L'attesa

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Mi sentii al settimo cielo. Ebbi l'impressione che mancasse un'infinità di tempo, ma ero consapevole che mancavano poche ore.
Andai a dormire. Verso le 3 mi svegliai molto agitata, così accessi il cellulare e vidi un messaggio da Claire: "Ehilà! Sei sveglia? Pronta per la gran serata?"
Io risposi: "Si, sono sveglia. Prontissima, ma agitata."
"Stai tranquilla, ti divertirai un mondo!"
"Speriamo!"
"Hai intenzione di bere qualcosa?"
Appena lessi questo messaggio, iniziò ad arrivare la mia solita ansia, perché non seppi come comportarmi... Non volevo fare la figura della sfigata, ma avevo paura di esagerare e poi sapevo che mia madre non mi avrebbe più fatto uscire.
Così dopo aver pensato, risposi: "Si, ma non troppo. Tu berrai?"
"Certo! Senza alcool non c'è divertimento! Ahaha"
Io non la pensai come lei, anzi. Senza alcool c'è il vero divertimento, con esso ce n'è poco!
"Si ahaha..."
"Vado a dormire, a domani Cara Elizabeth!"
"Buonanotte Claire!"
Dopo che Claire mi salutò, andai a subito a dormire.
Fu la prima volta che mi addormentai con il sorriso.
Verso le 7 sentii la voce di mia madre "Elizabeth, è ora di andare a scuola."
Mi svegliai volentieri, ma in preda all'ansia.
Quella mattina alla prima ora, ebbi l'interrogazione di latino. Entrò la professoressa in classe e seminò il terrore.
"Mh... Chi devo interrogare sta mattina? Che ne dici di venir tu Elizabeth?"
Arrosii e balbettando chiesi: "Devo venire alla cattedra?"
"Si, porta la versione che c'era per oggi e il libro."
Sentito ciò, eseguii gli ordini.
Iniziai a correggere questa maledetta versione, mi chiese i pronomi possessivi, ma purtroppo non mi ricordai il plurale.
Nella mia mente iniziò ad esserci un gran casino, e questo mi portò ad avere un attacco di panico. Scoppiai a piangere e non riuscii a spiccicare parola. Mi chiese un accusativo (il complemento oggetto in latino) e io non lo seppi dire, ma ne ero consapevole.
La mia prof, brava donna, mi disse "dai stai tranquilla, ti interrogherò un'altra volta."
Mi sentii così in imbarazzo davanti alle mie compagne e alla prof che avrei preferito sotterrarmi.
Finita l'ora, mi sfogai a ginnastica, e infine finì questa giornata dura.
Arrivai a casa e mia madre neanche mi salutò, mi chiese "Elizabeth, com'è andata l'interrogazione di latino?"
"Ehm... Mi è venuto un attacco di panico."
"Mi sa che dobbiamo iniziare ad andare dallo psicologo. Non possiamo andare avanti così."
"Hai ragione..."
Mia madre in preda dallo sconforto neanche mi rispose. Io mangiai, me ne andai in camera e ascoltai musica a tutto volume. Nel frattempo, iniziai a pensare e a ripensare a tutto. Alla figuraccia che feci, alla serata tanto attesa... E anche al ragazzo che vidi sul pullman, non so come mai, ma pensai pure a lui. Mi sentii come se mi mancasse. Fu una sensazione stranissima.
Dopo iniziai a prepararmi per la grande serata.

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