lo sguardo addosso per qualche secondo, poi scompare dietro una vetrata. Mi incuriosisce parecchio.
- Dietro quella vetrate ci sono i campi da calcio, il campo di atletica e le palestre. - dice la donna - Il piano 7 è bloccato, perché è crollata una porta, quindi non ci andate. -

Vedendo il campo di atletica in lontananza ho una fitta al cuore. A Londra ero la prima della squadra nella corsa.

Attraverso di corsa il campo di basket e arrivo alla pista, che devo dire è molto grande.
Osservo i ragazzi che corrono, tra cui il ricciolo di poco fa.
Mi dirigo verso un tavolo dove sta seduto un tizio piuttosto impegnato, con il naso dentro una serie notevole di scartoffie.

- Vorrei iscrivermi per la corsa. -

L'uomo alza la testa e mi squadra, soffermandosi un attimo sui miei pantaloni corti.

- Certo, hai esperienza? -

- Sì - rispondo decisa, come se da quella domanda ne andasse del mio orgoglio.

- Bene, allora ti metterò nel turno delle 5 di pomeriggio. È la squadra "mista" tra maschi e femmine. Ti va bene? -
Mi porge un modulo e ritorna ai suoi fogli sul tavolo.

Mi metto a compilare il modulo con i miei dati e nel frattempo l'allenatore si alza e batte le mani
- Garrix, Bergling! Venite! -

Alzo lo sguardo per non perdermi la scena. Due ragazzi in tuta vengono verso di me, uno dei due è il ricciolo e l'altro è un viso nuovo.
Occhi azzurri come il cielo, capelli biondi, fare spocchioso e fisico degno di una giraffa. Un metro e ottantacinque, credo, di puro odio e antipatia.

- Lei è una nuova atleta. -

- Piacere, io sono Martin Garrix. - dice il ragazzo riccio e castano, stringendomi la mano sorridente. Mmh.. carino.

- Io sono Tim. - dice l'altro senza tendere la mano, ma fissandomi negli occhi. Sostengo lo sguardo senza problemi.

- Spero che le tue gambe chilometriche ti permettano di correre più veloce di me, biondo! -
Gli dico con un ghigno.

Nessuno mi intimorisce, tantomeno un ragazzetto che si crede chissà chi.

STOCKHOLM SYNDROME ~ Avicii Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora