La Luce Oscura.

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Quella sera si sentiva particolarmente stanca, ma aveva comunque voglia di uscire.
Alice la aspettava. Le aveva detto per telefono che diceva dirle una cosa molto importante, era entusiasta e non stava più nella pelle di sapere cosa avesse di tanto importante da rivelarle.
Erano il giorno e la notte, ma sempre inseparabili, Alice è Jude.
Jude, era così che si chiamava.
In lontananza, si sentivano i rombi dei tuoni, il cielo si stava oscurando e non presagiva nulla di buono. Eppure, i temporali, i lampi e il rumore della pioggia che batteva contro i vetri, la facevano sentire al sicuro, quasi come protetta, come un bambino dorme, cullato tra le braccia della madre.
L'osservare lo scatenarsi del temporale, i lampi che squarciavano in due il cielo, la facevano ritornare ad uno stato primordiale.
Si sentiva se stessa.
Lei per molti era considerata una ragazza piuttosto strana, di poche parole, e dal carattere abbastanza irruente.
Non usava metodi molto ortodossi, eppure aveva un cuore molto grande, per chi la conosceva.
Spesso era venuta alle mani con alcuni suoi compagni di classe, era stata espulsa più volte dalla scuola per atteggiamenti irriverenti nei confronti dei professori, ma era più forte di lei, non obbedire alle regole che considerava ingiuste.
Accanto a questa sua parte così selvatica, ve n'era una più sensibile e quieta, che pochi conoscevano.
Abitava in una villetta non molto lontana dal centro abitato. Le bastavano venti minuti di macchina per arrivare in città e quando c'erano delle belle giornate, preferiva al mezzo a quattro ruote, una lunga e rigenerante passeggiata.
Assaporare il verde e il profumo della natura, non aveva alcun prezzo.
Spesso le capitava anche di cantare, sicura che non la ascoltasse nessuno.
Il telefono squillava. Diede uno sguardo frettoloso al display, comparve il nome "Alice".
Capelli lunghi e Neri, occhi grandi color dell'ambra, Alice era la sua migliore amica. L'unica che riusciva a capirla.
Jude, non amava molto aprirsi con gli altri, limitava qualsiasi tipo di rapporto sociale, a meno che non fosse strettamente necessario.
Dopo che si era trasferita, quella ragazza dai lunghi capelli corvini era stata l'unica amicizia che era riuscita a stringere in quella città.
Era l'ultimo anno del liceo, e dopo gli esami, si sarebbero iscritte insieme all'università.
Vestendosi in tutta fretta, rispose alla chiamata, senza prestare attenzione all'interlocutore al di là del telefono.
"Sono quasi pronta. Per caso sei già arrivata?"
I suoi ritardi cronici non erano un mistero per Alice.
Nessuno però rispose alla sua domanda.
"Alice? Tutto apposto?"
Il rumore della pioggia battente, insieme ad un urlo, le fecero
raggelare il sangue.
Gettò il telefono per terra, prese le chiavi della macchina e uscì velocemente di casa.
Guidò con la pioggia battente verso il luogo dell'incontro, quando ad un tratto sentì un urlo di donna simile a quello che aveva udito in precedenza.
Fermatasi, scese dalla macchina e udì altre urla ripetute, poi un tonfo sordo.
Presa dal panico e dalla rabbia si mise a correre.
Corse, corse così tanto fino a perdere il fiato.
In lontananza vide un corpo che giaceva per terra esanime.
Avvicinatasi, riconobbe una sagoma ed un volto di donna familiare.
I vestiti erano sporchi di terra e sangue, lacerati in alcuni punti.
Aveva lividi su tutto il corpo ed il volto tumefatto.
Inginocchiatasi per terra, cominciò a prendere a pugni il terreno e ad urlare con quanto più visto avesse in corpo.
Non riusciva a credere che davanti a lei giaceva inerme il corpo della sua migliore amica.
Lacrime calde scesero a bagnarle il viso, fondendosi con la fredda pioggia che scendeva copiosa.
Non sentì più nulla, non avvertiva il freddo, nonostante avesse i vestiti fradici.
Si sentiva come svuotata.
Osservò nuovamente il volto di Alice. Aveva una cicatrice che partiva dalla guancia sinistra per arrivare fino a quella destra.
Le stava sorridendo in maniera macabra per l'ultima volta.
Aveva perso tutto in quel momento. Aveva perso l'unica persona che a scuola, le aveva sorriso per la prima volta e che ora, le stava sorridendo per l'ultima.
Stentava a credere che qualcuno avesse potuto compiere un simile gesto.
Chi Aveva il diritto di spegnere il sorriso di una ragazza giovane e bella?
Di sicuro era stato un mostro a farle questo.
No, non si sarebbe rassegnata alla sua assenza, ma prima o poi sapeva che avrebbe dovuto accettarla.
In un attimo, le apparvero davanti agli occhi tutti i momenti passati insieme, le risate, gli abbracci, i pianti, le parole dette e quelle sussurrate tra mille silenzi.
Perché tra loro due non c'era bisogno di parole. Si capivano e basta.
Aprì il foglio bianco che Alice stringeva tra le mani.
"Scusami per tutte quelle volte che non sono stata l'amica che volevi che io fossi. Per tutte quelle volte che ti ho risposto male e non sono riuscita a capire i tuoi silenzi. Volevo dirti che tu sei tutto per me e darei finanche la mia vita pur di proteggerti. Ti amo."
Pianse ancora.
La Luce Oscura che l'aveva portata via, aveva trascinato via con sé anche l'amore che lei provava per Jude.
Ignara, per tutto quel periodo di amicizia che per lei Jude, non fosse solo un'amica, ma la persona che avrebbe voluto per sempre accanto.
La Luce Oscura, gliel'aveva portata via senza avvisare. L'aveva svenduta ad uno sconosciuto che le aveva portato via il sorriso.
L'odiava, l'odiava profondamente. Perché la Luce Oscura non avvisa, arriva quando meno te l'aspetti.
La morte era il più grande mistero e il più grande fantasma che lei temeva. Avrebbe desiderato essere lei la sua preda e non la dolce Alice. Eppure, adesso non poteva opporsi. Poteva semplicemente urlare il suo dolore al cielo, sperando che qualcuno la ascoltasse.

The Writing Star: Team Pluto. La Luce Oscura.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora