Nacque 20 anni prima, in una tiepida sera d'estate. Sua madre descriveva la sua nascita come un sogno, dimenticando ogni volta il dolore e la fatica. La storia della sua nascita era un continuo accenno a dettagli poco rilevanti: per esempio ricordava che prima del parto, a casa sua madre mangiava della frutta in tutta tranquillità e che all' improvviso, come destato da un dormiveglia, il piccolo Matthew decise di voler venire al mondo. Arrivarono appena in tempo all' ospedale; non vedeva l'ora di uscire da quel torpore che probabilmente è il periodo di gestazione per un bambino. Erano le 21 e 45 del 3 di Luglio quando venne al mondo. E il suo primo saluto alla vita non furono lacrime e vagiti, come solitamente accade, ma un sorriso seguito da un semplice e sordo starnuto. Uno starnuto che fece ridere di spessore anche l'austero dottore che, fino a quel momento, non sorrise mai. Era una bella storia la sua nascita, resa ancor migliore dagli occhi lucidi di sua madre, una donna forte più degli eroi epici tanto decantati da Omero. La stimava, ma non si trattava di quel rispetto condito di timore reverenziale verso chi ti ha generato quasi imposto dalla tua coscienza, era qualcosa di più profondo: una stima verso l'imperturbabilità di una donna che non si è mai piegata al volere di nessuno, che affrontava ogni propria paura con vigore; in tempi migliori avrebbe potuto cambiare il mondo una donna così. E forse lo fece, crescendo quel bambino forte e avventato che tutto voleva dalla vita fin dai primi attimi della sua esistenza.
Pervia dell'abbandono di un padre mai conosciuto, Emma dovette perdere molti momenti dei primi anni di vita del figlio, costretto a restare molto tempo con una zia estremamente severa. Non durò più di 6 anni quella convivenza forzata. Non appena Matt entrò in età scolare, Emma prese la decisione di smettere di chiedere aiuto a quella sorella maggiore che sembrava trattare con freddezza e distacco il bambino. Così gli concesse, con le dovute attenzioni di restare a casa da solo. Non si sa se si sia mai accorta che il "resta a casa" venne ampiamente reinterpretato da Matt, che amava l'aria aperta e aveva uno spirito avventuriero impossibile da contenere.
L'arrancare economico di sua madre, però, li costrinse a prendere casa in un quartiere difficile e poco sostenibile. E quell'avventata scelta interpretativa concesse a una delle più grandi abitudini e abilità di Matt di scaturire contale rapidità e potenza che egli stesso, nonostante la tenera età di 7 anni, ne rimase sbigottito. Legato ad uno dei cinque apparati sensoriali il primo talento del bambino fu l'osservazione. Ma non si trattava di un tipo di osservazione superficiale e sbrigativa, no.Lui iniziò a passare ore a guardare, o meglio scrutare, tutto ciò che accadeva intorno. A scuola, nel tragitto verso casa, a cena,giocando al parco; ogni volta che gli si mostrava la possibilità, il bambino si fermava, se era possibile si sedeva e guardava attentamente. Senza perdersi in domande o ragionamenti che l'avrebbero distratto e reso poco vigile, lui osservava: i movimenti di una madre intenta a curare il figlio che si era appena sbucciato un ginocchio; le lacrime di una donna in preda al terrore per aver perso il portafogli; il sorriso di un anziano aiutato da un ragazzo ad attraversare la strada; lo sguardo ambiguo dello stesso vecchio signore al passaggio di una donna avvenente; l'incredulità nelle espressioni della gente quando passava Charlie, il ragazzo che correva per le strade del quartiere credendo di guidare una moto e la libertà degli occhi del ragazzo quando poteva salire in sella alla sua moto da corsa di edizione limitata; le frequenti strette di mano di due uomini all'angolo della strada sotto casa sua, il tremore che scuoteva spesso il corpo di uno dei due uomini; la lite quasi cronica del suo vicino di casa con l'inquilino del piano superiore, le risate di sua madre quando guardava i due vecchietti insultarsi, per poi andare ogni sera a bere un caffè al bar di fronte, la figlia del proprietario del bar, sua coetanea, di una bellezza angelica.Osservava ogni dettaglio e solo la sera ripensava a cosa aveva carpito con gli occhi. Pensieri che spesso rimanevano incompiuti,perché ad un certo punto della sera crollava in un sonno beato e inconsapevole.
Crebbe ancora e in quel quartiere difficile i suoi pensieri incompiuti di bambino presero forma e le sue mille domande iniziarono ad avere risposta. Risposte a volte divertenti, umane e interessanti; altre volte cupe, fastidiose, spaventose, ma pur sempre risposte. Fu all'età di 14 anni che venne fuori un'altra delle sue doti: non era più legata a capacita sensoriali innate, era più frutto di anni di domande e risposte, anni di curiosità e parole, anni di descrizioni e convinzioni, anni di letture e sogni. Divenne capace di entrare nel cuore delle persone con la forza della parola. Non lo programmava,succedeva: ogni volta che diceva la sua opinione su un qualsiasi argomento finiva ad avere un seguito molto numeroso tra i suoi coetanei e non solo. Che si trattasse di andare in una gelateria o in un'altra,di scegliere un film anziché un altro, di andare in pizzeria o al ristorane, di andare a fare a botte con i ragazzi del quartiere vicino o restare sotto casa a ridere e scherzare, tutti lo seguivano.Divenne lentamente un portavoce anche a scuola, un mediatore tra due ragazzi che avevano avuto uno screzio, un tramite tra i professori arrabbiati e i suoi compagni negligenti. Era ben voluto da tutti, i suoi amici amavano ascoltarlo, primo fra tutti Marcus.
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Senza titolo
General FictionScelta, decisione, selezione, volontà. Fin da quando era un bambino, Matt venne perseguitato da quelle parole. Sentenze che portava con sé ogni giorno, incapaci di ledere la sua anima di natura imperturbabile. Sentiva di dover scegliere continuamen...