Parte 1

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Mikasa's p.o.v.

Sono le 17.46 del pomeriggio. In una giornata d'estate come questa il sole è ancora alto nel cielo e non dà segni di volersene andare. Tuttavia non posso trattenermi ancora in giro o potrei essere punita.
'L'etichetta è legge. Chi non la rispetta non può far parte della nostra famiglia e merita di andare a vivere sulla strada con le altre persone normali' dice sempre mia madre. In poche parole è questa la mia vita. Una vita fatta solo di regole da seguire e se non le segui, sei tagliata fuori. Ma ci sono abituata ormai, è sempre stato così. Sempre.

- Devo affrettarmi a rientrare a casa adesso... -

Guardo il mio ragazzo che mi affianca alzare le spalle senza dire nulla.
E quando dico "casa" è per modo di dire visto che si tratta di una villa gigantesca che pochi si possono permettere. Non che la cosa mi piaccia e che io me ne vanti. A dire il vero preferirei una semplice casa con una famiglia allegra, un cane affettuoso e dei vicini simpatici. Una vita normale insomma. Invece abito in una villa isolata nel nulla con un giardino immenso e persino un bosco fitto poco lontano.
Il mio nome è Mikasa, Mikasa Ackerman.
Ho diciassette anni e faccio parte di una famiglia ricca, come ormai avrete già capito. Sono figlia unica e i miei genitori non passano molto tempo con me quindi passo la maggior parte del tempo da sola, ma la cosa non mi dispiace più di tanto.
Loro non sono mai presenti e non mi trattano con amore come la loro figlia, ma come la loro futura erede. Ma nemmeno questo mi crea dispiacere. La verità è che non ho ancora compreso il concetto di "amore" che sento usare dalla gente che mi circonda. Un giorno mi avvicinai ad una coppia e chiesi loro cosa ne pensassero a riguardo. Mi dissero che si tratta di un sentimento che si prova incondizionatamente tra due persone quando l'una sente di aver bisogno dell'altra. Quando vuole proteggerla e stargli intorno a tutti costi. Quando sente di provare qualcosa nei confronti suoi confronti. Quando sente di amarla.
Ricordo che questa risposta mi turbò parecchio a quel tempo, perché per me ciò è solo un futile sogno per bambini. Sono fidanzata sì, ma non ho scelto io il mio ragazzo. Sono stati i miei genitori a stipulare tempo fa un accordo con un'altra famiglia francese e nobile, un matrimonio combinato.

-...perciò ci vediamo domani. -

Non sono riuscita a sentire tutto quello che mi ha detto, solo queste ultime parole.  Mi ero distratta troppo nei miei pensieri, cosa che faccio spesso. In un attimo lo vedo allontanarsi salutandomi con un braccio alzato, sempre in modo molto raffinato.
Si chiama Jean Kirschtein e ha origini francesi come il resto della sua famiglia. I suoi capelli color cenere con un taglio molto particolare risplendono alla luce accecante del sole.
Abbasso lo sguardo verso la mia borsa e estraggo al di fuori di essa il mio cellulare, una delle poche cose "normali" che mi è permesso di tenere.
Osservo esitante il tasto di chiamata dopo aver composto il numero del mio maggiordomo, Dominik.
Sospiro e lo premo.
In pochi attimi una limousine nera mi si accosta davanti.
Un uomo sui settant'anni scende e apre la portiera inferiore del veicolo, incitandomi cortesemente ad entrare.
Mi guardo un'ultima volta intorno prima di salire nell'auto. Volti sorridenti di gruppi giovani amici, coppie fidanzate e famiglie unite composte da genitori e rispettivi figli.
La macchina si allontana velocemente per le strade.
A volte sento di invidiare quella gente, devo ammetterlo, non so esattamente il perché.

- Signorina Ackerman, sua madre mi ha ordinato di dirle che non appena tornata deve recarsi immediatamente da lei. -

Dominik mi scruta attento dallo specchietto.

- Mh? Mia madre? Davvero? Perché Dominik? Oggi non c'è lezione di etichetta... -

Scuote la testa.

- Non so dirle cosa voglia...la sta aspettando in sala. -

- Ok, capito... -

* * *

Mia madre mi porge un blocco di fogli enorme.
Afferro i documenti.
In un altro caso avrei pensato che fossero per l'etichetta, ma noto con sorpresa che, osservando attentamente le pagine, si tratta di un insieme di informazioni personali su diverse persone con la rispettiva foto di ognuna di esse.

- Cosa...? -

Mia madre vede la confusione dipinta sul mio viso e comincia a spiegare.

- Questo è l'elenco delle persone che potranno prendere il posto di Dominik come maggiordomo personale. Lui ormai come sai sta per andare in pensione. Il tuo compito adesso è quello di sceglierne uno. Scegli attentamente. -

È una donna molto bella ed elegante.
I suoi lunghi capelli neri sono legati in una cipolla ben fatta e i suoi occhi sul blu scuro scrutano i miei dal medesimo colore.
Vestiti e trucco sempre impeccabili.
Nulla di nuovo.

- Va bene. -

Una vita strana per una diciassettenne, vero?

Eren's p.o.v.

Ore 20.52.
Fa caldo nonostante il sole sia già tramontato da diverso tempo.
Respiro affannosamente a causa dello sforzo fisico esercitato fino ad adesso.
Mi strofino distrattamente il braccio sulla fronte intrisa di sudore.

- Bella partita, Jaeger -

Rispondo frettolosamente con un cenno del mento.

- Ehi Eren, dobbiamo andare! -

Oh. Questo è il mio migliore amico Armin.
Mi chiama gridando dall'altro lato del campo da calcio.
Ci vado spesso per giocare insieme ai miei amici.
Oggi c'è stato l'ennesimo torneo organizzato tra di noi con l'ennesima vittoria della mia squadra.
Abbiamo appena terminato l'ultima partita ed è l'ora di tornare tutti a casa e farsi una bella doccia fredda finalmente.
Non ho altro nella testa al momento.
Come sempre d'altronde.
Sono un diciottenne come un altro e non c'è niente di molto speciale nella mia vita.
Solo calcio, amici, calcio, film e altra roba comune da ragazzi insomma.
E a me sta bene così.
Non ho bisogno d'altro.
Afferro il mio borsone mentre un clacson in lontanza continua a suonare insistentemente.
Riconosco che è il clacson della macchina di mio padre, Grisha Jaeger.
Mi affretto a raggiungere Armin e salgo in macchina con lui.
Nel frattempo parliamo di piani per il weekend.

- Hai sentito del concerto che ci sarà questa domenica? -

Poco interessante. Mi sono bastati i due dell'ultimo mese.
Ma alla fine perché no?

- Sì, dicono tutti che sarà un bel concerto, ma non sono sicuro di andarci -

- Stavo pensando che potremmo invitare gli altri ed andarci tutti insieme, che ne dici? -

- Se loro sono d'accordo sì. -

Tanto alla fine che sia un concerto, il mare, una partita di calcio è indifferente. È sempre così.
Un po' di divertimento con gli amici e poi si ritorna a quel vuoto incolmabile.
Quel vuoto che non faccio altro che ignorare e cercare di riempirlo con cose completamente futili.
Lo odio quel vuoto. Ma che cosa posso fare?
Lo ignoro e basta, ecco cosa faccio. Sempre.
Eppure lui resta lì.

- Perfetto allora poi ne parliamo con gli altri domani -

Conversazione chiusa.
Banale come vita, no?
Ma non importa.
Carpe Diem. Cogli l'attimo.
Ed è quello che faccio.
Mi godo i momenti migliori della vita e niente di più.
Ma proprio nient'altro.
Ah, dimenticavo.
Mi chiamo Eren Jaeger.

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