Capitolo 1

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Otto anni prima...

"Sei tutta sporca Liz" dice Thomas ridendo

"Dove?" risponde la bambina toccandosi tutta la faccia

"Non qui Liz, oddio stai facendo un disastro, ti stai sporcando tutta" e non riesce a farsi scappare un risolino.

"Aspetta ti aiuto" dice per l'ennesima volta e prende uno dei suoi tovagliolini con i quali tiene il suo cono di gelato. Le pulisce la faccia piano piano guardandola negli occhi con la dolcezza che solo un bambino può avere.

"Grazie" dice arrossendo.

"Di niente, però la prossima volta dovresti prendere un'altro gusto invece del cioccolato, così non andresti in giro con delle macchie marroni su tutta la faccia" scherza, finendo il suo di cono gelato.

"Ma è il mio gusto preferito"protesta.

"Lo so piccola maialina" la prende in giro usando il soprannome che le aveva affibbiato quando aveva visto con che voracità mangiasse le cose che adora."Ma la prossima volta stai più attenta almeno, se no poi ti sporchi anche i vestiti e tua madre poi urla quando ti riporto a casa"

"Tanto urlerebbe comunque, in questo periodo litiga spesso con papà" dice con un sorriso triste pensando all'umore agitato del padre negli ultimi tempi.

-La mamma continuava a lamentarsi del fatto che da quando era tornato dal suo viaggio in Russia era diventato strano e non era più l'uomo di prima. Se l'era cavata dicendo che era preoccupato che non tutti gli acquirenti avessero accettato il contratto da lui proposto, ma mentre lo diceva glielo si leggeva negli occhi che stava mentendo. Ci erano passati tutti sopra, soprattutto la moglie, lo amava troppo e per questo aveva deciso di credergli.

Il problema è che questo è successo circa due settimane fa, ora il grande uomo d'affari con a carico una moglie e una figlia è sempre più agitato, e la moglie urla ogni giorno per spronarlo a dire qualcosa. Però lui sta fermo sul divano e la guarda tristemente come per scusarsi di qualcosa.

Da quando era cominciata questa storia la piccola Elisabeth si rintanava nella sua cameretta con gli auricolari e la musica al massimo per non sentire quello che dicevano, aspettando che Thomas si arrampicasse dalla finestra, per venirla ad abbracciare fino a quando non si fosse addormentata.

Si conoscevano fin da quando erano bambini.

Lui era più grande di lei di due anni, cosa che non smetteva mai di rinfacciarle, anche se poi a scuola e a merenda andava a sedersi sempre vicino a lei perchè continuava a dire che i suoi compagni erano stupidi, insopportabili e lo prendevano sempre in giro.

Erano dei bei bambini bellissimi. Lui, con i suoi capelli neri come la pece e gli occhi verde smeraldo. Lei con grandi occhi azzurri e dei ricci lunghi e biondi. -

"Mi dispiace piccola maialina" la riscuote dai suoi pensieri lo stesso ragazzo a cui stava pensando poco prima, abbracciandola.

Ricambia l'abbraccio e stanno un po così, sulla vecchia panchina del bosco che c'è di fronte le loro case, proprio sotto la casa sull'albero che avevano costruito due anni prima tutta da soli e dove si ritrovavano ogni pomeriggio per stare insieme, giocare e abbuffarsi di tutto quello che i genitori  vietavano loro mangiare.

" Forse è meglio ritornare, si sta facendo scuro Liz"  rompe il silenzio Thomas. Beth  acconsente con un cenno della testa.

Si alzano e si dirigono lungo lo stretto viale che conduce alla strada sulla quale affacciano circa una ventina di villette una vicina all'altra.

Il bambino la prende per mano e mentre camminano le dice: "Lo sai che io ci sarò sempre quando vorrai parlare e che rimarrò sempre al tuo fianco, che quando cadrai io sarò li a tenderti la mano per rialzarti e che affronteremo ogni giorno insieme senza paura di quello che potrebbe accadere. Io mi ricorderò sempre di esserci, mi ricorderò sempre di te, come tu di me, vero?"  

Cita le parole del patto che avevano fatto qualche anno prima quando che lei gli dicesse che non voleva più parlare con lui perchè, dato che era appena morta la sua adorata nonna Beth, aveva paura che tutte le persone a cui voleva bene se ne sarebbero andate prima o poi. Allora lui si sedette sul muretto di pietra dietro la scuola sul quale era seduta a piangere e le disse queste stesse parole.

"Lo so, è lo stesso per me" gli risponde sorridendo

Arrivano al cancello di casa di lei e vedono una macchina nera con i vetri oscurati parcheggiata vicino al  sub mercedes nera del  padre di Elizabeth.

"Avete ospiti a cena?" le chiede il suo amico

"Non lo so, però è strano mia mamma mi avrebbe chiamato dieci ore prima per farmi sembrare una ragazza per bene e non una..."

"Barbona appena uscita dalla discarica" conclude lui ridendo.

Gli dà un pugno sul braccio e lui ricambia più leggermente prima di correre verso casa sua urlando: "Lascia la finestra aperta Liz, così mi racconti tutto"

Lei lo guarda sorridente mentre suona il campanello di  casa sua aspettando che la madre venga ad aprirle.

Dopo pochi secondi la porta viene aperta, ma non dalla  madre. Un uomo vestito completamente di nero, con un passamontagna e una pistola nella mano destra.

La  prende con forza mettendole una mano sulla bocca prima che abbia il tempo di gridare aiuto e la trascina in salotto dove rimane immobile di fronte a quella scena che resterà per sempre impressa nella sua memoria.

                                                                                                                                                                                      Elizabeth

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