Capitolo 2

13 2 0
                                    

Durante l'attesa, noto un cassiere che lavora lì, quando alza lo sguardo, lo guardo fisso negli occhi, e fa lo stesso, sono verdi, quasi simili ai miei. Delle immagini iniziano a trasparire nella mia mente, non riesco a decifrarle bene. Il battito cardiaco inizia ad accelerare, "perché?" continuo a chiedermi, mentre senza accorgermene lascio cadere tutti gli articoli, e perdo leggermente l'equilibrio. Conosco già questi occhi. I miei pensieri vengono interrotti dalla vibrazione del telefono nella tasca dei jeans, è mia mamma. La richiamerò dopo. Intanto ritorno alla realtà, e noto che tutti mi guardano con aria preoccupata. "Tutto bene?" mi chiede il cassiere.
"Si, certo. Ho solo un forte mal di testa."
"Mh, okay. Hai bisogno di un po' d'acqua?"
"No grazie lo stesso."
Poggio gli articoli sul bancone, e mentre fa il conto, estraggo la carta di credito dalla tasca posteriore dei jeans, pago, prendo le buste ed esco di fretta dal negozio. Continuo a chiedermi cosa sia successo, ma nulla. "Sarà stata una mia impressione" dico tra me e me. Elimino ciò che è successo qualche minuto fa, e mi ricordo di dover chiamare mamma.
"Pronto?"
"Stacie!" urla con la sua solita voce stridula.
Per un attimo scosto il cellulare dall'orecchio, davvero, per quanto amo mia mamma, la sua voce delle volte mi risulta fastidiosa.
"Mamma, dimmi." Rispondo un po' troppo scostante.
"Ei, tesoro, tutto okay?"
"Ovviamente, perché?"
"Nulla, sembri strana. Sicura di star bene?" posso percepire la sua voce preoccupata.
"Certo mamma, sto benone. Ho solo un forte mal di testa. Cosa posso prendere per calmare il dolore?"
"A casa dovrebbe esserci qualcosa, cerca nella scatola dove riponiamo tutti i medicinali. Ci sono degli avanzi di ieri sera, puoi mangiare quelli o cucinarti qualcosa, decidi tu. Ora devo staccare, ci rivediamo tra un paio d'ore."
"Va bene, un bacio." E riattacco.
Sono le 12.45, e sento un leggero brontolio allo stomaco che mi porta a tornare a casa. Ad ogni passo che faccio, sembra che abbia sempre più fame. Finalmente sono a casa, e prima di portare le buste nella mia stanza, cucino qualcosa per far calmare quel brontolio. Guardo nel frigorifero
Non c'è nulla di cui abbia particolarmente voglia, ma la fame è davvero troppa. Quindi prendo qualche fettina di prosciutto, e un pezzo di pane. "Finalmente" dico, godendomi ogni morso. E' stato davvero saporito, e il mio stomaco è stato accontentato. Riprendo le buste per portarle in camera, non voglio ancora "sistemare" i vestiti nell'armadio, voglio prima mostrarli a mamma. Sento il cellulare vibrare, e vedo un messaggio, è Isabel, Isa per comodità. Non la sento più come prima da quando è finito il college, è stata la mia unica amica durante i miei anni scolastici, e ciò mi ha portato ad affezionarmi a lei, anche perché è molto simile a me, non del tutto, ma abbastanza.
"Oddio Stacie, da quanto non ti sento. In realtà sono due giorni, ma per me sono tantissimi. Giuro non ce la faccio più a stare qui, odio questa città e odio i miei genitori. Mi stanno sempre col fiato sul collo, mi trattano come se avessi dieci anni, dimenticandosi che ne ho diciotto. Dio, delle volte vorrei scappare da questo posto. E comunque tu mi manchi, rivederti mi aiuterebbe parecchio! A presto tesoro, ti voglio bene."
Conosco i genitori di Isa, e posso confermare quanto dice. Sono molto esigenti e severi, non le lasciano via libera, ha passato gli anni del college chiusi in casa a studiare, per volere dei genitori. Per quanto possano volere il suo bene, delle volte sono davvero insopportabili.
"Puoi venire con me, in una delle mie avventure, ahahah.", le rispondo scherzando, sapendo che i genitori avrebbero rifiutato immediatamente la proposta appena Isa glielo avrebbe chiesto.
"Non è una proposta da ignorare, chiederò."
"Ei, non prendertela, ma i tuoi non ti permettono neanche di uscire con il naso fuori casa."
"Eieiei, ho chiesto! E INDOVINA? HANNO ACCETTATO, STACIE TI RENDI CONTO?"
"uoo, ma scherzi?"
"NO, LO GIURO!"
"benissimo, domani ce ne andremo."
"domani?"
"sì, domani. Non sei pronta?"
"Lo sono sempre."
"non avevo dubbi. Ti passerò a prendere per le dieci, non aspetterò più di cinque minuti, sappilo."
"tranquilla!"
L'idea di viaggiare, per la prima volta, in compagnia non mi entusiasma. Ma non fa nulla, Isa è sempre stata disponibile nei miei confronti, questo è il minimo che potessi farle.
Finalmente arriva mamma, e sento la sua voce diffondersi in cucina
"tesoro!"
"mamma!" scendo le scale andandole incontro.
"hai mangiato?"
"sì, tu piuttosto, mangia qualcosa."
"certo, non preoccuparti."
"ah, io domani sarò fuori tutta la giornata, probabilmente anche domenica, non preoccuparti."
"dove andrai?" mi chiede, noto la sua tristezza in volto. Non ama l'idea di farmi andare via, soprattutto per più di un giorno, ma cerca di trattenere la sua tristezza. Mi conosce bene, e sa che non riuscirò mai a rimanere a casa. Sono libera quando viaggio, è l'unico modo che ho per avvicinarmi a trovare me stessa.
"non lo so, ma stavolta sarò con Isa."
Sembra tranquillizzarsi, conosce Isa, sa che è una ragazza apposto.
"ah, bene."
"ah, comunque, dopo sali nella mia stanza, devo farti vedere delle cose TROPPO belle che ho comprato."
"con la mia carta di credito, immagino." cerca di nascondere il sorriso per mostrarsi severa.
"uhm..forse."
"dai, andiamo."
Saliamo su, e le mostro tutto.
Fortunatamente le piacciono tutti i capi, non che il suo parere mi avrebbe portata a fare dei cambi, ma avrebbe comunque influito.
Mi porge un bacio sulla guancia e scende, dicendomi di andare a riposare. È stanca, mi dispiace vederla così. Vorrei poter fare qualcosa, ma non ci sono opzioni. Il pensiero viene sovrastato dalla promessa che ho fatto stamattina: sistemare la camera. È l'impresa più difficile che debba fare, ma la farò. Metto qualche canzone di sottofondo, per non far pesare di più la situazione.
Riproduzione casuale, parte "Skinny love", mentre io sistemo la camera.

I tell my love to wreck it all,
Cut out all the ropes and let me fall,
My my my, my my my, my-my my-my...
Right in the moment this order's tall.

non ho mai avuto un amore, o meglio, nulla che possa a cui possa attribuire tale parola. La cosa un po' mi rende malinconica, ma io non ho bisogno di una metà per essere felice, devo trovare la felicità in me stessa, permettendo che esista. Improvvisamente mi ricordo di quegli occhi, e di quelle sensazioni, e di quelle immagini vaghe. E poi trovo il mio quaderno dei disegni, era nascosto tra i miei jeans arrotolati per terra. Dopo aver sistemato, decido di disegnare quegli occhi, l'arte mi ha sempre appassionata, e poter ridisegnare quegli occhi che hanno suscitato così tante emozioni in me, mi rende contenta. Faccio i primi tratti, sforzandomi di ricordare quanto più possibile quegli occhi, sono quasi uguali ai miei, eppure c'è stato qualcosa di strano. Non si tratta di amore a prima vista, figurarsi se un genere di ragazza come me s'innamora. Passa un'oretta quando finisco il disegno. Sono uguali a quelli lì. Tuttavia, chiudo il mio piccolo quaderno, tendone più cura stavolta. Quando guardo la stanza, non è più disordinata come qualche ora fa.
"Menomale" penso. Così, mi distendo sul letto per riposare un po' e in men che non si dica, tutto diventa buio.

You're under my skinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora