capitolo 1

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*DRIIN DRIIN*

Dio, la sveglia. Mugolo qualcosa e mi giro dall'altra parte, sotterrandomi sotto le coperte.

<< Sveglia, dormigliona, devi andare a scuola! >>

Le urla di mia zia arrivano attutite sotto le coperte.

<<Ancora cinque minuti...>> biascico con voce impastata, spingendomi ancora più in quell'abbraccio caldo e confortante.

<<Oh beh, allora vorrà dire che i pancake ce li mangeremo tutti noi!>>

Cavolo, sa quanto mi piacciano i pancake... Sollevo un po' la coperta e faccio fuoriuscire il naso. Mhhh, l'odore del cibo appena fatto invade già tutta la camera.
Con un gesto, o forse qualcuno in più, spingo via la coperta, e facendo dei versetti comincio a stiracchiarmi, prima le braccia, poi le gambe e infine la schiena.
Mi stropiccio gli occhi, ancora assonnati e mi metto seduta sul letto.

"Un'altra stupida giornata in questo stupido paesino"

Non che io abbia niente contro i piccoli paesi in mezzo al nulla, ma parliamoci chiaro, qui la gente è così ottusa, ed i giorni si susseguono uno dopo l'altro, tutti uguali. È sempre stato così, da quanto mi ricordo, non cambia mai nulla. Guardo l'orologio.

"Son già le sette, devo sbrigarmi!"

E poi, il mio stomaco sta brontolando... come al solito. Scatto giù dal letto, sento il piacevole contatto col pavimento freddo e mi dirigo, ancora a piedi scalzi, per le scale a chiocciola che scendono giù. La mia stanza è la più alta della casa, proprio in mansarda, così la sera, quando ho voglia, posso guardare le stelle che si stagliano sul cielo nero. Le ho sempre trovate affascinanti, e passerei ore ad ammirarle. Infatti è da mesi che chiedo alla zia di comprarmi un telescopio!

Arrivo in cucina di slancio, faccio lo slalom tra i mille oggetti a dir poco strani che la mia eccentrica zietta adora comprare in quei mercatini e mi siedo a tavola, i miei pancake sono ancora caldi e fumanti. Afferro il barattolo di Nutella, ma nello stesso istante di un'altra mano, più grande e scura.
Ci guardiamo, con la sfida negli occhi. Per un attimo sembra che tutto si fermi, poi all'improvviso faccio un sorrisetto maligno e tiro.

<<Ah, ho vinto io!!>> ridacchio infilando il cucchiaio nel barattolo.
Sento le sue lamentele, e gongolo soddisfatta.

<<Solo perché mi hai colto di sorpresa, ma la prossima volta vedrai!>>

<<Su ragazzi, non litigate>>  dice mia zia con tono calmo mentre prepara altri pancake.

La osservo, è sempre così, la zia. Con quella crocchia di capelli castani, da cui sfugge sempre qualche riccia ciocca ribelle. La pelle sempre abbronzata, e il viso un po' coperto di rughe. Ma nonostante l'età, quegli occhi vispi e dolci, sembrano far emergere la sua personalità decisamente... originale, per non dire stravagante. Mi rivolge uno dei suoi soliti sorrisi sognanti. Mi chiedo se mio papà, suo fratello, le somigliasse. Forse aveva i suoi stessi occhi scuri e luminosi, o magari il suo nasino all'insù..

<<A che pensi, pulce?>> sbuffo e porto gli occhi al cielo, sa quanto odio quel nomignolo.

<<Che devo sbrigarmi o arriverò in ritardo già al primo giorno di scuola!>>

<<Oh beh, non sarebbe una novità!>> sghignazza Matteo, "l'uomo di casa".

Somiglia molto alla madre, per i capelli e la pelle scura, ma gli occhi sono di un colore verdastro e il sorriso è sghembo e sfacciato. Nonostante sia più piccolo di me, ormai mi supera d'altezza. Io e lui siamo come cane e gatto, ma in fondo ci vogliamo bene. Lui scherza, sa come farmi perdere le staffe ma anche come farmi ridere quando sono offesa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 14, 2016 ⏰

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