Lettera.

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Ciao! Volevo solo ricordarvi che la storia è ambientata dopo "Maze Runner La Rivelazione", quindi troverete degli spoiler (che possono peró anche riguardare gli altri libri della saga). Ci tenevo anche a dirvi che sarà tutto concentrato su un unico capitolo. Detto questo, buona lettura!

Thomas aprì lentamente gli occhi. Era sera e il cielo si stava tingendo di rosa. Si era addormentato sul prato, quindi si ritrovò diversi pezzi di erba sulla schiena e sulle gambe; piantó i gomiti sul terreno e si tiró su per mettersi seduto.

Era trascorso molto tempo da quando avevano attraversato il Pass Verticale e si erano ritrovati in cima alla collina verdeggiante. Vivevano tutti in modo molto spensierato e felice, e ognuno aveva degli incarichi: c'era chi lavorava tra i campi da loro creati, chi cucinava, chi prendeva l'acqua dal ruscello che scorreva lí vicino...
Thomas era molto contento di trovarsi lì.
Avevano perso molte persone. Troppe. Avevano passato tanti momenti difficili e provato tanti dolori, ma, alla fine, erano veramente soddisfatti.
Però, anche quando le cose sembrano andare alla grande, il dolore si ripresenta.
Thomas aveva ancora molti incubi.
Molte volte sognava di dover rivivere tutto da capo, oppure sognava di perdere anche le persone che ce l'avevano fatta e che ora erano accanto a lui.
Oppure sognava Teresa. O Chuck. O Winston. O Newt. Giá, gli incubi riguardanti Newt erano i piú frequenti: molto spesso riviveva di nuovo quella scena di tortura successa molto tempo prima.

"Thomas!" Una voce gridò alle sue spalle. Era Brenda.
Lui si voltò e si alzò in piedi per raggiungerla. 
"Eccoti..." ansimò lei riprendendo fiato.
"Hai corso tanto, eh?" Scherzò lui mettendo un braccio sulle sue spalle. C'era stato qualche bacio tra i due,un tempo, ma alla fine capirono entrambi che tra loro l'unico sentimento era l'amicizia, niente di più forte.
Brenda lo fulminò con lo sguardo.
"Se tu ti addormentassi in un luogo un po' piú vicino, non correrei così tanto per cercarti."
Thomas sorrise.
"Perchè mi cercavi?"
"A dire il vero faccio solo da messaggera, quello che ti cerca è Minho."

Entrambi si avviarono verso la casa di legno in cui Minho si trovava.
"Ciao, Minho." Lo salutò Thomas.
"Amico, hai una faccia di sploff." Ribattè lui sorridendo. Il linguaggio della Radura era rimasto.
"Ti ringrazio." Rispose in modo sarcastico"Mi sono svegliato poco fa."
"Si vede."
"Come mai mi cercavi?"
"Beh, ho trovato la tua giacca a terra e nella tasca...c'era questa."
Minho porse una busta all'amico. Era spiegazzata ed era di un colore tendente al giallo, forse perchè era piuttosto vecchia.
Thomas la conosceva bene.
Era la lettera che Newt gli aveva dato alla C.A.T.T.I.V.O. prima di andare nell'hangar.
Guardò il suo contenuto tremando.
Il cuore di Thomas perse un colpo.
Al suo interno, non c'era una lettera, ce ne erano due.
All'improvviso si ricordò di non aver mai detto a nessuno di ciò che era avvenuto tra lui e Newt.
"È solo un pezzo di carta vuoto, dopo lo butterò via." Mentì lui "Ora devo andare in bagno."

Dopo essere entrato, chiuse la porta a chiave e si avvicinò alla parete dall'altra parte del bagno.
Lasciò che la sua schiena scivolasse contro le mattonelle fredde e poi si sedette a terra.
Prese tra le mani la lettera che lui aveva giá letto, nella quale era scritta solo una riga: "Uccidimi. Se sei mai stato mio amico, uccidimi."
Chiuse gli occhi. Rileggere quelle parole gli faceva male.
Prese l'altro pezzo di carta. Le sue dita stavano ancora tremando.
Tirò un forte sospiro e poi l'aprì.

"Ciao Tommy,
Spero che tu trovi questa lettera un giorno, dato che l'ho nascosta piuttosto bene.
Non credo che riuscirò a vivere ancora a lungo per colpa di questa cacchio di Eruzione. Vorrei ringraziarti per essermi sempre stato accanto. Ne abbiamo passate tante noi: la Radura, il Labirinto con i Dolenti, la Zona Bruciata e ora qui alla C.A.T.T.I.V.O.
Spesso ripenso al giorno in cui arrivasti nella Radura. Devo ammetterlo, all'inizio credevo tu fossi come tutti gli altri pive lí dentro, ma mi sbagliavo. Tu eri...diverso. Lo sei sempre stato.
Se devo essere sincero, mi incuriosivi: eri così pieno di domande mentre io,invece, quando sono salito con la Scatola, ero completamente disorientato e ci ho messo un bel po' di tempo per adattarmi alla Radura.

Sai, Tommy, non credo che troveranno mai una cura a questa caspio di malattia. Vorrei solo dirti che significhi tanto per me, sono poche le persone di cui mi fido. Ho sempre pensato che tra noi si sarebbe creata un'ottima amicizia e così è stato, fino a quando...beh, fino a quando non ho iniziato a provare un sentimento piú forte. È stato strano, non l'avevo mai provato prima. Mi perdevo nei tuoi occhi castani e desideravo accarezzare i tuoi capelli scuri, volevo stringerti fino a toglierti il respiro e non sai quanto cacchio volevo azzerare la distanza tra di noi appoggiando le mie labbra sulle tue una volta per tutte. E sai una cosa? Non so nemmeno perchè sto scrivendo queste cose al passato, dato che le provo tutt'ora. Sono sicuro che quando scoprirai queste cose, sarà ormai troppo tardi.

 L'Eruzione mi sta facendo tornare in mente dei ricordi,o almeno credo che lo siano, ma non ne sono sicuro e devo ancora capire se sono solo allucinazioni per colpa della malattia oppure veri e propri momenti vissuti nel mio passato. Credo che non sia giusto che dei ragazzi della nostra età debbano subire così tanto...

Tommy...Tommy...ti ho sempre voluto chiamare così,trovo che sia carino come soprannome, ma soprattutto volevo distinguermi dagli altri, volevo chiamarti in un modo mio. Volevo fosse una cosa speciale, solo nostra.

Vorrei un mondo diverso. Un mondo in cui io e te e tutti i Radurai non dobbiamo preoccuparci di malattie, eruzioni solari, labirinti...un mondo quasi normale, in cui i nostri unici problemi sono i voti scolastici oppure i soliti problemi adolescenziali.

Un giorno ci incontreremo di nuovo. Deve essere così. Magari in un universo parallelo in cui tutte le disgrazie che ci sono capitate non sono mai successe e possiamo vivere tranquillamente.

Voglio dirti una cosa, ho bisogno di dirla e tu devi saperla prima che io perda completamente il controllo per colpa della malattia.

Ti amo, Tommy.


Tuo, Newt."

Thomas tremava. Aveva lacrime calde che gli scorrevano lungo le guance ed era incapace di reagire o di muoversi. Sentiva dei suoni, dei battiti, ma non sapeva se provenissero da colpi sulla porta o dal suo cuore che batteva all'impazzata.

Ad un certo punto fu come travolto da uno scossone che lo riportò nel mondo reale. Provava tanti tipi di emozioni che nemmeno lui riusciva a distinguere. Rabbia per non aver fatto abbastanza per salvare Newt? Tristezza perché non solo Newt se ne era andato per sempre tanto tempo fa, ma anche perché stato proprio lui, Thomas, a premere il grilletto? Oppure rimpianto per non aver mai detto a Newt cosa lui provasse? Perché sì, Thomas aveva amato Newt sin dal primo momento in cui i loro sguardi si sono incrociati, dalla prima volta in cui gli aveva parlato, dalla prima volta in cui lui lo aveva chiamato Tommy.

Thomas amava Newt, e lo avrebbe amato sempre.


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