solo, te lo dedico.

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"Non so che scegliere" continuava ad alzare gli occhi al cielo ondeggiando due magliete davanti al petto.
"Ma se metti la gonna?"
"Sembrerei una sventola" rispose a tono.
"Lo sei.." sussurro' la sua amica dandole una pacca annoiata sul sedere.
"Metto il tubino nero?"
"Si, mettilo con...con le.."
"Dr. Martens. Si. Le Dr. Martens, quelle alte, nere."
Gaia annuì. Okay. Avrebbe messo quelle scarpe comunque.

Lara uscì dalla stanza con passo ondeggiante. Era fatta, forse solo un po'. Che novità, pensò Gaia.
Ma le voleva bene, alla sua amica pazza.

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Camminava ancheggiando per il corridoio.
Le piaceva che le guardassero il culo. Le piacevano le attenzioni.
La rendevano sicura.
Teneva il libro di storia sotto braccio, s'era appena fatta interrogare. Non aveva recuperato nulla.
Ma nemmeno le andava.
"Hey bellezza" si voltò, e guardo' dritto in faccia un rosso, con una cicca in bocca, che come fosse un tic, sputava di fianco e le sorrideva in un modo quasi inquietante.
"Che stracazzo vuoi?"
"Voglio sapere perché ancheggi nei corridoi che portano dritti dritti ai corridoi maschili."
"Perché.." ci pensò un minuto. E poi si chiese perché doveva spiegazioni a questo tale. A questo che chissà chi era.
"Perché non ti fai i cazzi tuoi..?"
La guardo' e inizialmente pareva inebetito.
Ma poi le si avvicinò.
Lo ammiro' in tutto il suo aspetto. Eccezionale. Ecco come lo vedeva. Eccezionale.
E lui le soffio sul volto.
"Qui l'unica che si fa i cazzi altrui sei tu.." quell'offesa inaspettata da un chissà chi sconosciuto le fece girare la testa e prudere la mano che subito si schiaffo' con forza sulla sua guancia pallida.
"Non permetterti mai più di dire una cosa del genere"
E se corse via. Sculettando più di quanto non volesse fare.
Ma lui aveva chiare le sue idee quanto le sue intenzioni.
Si chiuse nella sua stanza. Studiava. In realtà leggeva il libro credendo di poter ricordare quelle parole come fossero preghiere.
Il punto era che lei non ne conosceva nemmeno una.
Sentì bussare. Sbuffo'. Alzo' stanca.
"Posso darti una mano."
Sussurro' lui. Era il rosso.
"Sei duro a mollare." Lui ghigno'.
"È il mio modo di scusarmi"
Lei rise. Di gusto. Ma in fondo lui era abbastanza bello da avere il permesso di entrare nella sua stanza.
Ci pensava. Sì più ci pensava, più ricordava una faccia come la sua
Simile a qualcosa che molti ritengono inesistente.
Simile alla perfezione.
Allungò la mano. "Gaia" lui la strinse. "Cameron".

Studiarono, davvero. E il giorno seguente prese un bel voto.
Davvero un bel voto.
Continuò così, tutti i giovedì pomeriggio si vedevano e lui le dava una mano. Le sembrava così stupido dar retta a uno così a caso. Ma il caso, in fondo, è l'unica cosa ad avere al contempo la maggioranza su ogni piatto della sua bilancia. Il caso è negativo e positivo contemporaneamente.
Il caso faceva parte di lei che viveva nella sua calma monotonia incasinata dal ripetersi delle sue azioni così precise agli occhi altrui ma insicure a sé.

"Domani sera c'è una festa." Le accenno' un pomerriggio.
Lei annuì.
"Ah si ho sentito, da Fab, mi ha invitato, Lara ci va. Ma se va lei si va giù...pesante."
"Ma io ti porto solo in alto baby, lo sai" Gaia rise.
"Non fare il cretino Monaghan, ti meno" lui aveva imparato a conoscerla, così fece finta di essersela presa guadagnando un bacio sulla guancia.

Lei si alzò dalla sedia girevole facendo scricchiolare le Dr. Martens che lui le aveva regalato per il suo compleanno due settimane prima. Le amava.
Ma era troppo orgogliosa per ammetterlo.
Aprì la porta facendogli segno di uscire.
Lui si posiziono' di fronte a lei.
"Non mi hai risposto"
"Se sono con te, verrò"
Lui, strinse i denti, reprimendo un sorriso.
E si avvio lungo il corridoio facendo tintinnare le catene dei suoi jeans.
E lei lo richiamò per un'ultima cosa..
"A che ora, dove?"
"Ti vengo a bussare, verso le sette".
Annuì e si chiuse la porta alle spalle.
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Un pugno si scontrava con il legno ruvido della porta.
19:03. Segnava l'orologio comprato in finladia dalla cugina della mamma.
"Hey dimmi che sei pron..." non finì la frase vedendo lo splendore che gli aprì la porta.
Lui non provava sentimenti. Lui li sentiva accarezzarlo come una piuma sfiora l'aria e non l'attraversa. Non ne era sicuro. Non era sicuro di provare qualcosa per lei, ma la voleva. La voleva sua. Per ora sapeva questo e non sapeva quanto e se gli importava perderla o meno una volta che lei lo avesse compreso a pieno.
Ma la vita è un treno che corre e le fermate sono poche. Se scendi potresti fare un errore immenso e rovinare qualcosa. Ma se resti su, potresti perdere la fermata di casa. Quella che ti lascia proprio sul pianerottolo con la faccia fronte alla porta del paradiso.

"Bhe andiamo? " lo interruppe dai suoi pensieri.
"Andiamo.."

Gaia si divertiva da matti. Le erano sempre piaciute le feste. Ballare come una pazza. Bere. Uscire fuori dagli standard per una -studiosa-.

In quel momento un tizio l'aveva presa per i fianchi e si strusciava a lei e lei stessa non riusciva a distinguere se il naso di lui assomigliasse più a un formichiere o a voldemort.

Venne staccata bruscamente da quell'essere, indescrivibile..ma semplicemente perché era troppo poco sobria per ricordarselo, per finire tra le braccia di Cameron.
"Ti stavo cercando"
"Forte" rise lei.
"Saliamo?"
"Prometti di non fare niente di brutto?" Questa domanda lo spiazzo'. Ma lei, lei a che pensava tutto quel tempo quando sembrava incantata dal muro.
Lui non le rispose.
"Andiamo piccola"
Lei rise ancora.

Sdraiati sul letto della camera, chiusa a chiave, degli ospiti al secondo piano nella casa di Fab, Cameron accarezzava l'addome di Gaia, coperto dal sottile tessuto della maglia.
D'un tratto lei gli immobilizzo' la mano chiedendo con voce canzonatoria.
"Per te quanto sono ubriaca?"
"Tanto" ghignó lui.
"Quindi questo non me lo ricordo" gli prese le guance premendo le loro labbra assieme.
"No" spinse le sue labbra di nuovo su di lei .
"E se te lo ricordi, ti ho baciato io. Intesi?"
"Intesi" rispose lei sognante sbottonando la sua camicia.
E finirono lì, abbracciati a sbaciucchiarsi.
"Ma secondo te" attaccò a parlare Gaia "Perché vincono sempre i buoni?" Lui la guardò.
"I buoni? Non capisco di che parli" si arrotolava una sua ciocca fra le dita.
"Nei film. Nei libri. Nelle storie. I buoni, sembrano i più deboli ma poi vincono. Vincono sempre. I buoni che erano quelli senza un piano. Quelli senza i poteri più forti. Quelli in svantaggio vincono sempre..perché..perché.."
"Hey" la fermò lui.
"I buoni vincono solo perché in fondo sono cattivi anche loro"
Lei lo guardò confusa. E si strinse annusandogli il petto.
"Se fossero davvero buoni, non farebbero la guerra. Nemmeno...neanche con in cattivi.." lei strinse gli occhi.
"Non sono d'accordo"
Lui annuì.
"Fa pure, ma ho ragione"
"Non è vero."
"Dammi un solo motivo per il quale i buoni lo sono davvero" Gaia ci pensò. Pensò che doveva pensare di più. E in quell'istante pensò a tutto. Persino al voto di storia da recuperare. Ma non trovò una risposta adeguata.
E poi, quando forse aveva trovato un modo per ribattere, la porta della stanza si aprì.
Probabilmente qualcuno con un doppione delle chiavi.
E di lì ne uscì fuori Angel.
Che li guardava, maligna.
"Stronzo.." sussurrò piano. E Cameron scatto in piedi.
"Non è nulla di male." Ribatte' lui.
"Come no. Sei falso. Cam, falso."
E prima che scoppiasse una litigaga si sentì un botto dal piano inferiore. Scesero tutti e tre di corsa. Lara era inciampata per le scale. Probabilmente si era slogata il polso.
Cam riaccompagno' Gaia a casa. Le bloccò il polso prima di farla scendere. Schiuse le labbra carnose come se volesse sussurrare qualcosa di grave, ma poi la lasciò allungandosi per aprire lo sportello e farla scendere.

Dopo quella sera non lo vide, ne senti' più. E quando i ricordi di quella fiamma, mai veramente accesa, spenta da una secchiata d'acqua in polvere, furono abbastanza opachi da ferirla ogni giorno, Gaia sapeva con certezza che era cambiata. Era cresciuta.
E ora sapeva perché in quel momento aveva pensato a tutto fuorché a una motivazione da dare a Cam.
Lei si godeva il suo momento. Il suo ultimo momento; aveva percepito che lo era.
Lei stava vivendo tutto con chi, aveva sempre voluto le attraversasse il cuore, ma le aveva sfiorato il volto con una piuma.
Ma magari, un giorno, l'avrebbe rivisto.

Magari. Magari un giorno.

Dr. Martens {CAMERON MONAGHAN} One Shot!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora