Dov'é il mio bambino?

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Pochi secondi. Pochi secondi di immagini luminose che mi scorrono davanti agli occhi alla velocità della luce. Tutte le risate, tutte gli abbracci, tutte le amicizie di questa linea in fumo.
E tutto per colpa sua.
Sono immerso in un viscido buio senza tempo, frammenti di gioco che vorticano attorno a me senza sosta, che ti aspirano via ogni briciolo di energia, eppure non riesco a far altro che a pensare a quei suoi occhi rossi fissi su di me, quella sensazione di agonia che sembrava accompagnarlo in ogni minuto di gioco e che gli succhiava via ogni goccia di determinazione.
Non riesco a far altro che a pensare alle sue ultime parole, che aveva sussurrato in un raro momento di autocontrollo, quando i suoi occhi si erano per un momento liberati di quel bagliore assassino, non riesco a dimenticare quella sensazione di freddo calore che avevo provato una volta toccata la sua anima.
'Ti prego prendila e sistema una volta e per tutte i miei errori.'
E io cosa potevo fare se non resettare nuovamente? Non potevo permettere che il sacrificio del mio piccolo amico andasse vano.
Lui non c'é più. Ma lei sì. E diventa sempre più forte giorno dopo giorno. Ogni minuto é fatale, ogni linea temporale resettata significa forza per lei.
Ma mi sono stancato.
Troppe volte ho dovuto subire queste scene.
Troppe volte ho visto le persone soffrire.
Troppe volte ho perso le persone a cui mi ero affezionato.
Troppe volte ho visto mio fratello MORIRE, senza che potessi fare nulla.
Troppe volte ho dovuto uccidere il mio amico.
Adesso basta.
É il momento di intervenire, almeno in questa linea temporale.
É il momento di liberarsi di quel piccolo demone.
Una volta e per tutte.

Pochi secondi. Pochi secondi di nulla assoluto. Poi quei secondi finiscono.
E mi ritrovo nella stessa casa, nella stessa città.
Apro gli occhi. É appena l'alba.
Nella casa regna il silenzio assoluto.
Un silenzio così profondo che quasi annulla il profondo russare di mio fratello nella stanza affianco.
Questa volta so cosa fare. Mio fratello dovrà aspettare.
Esco lentamente dalla mia stanza e scendo le scale senza fare troppo rumore.
Prima di aprire la porta, mi volto.
Di fianco a me lo stesso specchio impolverito.
Su quello specchio si riflette uno scheletro dall'aria stanca.
'Sono davvero io? Insomma, dov'é finito il Sans di una volta?'
Beh sicuramente si sarà perso in uno dei suoi viaggi tra linee temporali.
Esco.
L'aria é pungente. Percepisco il freddo intenso anche attraverso la felpa che tengo sempre addosso.
In strada non c'é un'anima viva. Nevica violentemente.
Le luci che illuminano il villaggio, che solitamente avvolgono le case in un'atmosfera di festa, funzionano ad intermittenza. É piuttosto inquietante.
Il freddo aumenta.
Osservo le orme che lascio sulla neve, mentre continuo a cercare con lo sguardo qualcosa che mi sia familiare, che mi sappia dire 'va tutto bene'.
Ma non va tutto bene.
Rifletto. Effettivamente qualcuno ci sta.
Grillby, il buon vecchio Grillby.
Lui sì che sará in grado di farmi stare bene, soprattutto grazie alle sue bottiglie di ketchup.
Entro nel locale. Musica zero. Nessuno nemmeno qui dentro. L'unica presenza é la 'testa calda' di Grillby dietro al bancone. Mi guarda per un attimo, da dietro alle sue lenti spesse, poi torna a lustrare i bicchieri. Mi avvicino al bancone, sedendomi rumorosamente.
'Buongiorno Sans, mattinata strana oggi eh?'
Annuisco e faccio un cenno con la mano.
'Come mai così mattiniero oggi?'
'Diciamo che ho alcuni affari da sbrigare.'
'Quando capirai che così facendo continuerai a star male..'
Lo guardo con la coda dell'occhio. Ha ragione eccome, ma non voglio dargli questa soddisfazione. Seguono alcuni minuti di silenzio, dopodiché Grillby esordisce nuovamente.
'Prendi il solito?'
'In realtà non prendo niente. Come avrai capito, vado di fretta.'
Grillby si ferma per guardarmi, quasi come per chiedermi spiegazioni.
'Volevo solo parlare col mio amico di questa strana mattinata.' Sorrido.
Sorride anche lui, ma il suo é un sorriso amaro, pieno di sottintesi.
'Qualcosa é cambiato, Sans. Qualcosa di grosso.'
'E non tornerà come prima.'
Grillby scuote la testa. Lo saluto scherzosamente prima di uscire dal locale.
Qualcosa é cambiato.
E forse so dove controllare.

In mezzo alla foresta, c'é una porta. Una porta che può sembrare una come tante altre. Anzi, nemmeno. É grande, invasa da rampicanti, gemme violacee sono incastonate tutt'intorno, eppure per me, la prima volta che l'avevo vista, quella era soltanto una porta. Era chi avevo conosciuto dietro quella porta che l'aveva resa speciale.
Ma questa volta non busserò. Se busserò, mi innamorerò di lei. E se mi innamoro di lei, soffrirò quando la vedrò morire.
Non devo affezionarmi.
Non devo bussare.
Se voglio cambiare la storia, devo andare oltre.
Mi teletrasporto all'interno delle rovine.
Nel punto in cui é caduto lui, il mio piccolo amico, il mio 'bambino'. Lo stesso bambino che mi aveva offerto la sua anima per mettere fine a questo incubo una volta per tutte. E lo farò per lui. Con lui.
'Chissà se sarà ancora lì. Forse non se ne é andato per sempre.'
Eccolo. Il letto di fiori dorati.
Tremante di emozione, mi sporgo dal muro per dare un'occhiata.
E quello che vedo mi lascia senza parole.
Sul letto dorato, c'é un umano. Un umano che assomiglia terribilmente al mio Frisk. Ma sono sicuro che non sia lui.
Do' un'altra occhiata. Indossa lo stesso maglione a strisce blu e viola che tanto mi era familiare, lo stesso pantaloncino, gli stessi stivali.
Però c'é qualcosa in quell'umano che mi dà una sensazione di 'cresciuto'.
Me ne posso accorgere dal petto. Si vede un rigonfiamento in alto. Deve essere una ragazza. Una ragazza grandicella direi. Sicuramente più grande del mio Frisk.
Ha lineamenti delicati che non hanno nulla a che fare con quelli goffi e adorabili del mio amico.
Ad occhio, l'altezza più o meno é la stessa, ma il suo viso trasuda una maturità ed una determinazione che non avevo mai visto prima.
Ma la cosa che mi stupisce di più é..
Che sta piangendo.
Ed é un pianto struggente, che ti fa vibrare l'anima.
In qualche modo, anche io vorrei piangere così.
É quel pianto pieno di dolore trattenuto da troppo tempo.
É il pianto di chi resta in piedi, ma dentro é già morto mille volte.
Eppure, tra la compassione che sto provando per quella ragazza, il senso di pena misto a comprensione, un altro sentimento più 'cattivo' inizia a farsi spazio.
Un sentimento misto a rabbia, scondorto, delusione per non aver trovato il mio amico ed una sorta di odio per quella ragazza, che lo aveva rimpiazzato.
E tra il pianto dell'umano e la mia lotta interiore io mi chiedo:
'Dov'é il mio bambino?'

Sans x Frisk [CLOSER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora