Flashback

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Il flashback che apre il penultimo episodio della prima stagione di American Horror Story ci riporta indietro al 1984, l'anno dopo che Constance aveva fatto fuori suo marito e Moira, e offre una nuova incursione nella complessa storia della casa più infestata d'America. Constance si ritrova (forse) sola, piena di debiti e con i figli a cui badare: tra cui il piccolo Tate, che vediamo impegnato a giocare e ad avventurarsi nel famigerato scantinato della Murder House, dove incontra Nora, che lo salva dalle grinfie dell'orrido Thaddeus, e gli insegna amorevolmente a cacciare via i fantasmi, qualora si presentino al suo cospetto per infastidirlo. "Vai via!": questa è la semplice formula che serve ad allontanare presenze non gradite, ed è anche la frase che chiude la sequenza finale di questo undicesimo episodio della serie di Ryan Murphy e Brad Falchuk, incentrata su una nascita molto attesa - quella dei due bambini di Vivien - ma anche su una serie di incantesimi, e del modo in cui possono funzionare o spezzarsi. E come vedremo non si tratta solo di incantesimi strettamente legati al mondo dell'occulto, ma anche quelli più "terreni" che consentono ai rapporti umani di funzionare e andare avanti.
Dopo il flashback di Birth, Tate e Nora si ritrovano ai giorni nostri e lui spiega alla dolce ex-proprietaria della Murder House che non può darle il bambino che le aveva promesso, perchè è innamorato di Violet, e uno dei due bimbi che stanno per nascere è il fratellino della sua ragazza (oltre che suo figlio). Ma Nora è determinata a riempire il vuoto che la ossessiona da quasi un secolo e vuole il bambino a tutti

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