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(Obbligatorio l'ascolto di Sacrifice-Zella Day)

I don't wanna be touched by the fear in your eyes, I don't wanna be left for my demons to find
Tell me you, will hold me in the golden afterlife?
I will find you in a burning sky
Where the ashes rain in your mind
Sacrifice

Era stato un attimo, un momento di distrazione, una disattenzione, che aveva cambiato la loro vita per sempre.

Qualche risata di troppo, una soglia d'attenzione fin troppo bassa ed era successo: era crollato tutto.
Da quel momento il mondo non sarebbe mai più stato lo stesso.

Ed era tutto così un casino, le urla, i pianti, i calcinacci che sbattevano e Genn che faceva quella che, probabilmente, sarebbe stata una delle constatazioni più agghiaccianti della sua vita: ciò che fa più male della morte è quello che prova chi resta.

Perché era opprimente sentire quel dolore, sentirsi logorati, sentirsi morti ma non morire.

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Era un pomeriggio tranquillo lì a Somma Vesuviana, il sole picchiava incessantemente sui tetti delle piccole villette di periferia e la brezza estiva rendeva l'aria piacevole e leggera.
Genn e Alex, due semplici ragazzi innamorati, ma innamorati per davvero, se ne stavano appollaiati sull'amaca di quest'ultimo accarezzandosi pigramente dondolati dal dolce e flebile venticello che annunciava i primi inizi di quella che sarebbe stata una lunghissima e torrida estate.

Era da ormai tre anni che i due ragazzi stavano insieme e, nonostante avessero appena 21 anni, i due sentivano di aver trovato l'amore. 

Ed era stupido, davvero stupido, ma loro si sentivano completi e quello non era stupido...quello era perfetto.

Sentivano di aver ottenuto il sentimento più puro e sincero che si potesse desiderare, sentivano si essere perfetti, completi, non si sentivano più Genn e Alex, ora erano Genn&Alex, una sola cosa, lui e basta.
Sentivano di aver trovato l'amore perché sentivano di sentirsi morti quando non si sentivano l'altro accanto, perché sentivano di sentire troppo ma sentire era perfetto, loro lo erano.

Ed era tutto strano, tutto un casino, eppure non era mai stato più chiaro.

Perché ora quando Genn e Alex erano insieme il mondo si illuminava, si fermava, le persone si immobilizzavano e creavano un varco in strada per lasciarli passare, perché mica bastava così attaccati come stavano lo spazio per tutti quei sentimenti, perché ora le cose che prima erano difficili diventavano semplici.

E perché amare era questo, no, non era qualcosa, era 'questo', questo e basta.

L'amore era tutto ciò che volevi che fosse, l'amore era un materiale malleabile disposto ad adattarsi a qualsiasi contenitore in cui veniva posto, l'amore era sacrificare se stessi per qualcuno e non importava come, in qualsiasi modo, in qualsiasi luogo, in qualsiasi tempo, era sempre amore e...ancora una volta, era perfetto.

Fu con quella consapevolezza che Genn, in vena di romanticherie, propose al suo bel fidanzato di andare in centro a Napoli a fare una passeggiata.

Che a quella allegra scampagnata si sarebbe aggiunta la somma squad ormai era scontato e così si erano ritrovati in sei a camminare sotto braccio mangiando un gelato e ammirando le meravigliose vetrate che decoravano la splendida galleria Umberto.

"Marò Alè puos stu telefn!"

Disse Genn sfilando dalle mani callose e possenti del moro il sottile ed eccessivamente leggero iPhone iniziando a sbirciare le varie chat recenti.

"Che fai, mi tradisci?"

Chiese fintamente sospettoso scrutandolo con gli occhi ridotti a due fessure chiare e luminose.

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