La Storia

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Correva l'Anno Domini 1314, quando il Re di Francia, Filippo il Bello con il sostegno dì papa Clemente V, decise di dar fine all'ordine monastico-militare dei Cavalieri Templari che per anni aveva assunto il compito di proteggere i pellegrini in Terra Santa.

Al tempo i Templari costituivano l'ordine monastico più imponente e ricco inoltre, negli anni avevano stipulato parecchi accordi con gli islamici al punto di renderli forti potenti.

Mentre d'altra parte il regno di Francia aveva accumulato parecchi debiti indebolendosi così, Filippo il Bello convenne che eliminando l'ordine avrebbe potuto utilizzare le ricchezze confiscate per rifocillare le casse del regno con la duplice azione di liberarsi dell'esercito più potente esistente nel periodo.

Infatti, con l'ordine diretto di papa Clemente V, veniva imposto di uccidere in tutta Europa i Templari perché giudicati ingiustamente e senza alcun fondamento, blasfemi e sacrileghi, affiancando all'ordine la figura di Bahomet al tempo interpretato come simbolo satanico.

I Templari vennero per l'appunto accusati dall'inquisizione di utilizzare il Bahomet nei loro riti di iniziazione all'ordine, accusa tra l'altro avallata dagli accordi di buon vicinato che correvano da anni tra l'ordine e i mussulmani.

Così il 14 Marzo dell'Anno Domini 1314 a farne per primi le spese furono i condannati al rogo Jacques De Molay, al tempo Gran Maestro dei Templari e Geoffroy de Charney custode e protettore della Sacra Sindone.

Così poche ore prima nelle stanze delle torture della prigione in cui i due si trovavano condannati da una prima istanza a prigionia a vita, il Re Filippo il Bello cercava di estorcere un ulteriore confessione al Gran Maestro.

<< Parla Bastardo! >> ringhiò il torturatore, mentre Re Filippo il Bello in piedi e con atteggiamento soddisfatto osservava il volto stravolto del Gran Maestro Jacques De Molay.

<< Non vi dirò mai dove si trovano, potrete cercare in ogni posto ma non li troverete mai, preferisco la morte al tradimento >> rispose l'uomo appeso per le mani legate alle corde che lo sostenevano e con la schiena sanguinante per le frustate ricevute.

<< Perché ti ostini, ormai è finita dimmi dove si trovano e ti lascerò in vita >> intervenne Re Filippo innervosito dall'atteggiamento del torturato.

L'uomo appeso sollevò la testa e con un sorriso colmo del dolore per le ferite inflitte durante le innumerevoli torture, disse:

<< Vi state macchiando del più orribile dei delitti, non vi rendete conto >>.

<< Adesso basta >> lo interruppe urlando il Re e camminando nervosamente avanti e indietro per la stanza, poi riprese:

<< Siete sempre stato l'ordine più privilegiato non pagate le tasse e questo vi ha permesso di arricchirvi, adesso vi ordino di dirmi dove si trovano i sei custodi! Se disobbedite le conseguenze saranno gravissime per voi e per la vostra Comunità >>.

Alle minacce dell'uomo Jacques De Molay scoppiò in una fragorosa risata e questo innervosì ulteriormente il Re che fece segno al carnefice di infiggere altre frustate.

La risata divenne subito urlo di dolore, quelle frustate gli strappavano la carne da ore e sentiva che ormai le forze lo abbandonavano, così cominciò a pregare chiedendo di avere la forza necessaria per non cedere alle torture.

Filippo con la rabbia negli occhi avvicinò il suo volto a quello del Gran Maestro che fiero non cedeva lo sguardo, con voce dura e decisa disse:

<< A costo di uccidere tutti quelli del tuo ordine, io li troverò e prenderò quanto in loro possesso, ricordati che il papa è dalla mia parte >>.

Gli occhi del cavaliere s'infuocarono di rabbia e il suo volto si fece iracondo, una strana forza gli pervase il corpo e urlando disse:

<< La Chiesa, quella che papa Clemente rappresenta non troverà mai gli appartenenti alla Comunità e non troverà mai quanto in loro possesso, io stesso per non sapere dove fossero ho deciso di tagliarne i contatti così nessuna vostra tortura potrà mai portarmi a tradire quanto io credo >> al termine si lasciò andare senza forze.

Re Filippo infuriato dal comportamento del Cavaliere e convinto del fatto che lui sapesse dove i membri della Comunità si nascondevano ma soprattutto conscio del fatto che difendessero qualcosa d'importante disse:

<< Mi spiace enormemente Jacques! Tu ed il tuo amico Geoffroy avete firmato la vostra condanna a morte, sarete giustiziati al rogo all'alba, in quanto al vostro ordine verrà smembrato e non ne resterà traccia, tutti gli averi passeranno nelle casse del regno di Francia >>.

Jacques osservava Filippo mentre dichiarava la sua condanna, abbassò la testa poi rialzandola con un sorriso ma con voce stanca e distrutta replicò:

<< Questo non vi salverà, avrete sempre a seguito la Comunità che detterà sempre le sue leggi e voi dovrete sottostare al suo giogo, la Chiesa non si libererà mai della Comunità perché è lei la vera custode del credo >> .

<< Non avete capito nulla, da oggi il vostro ordine sparirà e con esso tutti i Templari ovunque essi si trovino così sarò sicuro che non ne rimarrà nessuno >> replicò adirato Filippo conscio di non essere riuscito ad ottenere quanto voleva realmente.

Sapeva bene che la Comunità era custode di un segreto capace di poter soggiogare la Chiesa, ma questo non lo intimoriva affatto, era convinto che dopo la morte del Gran Maestro la Comunità priva della loro guida si sarebbe costituita a loro.

<< Siete uno stolto, non immaginate nemmeno dove possano essere >> rispose invece Jacques convinto della fedeltà degli eletti della Comunità.

Il Re innervosito dall'ostinazione del Gran Maestro e inferocito dal suo atteggiamento ordinò che fossero giustiziati immediatamente davanti i suoi occhi.

All'alba i due condannati vennero condotti sul luogo della loro esecuzione, sull'isola della Senna dove è sita Notre Dame.

Jacques guardò il fuoco acceso in attesa di compiere il sacrificio così si spogliò dei suoi indumenti, con atteggiamento fiero e testa alta si diresse verso il palo a cui venne assicurato con delle corde dagli esecutori.

Mentre Filippo il Bello e papa Clemente V assieme all'inquisizione osservavano soddisfatti la caduta dell'ordine monastico a quei tempi più potente.

<< Lasciatemi almeno congiungere le mani in modo che io possa pregare il mio Dio poiché sono giustiziato ingiustamente e lui lo sa, ma soprattutto qui vi dico, per chi condanna senza giustizia accadranno terribili disgrazie, ne sono convinto >> disse rivolgendosi ai suoi carnefici, poi mentre il suo corpo veniva bruciato dalle fiamme, poco prima di spirare una forza sovraumana gli esplose da dentro e con voce tuonante e straziata dal dolore provocato dalle fiamme urlò la sua condanna:

<< Voi papa Clemente e voi Re Filippo avete condannato degli uomini senza giustizi, io v'invito a comparire davanti al Tribunale Sacro di Dio entro l'anno per dare conto dei vostri atti >>.

Così, con questo ultimo urlo di disperazione, quell' alba con grande dignità Jacques de Molay, Gran Maestro dell'ordine dei Templari e Geoffroy de Charney vennero giustiziati sotto gli occhi di chi li aveva condannati ingiustamente appropriandosi dei loro averi e con la conseguente distruzione di tutto l'ordine stesso.

In seguito tutti i cavalieri in ogni parte del mondo allora conosciuto venivano giustiziati in nome di quell'accusa che li voleva vedere dediti a Satana e complici dei mussulmani nemici della Chiesa.

Ma trentasette giorni più tardi il papa Clemente V morì in strane circostanze, mentre moriva otto mesi dopo il Re Filippo.

La loro morte fu successivamente interpretata fino ai giorni nostri come conferma dell'ingiustizia nei confronti dell'ordine dei Templari dando credibilità alle parole pronunciate in punto di morte dal Gran Maestro.


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